Conclave: film tipicamente americano, ottimo storytelling, ma niente di più

Dopo averne sentito parlare anche troppo diffusamente, alla fine ho visto pure io il pluriosannato film “Conclave”.
Senza dubbio, gli americani sanno fare bene lo storytelling, perché il film scorre che è una bellezza, nonostante le due ore intere sul filo del rasoio, con colpi di scena che rinverdiscono l’interesse e la voglia di vedere come va a finire: quindi dal punto di vista narrativo-cinematografico, nulla da eccepire, un prodotto che giunge al suo obiettivo, quello di farsi vedere ed anche apprezzare per la tecnica e la sceneggiatura.

Quanto invece al contenuto e all’analisi di ciò che si rappresenta, il film è alquanto zoppicante, come ogni “americanata”. Errori marchiani per quanto riguarda il Diritto Canonico (un esempio su tutti, per evitare troppe anticipazioni a beneficio di chi vuole vederlo: un cardinale “in pectore” che non è stato pubblicato dal Papa ormai defunto viene annoverato – cosa impossibile per il Codice – nel collegio cardinalizio alla vigilia del conclave); forzature eccessive in momenti “topici”, con comportamenti che sono al di fuori di ogni norma ecclesiastica; la polarizzazione “politica” impressa alle varie anime del conclave, quasi che si stesse in un parlamento, con una semplificazione eccessiva della dinamica conservatori-progressisti (questi ultimi addirittura nel film si autodefiniscono “liberali”, categoria filosofico-politica assolutamente estranea al mondo curiale); colpi di scena di stampo poliziesco, che maturano dopo impossibili collegamenti con l’esterno dei porporati chiusi in conclave.
Poi, per carità, ci sono anche scene che fanno riflettere, che delineano alcune immagini della Chiesa e del suo ruolo nel mondo e tra i cattolici che sono proprie del magistero e del cammino pastorale degli ultimi decenni, che chiariscono che il ruolo pontificale non è un compito di un singolo, a beneficio di ambizioni o di indirizzi politici, che mettono il luce quanto sia umana la Chiesa (un carattere fondamentale, che si deve sempre ricordare quando si apre la bocca in materia): sprazzi positivi che non ribaltano il mio giudizio del film come una vera e propria “americanata”.
Ma se il film può aiutare a comprendere meglio che quando noi cattolici parliamo di “elezione per ispirazione dello Spirito Santo” intendiamo che proprio dal confronto tra i cardinali, tra le idee, tra le visioni di Chiesa nasce l’ispirazione (e non è un angelo dal cielo che viene ad indicare il nome da votare, come alcuni, troppi, pensano quando si parla di “ispirazione”), allora ben venga! A chi mi sta già chiedendo in questi giorni un parere su come vada a finire il conclave quello vero, ripeto quello che ho detto nel 2005 e nel 2013: “Ci penserà lo Spirito Santo e comunque sia, chiunque sarà stato eletto sarà il mio Papa, perché un cattolico può anche discutere le posizioni e le idee, ma poi ha nel Papa la sua guida e il suo punto di riferimento”.

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