Un avvicendamento al quale non siamo abituati

(scritto per www.vivamiglianico.it)

In quasi un secolo Miglianico ha avuto solo due parrocidon Francescopaolo Antonelli, che resse la parrocchia dal 1908 al 1953, e don Vincenzo Pizzica dal 1953 al 2005. Una grazia per molti aspetti, perché entrambi, grazie al lungo mandato ricoperto in parrocchia, hanno potuto incidere molto significativamente sulla vita della comunità, non solo religiosa ma anche civile.

Quando l’11 settembre 2005 abbiamo accolto don Amerigo Carugno, il nuovo parroco, oltre a doverci abituare ad una nuova presenza dopo 55 anni (don Vincenzo infatti fin dal 1950 era a Miglianico come viceparroco), tutti davamo per scontata la sua presenza per diversi decenni, in considerazione sia della giovane età del neoparroco sia delle parole dell’arcivescovo, che ci rivelavano la particolare predilezione che aveva avuto nel designare il titolare di San Michele Arcangelo.

Purtroppo, le previsioni di quel giorno sono andate deluse.

Come ormai tutti sanno, perché è stato reso noto formalmente anche dalla Curia Arcivescovile, don Amerigo dal prossimo 1 settembre sarà parroco della SS.Trinità a Chieti, una delle chiese più importanti del capoluogo, che è rimasta priva della sua guida, don Camillo Cibotti, elevato alla dignità episcopale e nominato vescovo di Isernia-Venafro.

Da “addetto ai lavori” avevo avuto delle anticipazioni di questo provvedimento ma davvero non credevo che potesse essere davvero reso esecutivo, tant’è che mi sono ben guardato da mettere in circolo la voce, che avrebbe certamente provocato turbamento e tristezza in tutto il paese. E invece…

Il fatto è che, forse come nessun miglianichese si aspettava, tutti ci siamo tanto affezionatial nostro parroco, che ha avuto il difficile compito di tenere le redini della parrocchia dopo gli oltre cinquant’anni di don Vincenzo, persona amata e venerata, la cui memoria mai sarà disgiunta da quella di Miglianico. Lui, don Vincenzo, ci conosceva e, come ho scritto l’anno scorso in occasione del ricordo della sua nascita al cielo, si era premurato con me e con molti altri di essere aperti, disponibili e collaborativi con il suo successore. Così è stato e don Amerigo da subito è stato per noi un punto di riferimento solido come lo era stato don Vincenzo.

Ricordo benissimo la prima sera in cui lo invitammo a cena noi giovani (allora) di Azione Cattolica: una cenetta di una ventina di persone, arrosticini e vino, e quattro risate davanti alla tv con due esilaranti film di Lino Banfi. Fu subito simpatia e reciproca stima, che rafforzava quel primo contatto che avevamo avuto con lui nell’agosto precedente, quando lo andammo a trovare a San Vito Marina per una giornata di spiritualità del gruppo dei Giovani-Adulti.

Nei nove anni di cura pastorale di Miglianico, don Amerigo è stato fecondo tanto quanto i suoi predecessori: come dico spesso nelle conversazioni con amici, ha “rimesso un po’ d’ordine” a molte cose che noi miglianichesi facevamo per abitudine e tradizione, poi ha rimotivato alcune scelte già fatte in passato, ha creato tante realtà nuove, ha introdotto piccole ricorrenze alle quali ora non sapremmo fare a meno.

Posso provare a fare un elenco alla rinfusa, e per questo a rischio di incompletezza: ha ristrutturato e rilanciato i gruppi di preghiera, dando loro un cammino e un nuovo slancio, tant’è che si sono moltiplicati nel numero e nei partecipanti; ha dato impulso alla creazione della Confraternita di San Pantaleone, che oggi è un riferimento importante all’interno della parrocchia, non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche storico e culturale; ha avviatoesperienze di meditazione e studio della Parola di Dio (i gruppi “Charis” e “Dabar”); ha introdotto (o reintrodotto in alcuni casi) bellissime tradizioni come il concorso dei presepi per i bambini, la benedizione dei bambinelli a Natale e delle uova a Pasqua, l’agape fraterna al termine della Veglia Pasquale, la celebrazione solenne della dedicazione della chiesa di San Rocco il 2 luglio (a proposito: quest’anno saranno 10 anni!), la messa di inizio anno sociale il giorno di San Michele Arcangelo, che è titolare della parrocchia, la festa di San Gabriele dell’Addolorata (con l’appendice, proposta dall’Azione Cattolica e da lui approvata, della preghiera per gli studenti che affronteranno gli esami); ha introdotto il percorso settennale del catechismo, la messa per i bambini del sabato sera; ha curato la formazione dei ministranti (o chierichetti che dir si voglia) che oggi sono capaci di servire alla perfezione una messa solenne; ha dato impulso ai ministeri istituiti (io che sono lettore, Guglielmo Adezio che sta per diventare accolito, i ministri straordinari dell’eucarestia raddoppiati di numero); ha creato il sito internet parrocchiale; ha istituito e redatto il bollettino “Tralci”, che arriva in ogni casa della parrocchia; ha riorganizzato la Caritas parrocchiale, ha valorizzato il coro polifonico…

Insomma, la parrocchia non è certamente più quella del 2005, è cresciuta e non di poco e molto dobbiamo a don Amerigo che ha permesso a tutti di dare il proprio contributo ed ha saputo anche guidare con mano ferma e sapiente tutti coloro che si sono messi a disposizione per il bene comune.

Il distacco non sarà di certo semplice, ne avremo già una prova il prossimo 15 luglioquando don Amerigo festeggerà con una messa solenne i suoi 25 anni di sacerdozio, a cui tiene tanto, e tutti gli staremo vicini: la profonda gratitudine di tutta la comunità parrocchiale lo accompagnerà per sempre e sarà sempre, come lo sono stati e lo sono don Francescopaolo Antonelli e don Vincenzo Pizzica che ci guardano da lassù, “il nostro parroco”.

Tuttavia, occorre fin da ora mettere in pratica la raccomandazione accorata di don Vincenzo nel 2005: “E mi raccomando: date una mano al nuovo parroco”, che furono le ultime parole che lui mi rivolse.

Il nuovo parroco ce lo abbiamo già, sarà don Gilberto Ruzzi, 42 anni, di Chieti, finora parroco di Roccamorice ed Abbateggio. Un po’ lo conosco già, perché è stato tra i formatori dei ministeri istituiti quando nel 2007 fui consacrato lettore, e ne ho un ottimo ricordo. Toccherà a lui prendere in mano l’eredità che è stata di don Francescopaolo, di don Vincenzo e di don Amerigo e toccherà soprattutto a noi dare a lui tutta la nostra disponibilità, tutta la nostra apertura e tutta la nostra simpatia per iniziare un nuovo percorso. Questo non significherà certo dimenticare don Amerigo, ma rispondere all’impegno di ciascun battezzato e fedele cristiano che serve la Chiesa, non le persone.

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