La riforma dell’Ordine dei Giornalisti non subirà rinvii: la dead line il 13 agosto

Un punto fermo è stato finalmente posto: non ci sarà alcun rinvio per l’entrata in vigore delle norme contenute nel cosiddetto “Decreto di Ferragosto” che ha riformato gli Ordini professionali. Quindi, come già detto più volte, il 13 agosto sarà la “dead line” per il passaggio dal vecchio al nuovo modello di Ordine dei Giornalisti, con tutte le conseguenze del caso, che cerco di descrivere da qualche mese.

Lo ha confermato il ministro della Giustizia, Paola Severino, intervenendo nei giorni scorsi al Festival Internazionale del Giornalismo, che ha anche annunciato che nel prossimo mese di maggio riprenderanno (e speriamo si concluderanno) gli incontri con il vertice dell’Ordine dei Giornalisti per discutere dello schema di riforma proposto dal Consiglio nazionale di fine gennaio: un’approvazione che è necessaria per rendere definitive anche le norme transitorie elaborate dall’Ordine e capire come regolarsi per le situazioni intermedie che si verranno a creare.

La notizia certo è positiva: in un Paese come il nostro in cui non c’è nulla di più definitivo del provvisorio, avere la certezza di una data non è poco. Questo vuol dire, ça va sans dire, che tra poco sapremo precisamente quali gruppi di colleghi o aspiranti tali dovranno modificare i progetti già avviati: non credo infatti che si potranno “salvare” tutte le situazioni in transizione, ma è un pensiero del tutto personale. Come sempre, seguirò con attenzione le varie fasi del confronto, anche per rispondere alle numerose richieste di chiarimento che mi giungono da diversi colleghi.

Rimane il fatto, positivo, che la riforma metterà dei punti fermi lì dove la discrezionalità imperava e lì dove qualcosa mancava (come ad esempio l’obbligo di formazione permanente): attendiamo ora la concretizzazione e l’applicazione delle norme.

Off topic, ma neppure tanto, visto che si parla sempre di Festival Internazionale del Giornalismo, che si chiude oggi a Perugia, volevo segnalare le “riflessioni semifredde” del collega Stefano Tesi, protagonista del dibattito del 25 aprile sul precariato: come sempre, osservazioni acute e condivisibili, foriere di molte riflessioni.

20 commenti

  • GiusyB

    Ho letto con molta attenzione il post di Stefano Tesi ed ho anche guardato i video della giornata con i precari al festival di Perugia. Entrambi i dibattiti e le argomentazioni mettono in luce problemi sostanziali quali la mancanza di una rappresentatività dei precari nei Cdr, il loro scarso “potere contrattuale”, la frammentazione di una “categoria” che, se si coordinasse meglio al livello nazionale, avrebbe la possibilità di far sentire la propria voce, anche “mettendo in scacco” le redazioni di grandi e piccoli editori-speculatori, essendo i giornalisti non contrattualizzati la maggioranza. Ma, in attesa della legge sull’equo compenso e di altre misure che (spero) possano riguardare il comportamento degli editori, senza porre dei limiti a quello dei giornalisti – che sono vulnerabili e ricattabili in questo momento -, quello che non capisco è: un giornalista non contrattualizzato, come si dovrebbe definire (occasionale, co co co…), quali strumenti di contrattazione dovrebbe saper opporre al prorio editore, allo stato attuale delle cose?
    Stefano Tesi mette tutti nello stesso calderone, finendo col dire che i “giornalisti a 3 euro al pezzo” sono degli “abusivi” e ciò mi ha confuso le idee piuttosto che chiarirmele. Dunque ora vorrei capire: un collaboratore fisso, membro della redazione ma pagato “al pezzo” è un libro professionista o un co.co.co?
    E quanto dovrebbe essere retribuito un co co co per potersi definire tale? E ancora: se lo stipendio mensile è quello che percepiscono i co co co mentre il compenso x articolo è per gli occasionali, i giornalisti pagati per le 2 o 4 collaborazioni al mese, secondo il tariffario, sono co co co oppure no?
    Quando gli editori applicano un principio di congruità che fa sì che il giornalista riceva il minimo compenso per il minimo lavoro svolto (es. 180 euro mensili per 2 articoli, come nel mio caso), essendo anche membro della redazione, costui che che cos’è: un co co co? Un autonomo? Adesso non so più quale sia il minimo compenso dovuto ai giornalisti in rapporto al numero degli articoli pubblicati e nemmeno sulla base di quale continuità lavorativa ci si possa definire co co co o altro!
    Grazie in anticipo per la risposta a questa “delirante” domanda: sto per iscrivermi all’inpgi ed ho la necessità di evitare abbagli ed errori, da parte mia e soprattutto da chi mi paga.

