L’equo compenso? Da rinviare in attesa della legge sull’editoria. L’incredibile dichiarazione del sottosegretario in Commissione Lavoro

Ho voluto aspettare la pubblicazione del resoconto sommario (purtroppo per lo stenografico occorrerà attendere una settimana) della seduta della Commissione Lavoro del Senato, dove giace da troppo tempo ormai il disegno di legge sull’equo compenso giornalistico in sede deliberante, per rendermi conto della portata delle notizie che già circolavano nell’ambiente: l’esame del documento è ripreso, ma dopo un breve dibattito è stato sospeso su richiesta del rappresentante del Governo, il sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Cecilia Guerra.

Ma non era stato il Governo stesso ad aver assicurato il parere favorevole sul disegno di legge alla Commissione? Perché questa sospensione?

Leggere il resoconto sommario è illuminante:

 

IN SEDE DELIBERANTE

(3233) Deputato MOFFA ed altri. Norme per promuovere l’equità retributiva nel lavoro giornalistico, approvato dalla Camera dei deputati

(2429) LANNUTTI ed altri. Norme per promuovere l’equità retributiva e la regolarizzazione contrattuale nel lavoro giornalistico

(Seguito della discussione congiunta e rinvio)

 

Prosegue la discussione congiunta, sospesa il 17 aprile scorso.

 

Il sottosegretario GUERRA rileva l’esistenza di una sovrapposizione di materia dei disegni di legge in discussione con le disposizioni del disegno di legge n 3305, in materia di contributi all’editoria, attualmente all’esame della Commissione Affari costituzionali del Senato, congiuntamente all’Atto Senato n. 3251, di analogo contenuto, e quelle del disegno di legge sul mercato del lavoro, già approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera dei deputati; sottopone peranto alla Commissione l’opportunità di attendere la conclusione dell’iter di tali provvedimenti.

 

Il presidente GIULIANO (PdL), relatore, concorda sull’opportunità di rinviare il seguito della discussione dei disegni di legge, in modo da disporre di un quadro organico di riferimento normativo.

 

Anche il senatore CASTRO (PdL) si dice persuaso della fondatezza di tali considerazioni, al fine di scongiurare il rischio di legiferare in modo distonico.

 

Di analogo avviso è la senatrice BLAZINA (PD), che, pur consapevole della grande attesa che circonda il tema dell’equità retributiva, concorda sulla necessità di evitare sovrapposizioni legislative.

 

Conviene la senatrice Cristina DE LUCA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI), sottolineando tuttavia l’esigenza di non differire oltre misura il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge in titolo, che attengono a profili delicati sui quali è necessario fare chiarezza.

 

Si associa la senatrice CARLINO (IdV).

 

Il seguito della discussione congiunta è quindi rinviato.

 

 

La seduta termina alle ore 15,30.

 

La legge sull’equo compenso dunque, casualmente, viene legata a quella sui contributi all’editoria e addirittura al “Collegato Lavoro”, tutti e due ancora in corso di discussione.

Non è particolarmente strano, per non dire allarmante? Non è il segno, palese, dell’intervento della lobby degli editori, che ha a cuore (giustamente) la proroga dei contributi all’editoria, ma senza (almeno per quest’anno) la mannaia dell’equo compenso che quei contributi bloccherebbe in caso di mancato adempimento sulle norme che attendiamo da tanto tempo?

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, come ricorda sempre il senatore a vita Giulio Andreotti.

Faccio forse troppa dietrologia?

Infine, quando riprenderà la discussione del disegno di legge? Nel resoconto sommario si parla genericamente di rinvio a dopo l’approvazione dei disegni di legge “collegati” (secondo il parere del Governo). Quindi nessuna data certa, nessun impegno. E se le due leggi si protrarranno ancora per mesi in Parlamento e saranno approvate sul limitare della fine della Legislatura? Non è questa una campana a morto per la legge sull’equo compenso?

Mi sa tanto che il preveggente e saggio collega Stefano Tesi aveva proprio ragione. Purtroppo lo temevo.

 

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