Cinqueuronetti on line: i precari del giornalismo abruzzese si organizzano!

Erano sconosciuti gli uni agli altri, quando andava bene ognuno si faceva i fatti suoi, coltivando il proprio orticello, geloso delle prerogative e dello strapuntino, sempre più piccolo, raggiunto, ma quando andava male era guerra totale, senza esclusione di colpi; anche se era, davvero, una “guerra tra poveri”, fatta per mantenere o spuntare quei 100 euro in più, quei 5 euro netti a pezzo in più.

Quando nasce la coscienza di essere in realtà “sulla stessa barca”? Quando una vera e propria “armata” che sopravanza di gran lunga le schiere “dall’altro lato” (formata da contrattualizzati, pensionati d’oro e ancora collaboranti, comodi portavoce dallo stipendio pubblico garantito a tempo), riesce a comprendere la necessità di alleanza per stare meglio? Quando il “divide et impera” non funziona più?

Secondo me, quando ci si conosce meglio.

In questa storia, che riguarda centinaia di precari e freelance del giornalismo abruzzese, il punto di svolta, a mio parere è stato quando l’allora Associazione Stampa Abruzzese, ora Sindacato dei Giornalisti Abruzzesi, decise di approvare una proposta, fortemente voluta dalla collega Patrizia Pennella, che poi ci si dedicò anima e corpo, per la realizzazione di una indagine conoscitiva sul precariato.

Si partiva da zero, addirittura c’era chi non scommetteva un soldo sulla possibilità di coinvolgere i refrattari precari in una indagine di questo genere. Invece, i miracoli ancora sono possibili, se supportati dalla passione, da una giusta causa e da una rete di collaboratori che subito si mise all’opera.

Nacque così “Identità sospese“, un agile volume che racchiudeva in sé la fotografia,

La copertina di "Identità Sospese"

amara, troppo amara, della realtà del precariato giornalistico abruzzese, arricchita dagli interventi dei “grandi” del sindacato nazionale, ma anche da storie concrete di cosa significasse e significhi ancora essere freelance sottopagato in Abruzzo.

Il successo fu immediato: un pienone al convegno di presentazione, mille le richieste di presentare l’indagine in tutte le regioni d’Italia.

Ma il vero successo è stato, appunto, quello di aver fatto prendere coscienza ai precari dell’informazione abruzzese che un mondo, fino allora misconosciuto, aveva preso forma e che la rete creata per mettere insieme i dati contenuti dell’indagine era molto meno fragile di quel che poteva apparire. I freelance c’erano, erano molti, erano incazzati ed iniziavano ad essere uniti.

Con una rapida pennellata tutti si riconobbero nella sintesi pubblicata poi sul sito della FNSI:

Uno sguardo rapidissimo ad alcune cifre: il 48,95% delle donne e il 44,62% degli uomini che hanno risposto al questionario afferma di lavorare al di sopra delle sette ore al giorno, addirittura il 15,09% delle donne e il 9,23% degli uomini supera l’arco d’impegno che il contratto fissa in dieci ore. Indicativamente il cinquanta per cento degli intervistati è impegnato in più di un settore della professione e la dilatazione dell’orario di lavoro è la diretta conseguenza di questa necessaria poliedricità. In più di giornalismo non si vive bene, se è vero che più del 75% delle donne e il 90% degli uomini non è soddisfatto della cifra che riceve a fine mese. A lamentarsi di meno, a livello indicativo, è chi lavora negli uffici stampa, ma il rovescio della medaglia, in questo caso, è che spesso si stratta di prestazioni spot, legati magari a un evento o a una tornata elettorale. In più i soldi, a fine mese, arrivano davvero? Il 54,72% delle colleghe e il 55,38% dei colleghi ci dice di no e, in questo ambito il 50 per cento delle donne e il 52 per cento degli uomini denuncia una dilazione dei compensi superiore ai sei mesi, che per un altro 21 per cento di donne e 19,5% di uomini diventano più di otto.

 

Nulla fu più come prima. Forse in pochi se ne accorsero allora, ma il seme era piantato.

Poi venne l’idea di Cinqueuronetti. Il prezzo (quando va bene) pagato dalla maggior parte delle aziende editoriali per un articolo di un collaboratore precario, qualsiasi sia l’importanza e la lunghezza del pezzo. Una intuizione del collega Paolo Di Sabatino, perché i rivoluzionari ci servono dappertutto per iniziare qualsiasi cosa, ed un lavoro di rapporti personali, mediati dalla grande rete e da Facebook.

Prima una rete di colleghi conoscenti, poi le prime prese di posizione, poi ancora l’avventura di una lista alle elezioni per il rinnovo del direttivo del Sindacato dei Giornalisti Abruzzesi: un’armata Brancaleone che piazzò un membro nel direttivo regionale e addirittura un delegato all’assemblea nazionale della Fnsi.

Il resto è storia recente. Dal congresso, oltre a litri di Valcalepio, il Di Sabatino, eroico delegato che non ebbe timore di gridare il suo sdegno davanti a tutti i colleghi d’Italia, torna più battagliero e pieno di idee, che condivide con la piccola rete che si è creata e che si incontra su Facebook.

Poi l’incontro vero, reale, a Roseto, tra tutte le anime di Cinqueuronetti, una cena in cui scocca la sintonia. Poi un’altra cena, a Sambuceto.

Ed infine, ecco, salutato da tutti i coordinamenti regionali dei precari del giornalismo d’Italia, il nuovo sito: www.5euronetti.it (presente nel mio blogroll).

Il cammino è solo iniziato (longo è lo cammino, come recita uno degli adagi del gruppo), ma alta è la meta.

Se qualcuno vuole scaricare il PDF dell’indagine dell’Associazione della Stampa Abruzzese, basta cliccare qui: IdentitaSospese

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