  • Chiara

    Salve Antonello,
    si sa qualcosa infine del “periodo ponte” tanto decantato? Verrà applicato?
    La ringrazio!
    Chiara

    • Antonello Antonelli

      Il tema, posto al centro del dibattito da un’intervista del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, non è ancora stato affrontato formalmente dal Consiglio nazionale, che però dovrebbe esaminarlo nella prossima riunione, visto che stanno per riprendere i colloqui con il Ministero della Giustizia sulla riforma dell’Ordine.

  • GiusyB

    Ho un altro punto oscuro che riguarda le norme transitorie. Immagino sia prematuro aspettarsi una risposta definitiva in questo momento ma, quel che mi preme è sapere quale sarà il destino dei pubblicisti giovani, cioè di quelli di recente inclusione nell’elenco e che non hanno accumulato 3 anni di contributi INPGI versati:
    resteranno comunque pubblicisti senza poter ambire al praticantato, utile a far valere il proprio diritto a sostenere l’esame per diventare professionista (esercitando la professione giornalistica in maniera esclusiva)?
    Per tornare al mio caso personale: sono una neo-pubblicista per ripiego: ho una laurea magistrale in giornalismo (che pare non servirà a riconoscermi nemmeno quei 6 mesi di praticantato di cui si diceva tempo fa) e nessuna testata ha mai stipulato con me un contratto da praticante; nel giornale in cui lavoro, date le piccole dimensioni, non ci sono carichi di lavoro che impegnino i redattori per 12 ore al giorno, ma nemmeno redattori professionisti con il CCNL: poiché (sembra) che cambieranno le vie d’accesso al praticantato, cosa dovrei fare per raggiungerlo (escludendo master e scuole), aspettare di accumulare 3 anni di contributi inpgi (sperando che le norme transitorie varranno ancora)per attivare un eventuale praticantato d’ufficio? Cambiare redazione, trovandone una di dimensioni economiche adatte allo scopo e farmi attivare un contratto da praticante (e non lo faranno mai, poiché un pubblicista “costa” 1/6 di un praticante, in verità)? O entrambe le cose?

    • Antonello Antonelli

      Secondo me, basterà utilizzare le “norme transitorie” di cui ho parlato in un mio post in gennaio e a cui fai cenno: esse non saranno oggetto di trattativa con il Ministero, quindi sono pronte per entrare in vigore!

      • GiusyB

        Grazie!
        …lo spero perché, secondo quanto mi ha detto l’Ordine Regionale, “la nuova normativa entrerà in vigore a dicembre” e poi “non esistono norme transitorie da definire”.
        L’inpgi invece suppone che le presunte norme transitorie non terranno conto dei rapporti occasionali (anche se continuativi) ma solo di quelli co co co.
        In sostanza, sia l’ordine della mia regione che l’inpgi hanno affermato che per il momento è tutto come prima (ovviamente) e che non esistono nuovi criteri per l’accesso al praticantato che vadano ad aggiungersi a quelli tradizionali.
        In particolare, l’odg regionale ha affermato che le norme transitorie, altro non sono che i tre anni di collaborazione che permettono il riconoscimento del praticantato d’ufficio, sempre che il giornalista abbia lavorato per una testata in cui siano presenti almeno 3 professionisti, uno dei quali assunto con CCN e solo nel caso in cui la sua prestazione sia stata coordinata e continuativa.

  • Bravo! Svolgi un ottimo e chiaro servizio di informazione utilissimo ai giovani….Complimenti!

  • marco aragno

    si sa niente di tutti i praticanti pubblicisti che termineranno i due anni dopo il decreto di ferragosto? Stiamo ancora vagando in un limbo giuridico in attesa di capire che fine faremo…

    • Antonello Antonelli

      Siamo ancora in attesa del cosiddetto “periodo-ponte”, come ho scritto poco sopra, rispondendo a Chiara.

