Un buon inizio per i precari dell’editoria?

La notizia dell’avvio di un’indagine conoscitiva da parte del Senato della Repubblica sui compensi nel settore dell’editoria, fortemente voluta da Re:fusi, il coordinamento dei giornalisti freelance del Veneto, può senza dubbio essere salutata come positiva. In definitiva, più se ne parla e meglio è. Ma se si va a spulciare nel resoconto sommario della prima seduta di questa indagine conoscitiva, riportata fedelmente dal sito di Re:fusi, non è che sia proprio esaltante il dibattito che ne viene fuori.

La rappresentante dell’Inpgi, giustamente, segnala come importante l’aumento della percentuale contributiva a carico dell’editore sui compensi dei collaboratori coordinati e continuativi, il che aumenta la (sempre) magra pensione che (forse) ciascun giornalista collaboratore, iscritto (d’obbligo) all’Inpgi2, percepirà alla fine della sua vita lavorativa (ma capiterà mai?).

Il rappresentante della Fnsi, quando scatta il suo turno, non a caso,

segnala il significativo mutamento delle percentuali contributive dovute alla gestione
separata dell’INPGI.

quasi ad indicare come si siano aggiunti nuovi costi a carico dell’editore, ma senza specificare che, nella prassi, tale aumento è stato assorbito con un unilaterale taglio della retribuzione delle collaborazioni che in alcuni casi è arrivato anche al 20%, come è capitato ai colleghi precari abruzzesi.

I commissari preposti all’indagine non sembrano avere granché da chiedere nella loro disamina, forse l’argomento non stimola curiosità perché non è sorretto da lobby “importanti”.

Per carità, è solo la prima seduta e abbiamo a disposizione solo un resoconto sommario (spero che presto sia on-line il resoconto completo), ma se il buongiorno si vede dal mattino, mi sa che anche questo segnale, pur incoraggiante, si sgonfi in un nulla di fatto verboso e poco consistente.

Resto in attesa. Vediamo se alla prossima faranno meglio!

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