“Populismo mediatico”

Dopo il dolente e sentito racconto della visita nella “Zona Rossa”, mi ero riproposto di scrivere alcune note relative al convegno che nel pomeriggio di lunedì scorso ha organizzato il Sindacato Giornalisti Abruzzesi, con la partecipazione dei vertici della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, dei rappresentanti dell’Ordine dei Giornalisti, delle istituzioni, dei comitati dei cittadini.

Il titolo era quanto mai evocativo: “Aprile 2009 – Aprile 2011: informazione e politica tra macerie e ricostruzione”.

Un tema senza dubbio interessante, che però ha catturato appena una quarantina di partecipanti: nell’ampio ridotto del teatro comunale aquilano, sembravano mosche bianche in un deserto. Un vero peccato, anche se proporre un convegno alle 15.30 di lunedì pomeriggio e con il Consiglio comunale della città pronto per varare importanti provvedimenti per la ricostruzione, non è che sia stata una mossa geniale. Sicuramente, la scelta della FNSI di dare seguito ad un ordine del giorno votato ad ampia maggioranza nel congresso di Bergamo e presentato dai colleghi abruzzesi Patrizia Pennella, Paolo Di Sabatino e Walter Nerone, è stata giusta e condivisibile. Un po’ meno l’organizzazione, demandata al Sindacato Giornalisti Abruzzesi.

Tant’è: quanto si è discusso, anche se con molte “deviazioni” tematiche, che credo impossibili da arginare, pur con tutta la buona volontà del collega moderatore Franco Farias, è stato importante per riflettere sulla professione giornalistica e su come siano stati raccontati in questi due anni il terremoto dell’Aquila e soprattutto la fase delicata e dura della ricostruzione.

Sarebbe lungo riproporre tutti gli interventi, ben dodici, ma ritengo sia sufficiente riportare qualche flash dai due brevi discorsi di Roberto Natale, presidente della FNSI, e Franco Siddi, segretario della stessa.

Personalmente ho apprezzato molto di più l’intervento del primo, che è andato al cuore della questione, criticando “un certo populismo mediatico, che rischia di snaturare il senso del nostro lavoro di giornalisti”. Natale ha pienamente ragione quando afferma che “il terremoto dell’Aquila riscriverà profondamente i manuali di comunicazione pubblica”, proprio a causa della manipolazione della verità che è stata fatta e per la scelta artificiosa delle notizie da divulgare. ”Bisogna riportare quello che c’è – ha aggiunto senza mezzi termini e facendo nomi e cognomi – c’è chi lo ha fatto con onestà e chi ha cercato di nascondere la realtà, come dimostra il recente documento del Cdr del Tg1″ (facendo riferimento al “Libro bianco” che il comitato di redazione uscente del telegiornale di Rai Uno ha presentato ad Usigrai e Fnsi per segnalare le tante incongruenze della direzione di Augusto Minzolini. Un intero capitolo è dedicato a come il Tg1 ha trattato il tema della ricostruzione post-terremoto a L’Aquila).

La chiosa è stata quanto di più scontato possibile, ma pare che oggi come oggi vada ribadito ciò che è scontato e che spesso non viene assolutamente fatto proprio dai giornalisti: “Bisogna evitare che queste macerie siano un set mediatico”.

Un po’ meno incisivo l’intervento di Siddi, più concentrato sul problema terremoto in generale che sulla questione-informazione: ”C’ è una ricostruzione da fare: la stampa deve avere gli occhi aperti su questa tragedia di anime. Occorrono più energia, più soldi, più lavoro e impegno. L’informazione deve tornare, guardare i fatti, non affidarsi alla propaganda perchè la gente è stufa della propaganda”. Del tutto condivisibile l’appello alle redazioni e agli editori a rimanere a L’Aquila, a non abbandonare il presidio dell’informazione in città, nonostante le difficoltà.

Il video del collega Francesco Paolucci, che ha aperto e chiuso i lavori, ha mostrato in maniera evidente quale sia stato il peso dell’apparato mediatico sceso in forze a L’Aquila per orientare l’informazione, impedendo spesso di poter “fare le domande” (ovviamente, scomode). L’immagine-simbolo è la saletta riservata, fornita solo di monitor, in cui sono stati letteralmente relegati i giornalisti durante una delle conferenze stampa del Presidente del Consiglio in città: colleghi ridotti a semplici spettatori del circuito mediatico…

Tuttavia, la migliore sintesi dell’allarme e della problematica affrontata lo ha fatto l’associazione “Cittadini per i cittadini” che ha distribuito nel corso della manifestazione un volantino significativamente intitolato “Stampa&Regime”.

Lo riporto alla lettera:

Nel secondo anno del nostro post terremoto, abbiamo rilevato un mutato atteggiamento della stampa nazionale rispetto al problema dell’Aquila. All’esaltazione incontrastata dell’operato di Bertolaso durante la lunga fase dell’emergenza nella quale ha operato la Protezione Civile, ben oltre i poteri costituzionalmente consentiti, si è sostituito il recente atteggiamento di attenzione alle problematiche che si sono andate evidenziando col passare dei mesi. Questo ha fatto sì che un numero crescente di lettori abbia preso coscienza, seppur in ritardo, della condizione che gli Aquilani hanno vissuto e stanno vivendo. Abbiamo, però, spesso constatato con rammarico come la cronaca dei fatti aquilani sia stata piegata alle esigenze della politica nazionale. Se ciò può essere comprensibile per la stampa allineata al Governo, è inaccettabile per quella indipendente che solo raramente è riuscita ad andare oltre l’apparenza delle vicende aquilane. Le ha spesso utilizzate solo per evidenziare le carenze governative, scegliendo di non ascoltare a fondo e comprendere tutte le problematiche e le dinamiche relazionali presenti sul territorio, segnalate ancora oggi dall’informazione non istituzionalizzata, attuata da chi, sul campo, vive e fronteggia la dura realtà della mal gestita post-emergenza. Leggerezza? Sistema mediatico imperante?

E la stampa locale riuscirà mai ad abbandonare le logiche di nicchia ed a sentire proprio il compito di risvegliare il senso civico di una cittadinanza ormai assuefatta ad un destino che appare già delineato?

 

La sottolineatura dell’associazione sull’utilizzo strumentale, a destra come a sinistra, della vicenda aquilana mi pare molto importante; sono meno d’accordo sulla distinzione netta tra “stampa allineata” e “stampa indipendente”, come se per essere indipendenti basti semplicemente non allinearsi al Governo. Quanto alla stampa locale, credo che in questo frangente, come ricordava anche Roberto Natale, sia stata davvero la voce e la forza dell’Abruzzo.

Un ultimo cenno, mi sembra fondamentale, alla “voce importante del giornalismo della rete, mezzo che ha consentito anche di rompere il tentativo di omologazione o di censurare l’informazione”: parola, anche stavolta, di Roberto Natale.

A chiusura di queste poche note, mi sembra significativo postare un video del collega Angelo De Nicola, realizzato insieme al collega Stefano Dascoli, che da giornalisti aquilani mostrano cosa significa vivere a L’Aquila a due anni dal terremoto.

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