      • Chiara

        La ringrazio per la risposta, e soprattutto perchè il suo blog sta diventando l’unico modo di accedere a queste notizie! Complimenti!
        Chiara

  • Caro Antonello, ti prego di non darmi il “lei”, sono uno di voi, un giornalista professionista in pensione da Il Messaggero,idealmente vicino ai giovani colleghi che trovano in questo ben curato, chiaro ed informato, un punto di riferimento per i loro problemi.
    Grazie e buona giornata!
    Salvatore

    • Antonello Antonelli

      Agli ordini, caro collega! Abbiamo bisogno di giornalisti “di lungo corso” che possano esserci vicini nella battaglia e non contrastare, come purtroppo spesso fanno proprio i pensionati, le nostre legittime aspirazioni: grazie a te, siceramente!

  • GiusyB

    Ho riletto l’articolo riguardante il testo definitivo:
    http://www.antonelloantonelli.com/2012/01/20/riforma-dellordine-dei-giornalisti-il-testo-ufficiale-e-completo/
    ma da quel che ho potuto notare, rispetto alla prima bozza del 2009 (che faceva riferimento anche al possesso di una laurea magistrale in giornalismo come requisito per l’accesso all’esame), oggi si parla di “forme di tirocinio individuate nella compiuta frequenza di corsi universitari specialistici *post laurea*”. Per quel che ne so, i corsi post laurea non sono equiparabili alle lauree magistrali (che sono di II livello): dunque, anche se in maniera approssimata (o poco aggiornata), l’ordine della mia regione non ha tutti i torni nel trovare una similitudine tra il praticantato d’ufficio tradizionale e il cosiddetto “periodo ponte”. E non ne ha neppure quando afferma che, tutto sommato, i criteri d’accesso all’esame sono gli stessi di prima.
    In sostanza: la laurea magistrale in giornalismo, se è conseguita in un’università statale e non è riconosciuta dall’Ordine, non ha alcun valore legale in Italia!
    E francamente ciò mi sembra la più grossa discriminazione (oltre che un’idiozia, rispetto ad una laurea in medicina o in giurisprudenza…), poiché, a ben guardare, i contenuti e le materie d’esame del mio corso di laurea statale sono all’incirca gli stessi delle scuole convenzionate e dei master. Evidentemente, i giornalisti che insegnano nelle università non riconosciute non hanno una pari dignità agli altri.
    Comunque, se le collaborazioni da freelance con ritenute d’acconto saranno accompagnate ad un compenso minimo, unificato e soprattutto inferiore a quello di un praticante tradizionale, c’è la possibilità di sopravvivere e di poter esercitare quel diritto alla propria identità professionale e alla formazione che oggi viene negato a chi, non usufruendo di un contratto da praticante, non ha nemmeno il diritto d’essere abilitato per svolgere quella professione che in realtà pratica da sempre.
    Grazie Antonello per le risposte e per la precisione!

    • GiusyB

      1 ERRATA CORRIGE del mio commento precedente: mi riferivo alle “norme transitorie” per l’attivazione del praticantato (finalizzato all’esame d’abilitazione) e non al “periodo ponte” (riservato, presumibilmente, anche tenendo conto della disponibilità del Pres. Iacopino, agli aspiranti pubblicisti che non hanno ancora terminato il biennio).
      Ma la mia domanda -posta insieme alla lamentela per la completa nullità della mia laurea in giornalismo – si riferiva alla quantità dei compensi/ore di lavoro/forma contrattuale necessari per usufruire delle norme transitorie:

      Quanto deve essere pagato un pubblicista per poter essere ammesso all’esame, previo riconoscimento del proprio tirocinio/praticantato?

      Quante ore settimanali deve stare in redazione?
      Esiste lo stesso numero di ore, necessario ai fini del riconoscimento del tirocinio, per i pubblicisti dei quotidiani e per i pubblicisti di altri periodici (come x es. i mensili)?

      Come si considerano le ore di “telelavoro”: quello che si fa da casa, via internet, senza mettere fisicamente il piede in redazione?

      Perdonami per l’assillo ma questi dubbi mi assalgono ora, perché, da pubblicista/libera – professionista/con ritenuta d’acconto e senza partita iva, sto cercando di diventare una freelance (per un paio di testate), con ritenuta d’acconto, cercando di accumulare sia il reddito che il totale delle ore di lavoro necessarie per usufruire delle norme transitorie: quanto tempo alla settimana? Per quale compenso? E se lavorassi con redazioni on line o in redazioni che non necessitano della mia presenza fisica costante?

