Equo compenso: ancora una settimana d’attesa?

Mi sono fermato. Ho scelto di fermarmi per rallentare un po’ l’incremento dell’attesa. Ho deciso di prendermi una pausa per capire un po’ che sta succedendo, tra l’equo compenso che è fermo ancora al Senato e le “baruffe chiozzotte” che sono capitate la scorsa settimana nella riunione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti sul tema dei nuovi consigli di disciplina e sulla formazione permanente.

Non c’ho capito granché, tra campane discordanti e versioni lette e rilette su internet (oltre alle sempre illuminanti riflessioni di Stefano Tesi qui e qui che in qualche modo diradano le nebbie), quindi mi sono astenuto dall’aggiungere carne al fuoco delle polemiche.

Ora però è arrivato un fatto che in molti vorremmo fosse “nuovo”: dal solito aggiornamento di stato su Facebook, Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, rilancia una battuta dell’on. Enzo Carra, relatore dell’equo compenso alla Camera e strenuo sostenitore in Parlamento del disegno di legge che così ci sta a cuore.

Questa la stringata comunicazione di Carra:

 

Avviso ai naviganti e specialmente ai precari: la prossima settimana l’equo compenso dovrebbe farcela al Senato

 

Insomma, ci sarebbe l’accordo, dopo settimane e settimane di trattative e di silenzi. Non me la sento di essere entusiasta, già troppe delusioni pesano sulle spalle di freelance, collaboratori e precari, ma sarebbe bene incrociare tutto l’incrociabile, tutte le dita a disposizione perché questa notizia sia vera.

Quel che mi fa specie è che una notizia del genere abbia scatenato la corsa alla “primogenitura”: tutti ora cercano di intestarsi il merito di una battaglia che in un anno, da Firenze in poi, ha coinvolto sempre maggiori fette del mondo giornalistico, specie quello precario, di solito frammentato e senza rappresentatività, poi politico poi della società civile. Una lunga traversata che era partita con i “fantasmi” (i precari del giornalismo) sbandierati davanti a Montecitorio che sono diventati piano piano massa (critica?). Ho vissuto i giorni dell’Odeon e ho sentito le perplessità di molti, specie nel sindacato unitario Fnsi, sulla strada che si andava intraprendendo. So dunque che l’Ordine dei Giornalisti, il presidente Enzo Iacopino, l’amico e collega Fabrizio Morviducci, gli amici e colleghi dei coordinamenti dei precari regionali (in ordine sparso Ciro Pellegrino, Nicola Chiarini, Martina Zambon, Antonella Cardone, Valeria Calicchio, Valeria Tancredi), Maurizio Bekar della Commissione nazionale Lavoro Autonomo della Fnsi e tanti altri che mi scuso ora di non citare: sono loro ad aver lottato sin dall’inizio, con il supporto dell’on. Enzo Carra, in primo luogo, per la Carta di Firenze e l’equo compenso. Dopo – anche se non meno importanti – sono venuti tutti coloro che hanno permesso al tema di imporsi nel dibattito nazionale: ce ne siamo accorti con le 2700 firme raccolte in pochi giorni a sostegno dell’equo compenso, con nomi anche illustri che hanno voluto sottoscrivere l’appello.

Ecco, spero che la settimana prossima sia la settimana in cui potremo festeggiare l’approvazione del ddl. Altro non posso né voglio dire.

2 commenti

  • Caro Antonello,
    con fin troppa gentilezza e immeritata stima mi attribuisci meriti che non ho, salvo (ahimè) la “primogenitura”, visto che se ne parla, sulla buona fede di tanti tromboni e trombati istituzionali.
    Quanto alle nebbie che diraderei, temo che non siano nebbie e non aleggino affatto, ma che siano…deiezioni nelle quali stiamo affogando.
    Sull’equo compenso, infine, che dire? forse è meglio continuare a tacere.
    A presto, S.

  • Francesco Blasi

    Al di là del mio punto di vista molto critico sull’operazione equo compenso voglio qui esprimerti, Antonello, la mia gratitudine per i puntuali aggiornamenti che porgi a cadenza continua.
    Se in fondo a questo tunnel dovesse profilarsi la luce, sarà aperta la strada per ulteriori e più ambiziose battaglie che senza questa non avrebbero modo di essere iniziate.
    Perché, e la constatazione è fin troppo ovvia, chi scrive i giornali ogni giorno non può essere remunerato un decimo e in qualche caso anche meno rispetto ai colleghi che lavorano al desk. E per giunta con garanzie infinitamente inferiori.
    Una scalata ripida, insomma, che sarebbe triste vedere affondata nel fango già al campo base!

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