Il 25 aprile visto con la satira, quella vera: “Sono tornato”, un film sorprendente!

Come celebrare in maniera riflessiva e pensosa il 25 aprile? Quest’anno ho deciso di abbandonare i pur bellissimi film di ricostruzione storica o gli approfondimenti che riflettono su quanto è stato e fidandomi di una rete sulla quale mi rilasso molto spesso con il meglio della comicità anni Ottanta e Novanta, Cine34, ho deciso di vedere “Sono tornato” film di Luca Guadagnino con Massimo Popolizio e Frank Matano che si annunciava come paradossale: il ritorno in carne ed ossa di Benito Mussolini nel 2017.
Mi aspettavo satira a buon mercato, invece è un film di satira vera, di quella che graffia e fa male.
Benito Mussolini torna in un’Italia che sostanzialmente dice e pensa quanto si diceva e si pensava negli anni Trenta dello scorso secolo, ma nessuno si prende la briga di farlo concretamente. Ecco che il Mussolini redivivo, scambiato per comico, inizia ad arringare le folle come all’inizio della sua parabola storica, ma stavolta lo fa con la televisione, con i social media, utilizzando alla perfezione tutti quegli strumenti che oggi “fanno audience” e manipolando i desideri di rivincita e di vendetta all’interno di una redazione televisiva. Il rinnovato Duce (si fa chiamare così), che si commuove solo davanti alla pagina Wikipedia di Claretta Petacci, critica “i politici di desta che si vergognano di dire cose di destra e i politici di sinistra che non dicono più nulla di sinistra”, ottiene consenso e fan sempre in crescita, dimostrando che, a forza di luoghi comuni, si può ottenere tutto, anche il sostegno elettorale (più volte ricorda che lui è andato al governo “con il favore del popolo”).
Curiosamente, ma è un’altra critica impietosa alla nostra società, sarà un altro luogo comune a farlo cadere: non la riflessione pensosa degli intellettuali, non un “cartello democratico e antifascista”, non una manifestazione di indignazione collettiva (tutte cose che oggi si pensa possano far scattare la reazione popolare), ma semplicemente un filmato in cui Mussolini spara a sangue freddo ad un cane. Gli animalisti non perdonano e il Paese gli si rivolta contro… per un cane!
Chi ricorderà a tutti le vere atrocità del Fascismo? Una vecchina con l’Alzheimer, che appena lo vede in casa propria lo riconosce e lo caccia via, rivelando di essere l’unica sopravvissuta al rastrellamento nazifascista del Ghetto di Roma.
Mussolini è finito? No, c’è chi per i propri interessi lo farà tornare in auge. E come? Con la “tv del dolore”, altra critica alle nostre abitudini televisive: un incontro riparatore, tra lacrime vere e finti pentimenti, tra la padrona del cane e il Duce.
Lo si potrebbe eliminare, con un colpo di pistola, il Duce: ma chi impugna la pistola non vuole essere come lui e non lo uccide. Paradossalmente, questi viene arrestato e Mussolini torna a scorrazzare indisturbato e la battuta folgorante finale è il culmine dell’ipocrisia: “Mi sembra che parlare di Fascismo dopo 70 anni sia fuori moda”. E scorrono le immagini di persone con il braccio teso, con il pollice in su, con le mani esultanti in giro per Roma.
Ecco, in un film paradossale c’è tutta l’Italia di oggi, c’è tutto il rischio che corriamo, noi che siamo sul filo dell’autoritarismo, vero o presunto, ma comunque sempre invocato, di fronte ad una democrazia sempre più vuota, che crede che sia solo il momento elettorale l’essenza di essa. La dittatura della maggioranza – di qualsiasi maggioranza – è tale e quale alla dittatura vera e propria e l’aver squalificato, con un decennio e più di qualunquismo grillino, chi sceglie di far politica ha solo avuto l’effetto di far allontanare da quella che è “la forma più alta di carità” (secondo la felice espressione di San Paolo VI) le persone valide ed autenticamente capaci di portare in politica valori e ideali veri.
Due osservazioni finali:
1) Sono orgoglioso che gli unici due premi vinti da questo film siano stati assegnati dal mio Abruzzo, dal Premio Flaiano di Pescara.
2) Sono rammaricato che questo mio post sia troppo lungo e troppo pensoso, inadatto ai social e alla fruizione di massa, e quindi destinato all’oblio, almeno per la maggioranza. Stiamo costruendo una società della semplificazione, che ci porterà a conseguenze tragiche. Occorre essere complessi, perché la complessità è la cifra della realtà. Per questo il mio impegno a scuola è, e continuerà ad essere, a dispetto di tutti, quello di elevare e non di livellare.
P.S. – Può sembrare uno spoiler, ma davvero il film va visto: ho raccontato ben poco di tutto quello che davvero contiene.

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