      Grazie, scusami, ma all’ordine non hanno saputo rispondermi. Ed io, nell’incertezza, temo di non sapermi regolare nel rapporto contrattuale con gli editori, e non voglio rischiare di arrivare, dopo 18 mesi, a richiedere il riconoscimento del tirocinio per poi sentirmi dire che quel che ho fatto è stato insufficiente…

      • GiusyB

        perché il contratto nazionale, ovviamente, fa riferimento alla figura del praticante attuale e non al pubblicista beneficiario delle norme transitorie.
        …a causa della lentezza con la quale il mio ordine ha provveduto ad inserirmi nell’elenco pubblicisti, ho perduto 9 mesi di anzianità (e di contributi INPGI, perché ho sempre e solo pagato le ritenute del 20% del compenso che mi hanno dato, fino all’iscrizione). Oggi spero che, essendo la riforma “ancora in alto mare” – come dice l’OdG dalle mie parti – non dovrò aspettare oltre il 13 agosto 2012 per sciogliere questi dubbi.
        Comunque grazie a te per la tempestività, la preparazione e la completezza delle tue risposte (non è da tutti i consiglieri…)

      • Antonello Antonelli

        Ora le tue domande sono più chiare!
        Allora, il compenso minimo per poter accedere, con le nuove norme, al percorso professionale, sia in via ordinaria sia con le norme transitorie, non è stato ancora stabilito, in quanto occorre prima chiudere il confronto con il Ministero e poi il Consiglio nazionale dell’Ordine potrà quantificare tale requisito, nella speranza che nel frattempo sia già entrata in vigore la legge sull’equo compenso giornalistico che da sola stabilirà le tariffe minime. Comunque, il compenso previsto sarà sicuramente inferiore a quello previsto fino ad ora per il percorso di praticantato come freelance (ossia 15 mila euro lordi).
        Quanto alle ore da passare in redazione, se tu intendi accedere all’esame professionale come freelance non hai bisogno di questo requisito (altrimenti verrebbe meno il senso del freelance). Io stesso non ho mai messo piede in redazione nel periodo pre-praticantanto né in quello successivo. Per il praticantato come freelance, basta avere il requisito economico e l’esclusività della professione, articolata in diversi ambiti o diversi contratti. Poi l’Ordine regionale ti assegnerà un tutor che seguirà il tuo lavoro.
        Infine, mi sembra alquanto assurdo farti aspettare 9 mesi per un’iscrizione quasi “protocollare” all’elenco pubblicisti. Qui in Abruzzo facciamo attendere al massimo 30 giorni… mah…

  • Roberto Roncallo

    Buon giorno gentile Antonelli, visto e considerato che l’ODG al riguardo della mia situazione di pubblicista tace, mi permetto disturbarla ancora una volta. Sono iscritto all’ordine come pubblicista dal 1995 e tesserato dal 1991 e seguo la rubrica RUGBY su di un njoto quotidiano genovese, e sono addetto stampa del Comitato Regionale comunque del CONI dello stesso sport. Secondo le nuove norme, che andranno in vigore ad agosto, io dovrei recedere da tutte due i contratti? E inoltre tutti i versamenti da me effettuati come farò a riaverli? Chiedo scusa per il disturbo ma a quanto pare è l’unica persona competente che da novembre ad oggi ha risposto a suo tempo ad un mio quesito. Cordiali saluti e ancora grazie.
    R.R.

    • Antonello Antonelli

      Gentile collega,
      non vedo perché lei debba recedere dai suoi contratti a partire dal fatidico 13 agosto 2012: secondo l’accordo (ancora da chiudere, ma già delineato) con il Ministero della Giustizia sulle modalità di entrata in vigore del Decreto di Ferragosto per l’Ordine dei Giornalisti, l’elenco dei pubblicisti non sparirà affatto, quindi lei e le decine di migliaia di pubblicisti iscritti non avranno alcun problema a proseguire la propria attività.
      Perché si realizzi la temuta e troppo strombazzata “cancellazione dei pubblicisti” dovrebbero avvenire impuntature clamorose da parte del Ministero e rotture irreparabili delle trattative in corso. Dia retta a me, stia tranquillo!
      Buon lavoro!

  • Mario

    Però resta l’obbligatorietà della laurea, vero? 🙁
    Peccato, dovrò rinunciare a fare il giornalista…

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