La cultura non divide ma unisce: riflessioni agostane (con un anno di ritardo)

Dopo un anno, Facebook mi ripropone una riflessione che ho elaborato durante l’organizzazione degli eventi culturali alla Casa delle Monache “Sant’Anna”, nel corso del mio mandato di presidente del Gruppo di Studio per la Promozione della Cultura del Comune di Miglianico. La riflessione è ancora e sempre attuale e la ripropongo con piacere anche qui.

 

LA CULTURA – che è innanzitutto conoscenza – NON DIVIDE MA UNISCE.
I Greci che si ritenevano depositari di una civiltà superiore e si arrogavano il diritto di dividere il mondo in Elleni e barbari non hanno mai costruito un popolo né uno Stato capace di garantire a tutti i risultati dei grandi progressi che i loro sapienti avevano realizzato.
I Romani, invece, procedevano per assimilazione: imponevano il latino ma amalgamavano nella loro civiltà il meglio dei popoli sottomessi, i quali si sentivano parte di una storia più grande di loro ma che anche loro contribuivano a scrivere; per questo l’imperium Romanorum è durato oltre mille anni ed ha garantito diritti, cultura, civiltà a tutto l’immenso territorio che hanno via via conquistato.
Quando si parla di cultura non si può pretendere di avere un diritto divino di parola, che esclude – more Graecorum – il “barbaro”, solo perché “diverso”, “avversario”, “indegno”, ma si ha il dovere umano, umanissimo, tuttavia in sé divino, di contribuire ad arricchire le conoscenze attraverso una ricerca comune, un confronto stimolante, anche duro, nel rispetto di una convivenza civile che ci unisce quali uomini.
Ovviamente questo discorso non si riferisce alla scienza, che in quanto non soggetta ad opinioni perché si nutre di evidenze inconfutabili, è di per sé capace di imporsi quale realtà incontrovertibile.
Qui aures audiendi audiat!

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