Spunta l’equo compenso nell’ordine del giorno dell’XI Commissione del Senato per domani e la mobilitazione cresce

Un segnale, piccolo e timido, c’è: nell’ordine del giorno della seduta di domani dell’XI Commissione permanente del Senato, c’è spazio anche per la prosecuzione della discussione in sede deliberante del disegno di legge sull’equo compenso, già approvato a spron battuto e all’unanimità alla Camera.

Un buon segno? Dipende. Non è detto che la discussione approdi subito al voto (che sarebbe definitivo, vista la sede deliberante, che esclude il passaggio in aula del provvedimento).

Intanto, prosegue senza soste la mobilitazione nazionale in favore di una rapida approvazione del disegno di legge sull’equo compenso: sabato scorso a Lecce, presente il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, si è avviata una raccolta di firme da inviare al Governo e lo stesso Iacopino ha invitato, tramite il suo profilo Facebook, tutti i giornalisti ad inviare sul sito di Palazzo Chigi una richiesta ben precisa:

 

La legge sull’equo compenso è ferma in Senato per responsabilità attribuita al Governo. Punta a garantire il diritto dei cittadini ad una informazione libera e ad impedire che migliaia di giornalisti vengano sfruttati come schiavi. Quale potere forte sta condizionando questa scelta del Governo?

 

Una petizione al Governo e al presidente del Senato, Renato Schifani, che già si è espresso a favore della legge sull’equo compenso, è presente anche sul sito www.petizionionline, dove si può firmare anche via web:

 

On. Sen. Presidente Mario Monti
pc. On. Sen. Presidente Renato Schifani

dopo l’approvazione alla Camera da circa due mesi è bloccato presso la Commissione Lavoro del Senato il disegno di legge 3233 recante norme per promuovere l’equità retributiva nel lavoro giornalistico.

L’informazione è un diritto primario dei cittadini, garantito dall’articolo 21 della Costituzione. I giornalisti devono assicurarlo per fornire alla società i necessari elementi di conoscenza per una crescita democratica e sociale. Per farlo devono essere liberi da qualsiasi condizionamento, rispondendo solo alla loro coscienza e alle leggi dello Stato. Questa libertà oggi non c’è perché, usando le non contestate difficoltà del settore, la gran parte degli editori sfrutta i giornalisti retribuendoli con compensi da fame che si trasformano di fatto in un ricatto permanente. Pochi euro per articolo non garantiscono né la qualità dell’informazione né la necessaria libertà dei giornalisti.

Un governo che vuole creare nel Paese le condizioni per una nuova moralità non può guardare dall’altra parte o, peggio, ostacolare il percorso della legge sull’equo compenso, già approvata dalla Camera dei Deputati con voto unanime e ora ferma al Senato. Il governo non può rendersi complice di questa nuova schiavitù, mentre distribuisce milioni di euro di provvidenze ad editori che sfruttano i sogni di migliaia di giovani di tante età e rubano il diritto dei cittadini alla verità.

Con questa raccolta firme le chiediamo uno sforzo affinché la Commissione Lavoro proceda in tempi rapidi all’approvazione della Legge che crediamo sia una risposta morale alla schiavitù del precariato selvaggio.

 

Attendiamo adesso lumi e notizie dalla riunione della Commissione Lavoro di domani: incrociamo le dita, pare che solo questo ci sia rimasto!

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