La battaglia del “qual è” senza apostrofo…

Sta facendo discutere, in un post su Facebook sulla pagina del Festival delle Letterature dell’Adriatico, la presa di posizione di Luca Passani sulla sostanziale correttezza della grafia “qual è” con l’apostrofo (ossia “qual’è”), che è uno degli errori più comuni non solo dei miei studenti, ma anche di una buona metà di conoscenti sui social network. 

Con piacere noto anche che è stata apprezzata la mia posizione, che oggi condivido e che vorrei ribadire: forse non molto popolare né molto affascinante (come invece è l’articolo di Passani, che cita anche fonti letterarie, che però non sono di certo la Bibbia, visto che anche Carducci scriveva “il zappatore”, con evidente errore), ma di certo rigorosa.

Il presupposto su cui si basa l’autore dell’articolo (ben scritto, ben documentato e anche brioso) è sbagliato, per questo la sua tesi è sbagliata e non può neppure invocare la legge grammaticale “usus facit lex”: lui continuamente parla di “elisione”, che ovviamente presuppone l’accento come segno distintivo, ma nel caso di “qual è” si parla di un altro fenomeno vocalico (che in italiano è dimenticato e non molto frequente ma che chi ha studiato greco antico sa bene quanto sia importante), ossia l’apocope vocalica (volgarmente detto “troncamento”), un fenomeno che si distingue dall’elisione proprio per la mancanza dell’apostrofo. Non si tratta di pedanteria, ma di fenomeni completamente diversi, dall’origine diversa e quindi dagli esiti grafici diversi.

Un commento

  • Grazie dell’articolo. Mi permetta di intervenire sulla sua chiosa, dal momento che non mi trova d’accordo.
    In breve, la posizione che il “qual” apocopato sia l’unico amissibile, a mio parere, non regge.

    Faccio questa domanda: “Quale è” un’espressione italiana corretta oppure no?

    La risposta non può che essere positiva, visto che si trovano esempi di uso sia sul sito della Crusca che di quello della Treccani. Potrei anche costruirle esempi dove il “qual” suona assolutamente antiquato con effetti comici.

    Stando così le cose, se “quale è” è corretto, diventa molto difficile sostenere che “qual’è” non lo sia. L’elisione infatti è una regola generale che si può applicare senza chiedere l’autorizzazione né della Crusca né del vocabolario. Affermare che “quale è” sia corretto, ma “qual’è” non lo sia significa dare per scontata una regola che certifichi l’impossibilità di praticare l’elisione in un singolo caso tra tutti quelli possibili nella nostra lingua.

    Ma c’è di più. Se tale elisione è proibita nel caso di “quale”, non ci sarebbe nessun motivo per non applicare la stessa regola al plurale “quali” e scrivere anche “qual erano” senza apostrofo. Non sarebbe coerente sostenere che “quale” non si può elidere in quanto portatore di eccezione, ma “quali” sì.
    Se la grammatica dice che “quale” non si può elidere, perché tale regola deve valere solo per il singolare? Sarebbe una scelta arbitraria e senza nessun supporto logico. Non a caso alcuni vocabolari, evidentemente con problemi di coscienza, non dicono che “quale” va troncato in “qual”, ma semplicemente che può essere troncato in “qual” (il che significa che può anche non esserlo, il che si porta dietro la correttezza di “qual’è”).

    Tutto considerato, l’unico argomento contro il “qual’è” apostrofato è una regola prescrittiva pasticciata e oramai superata dall’evoluzione della lingua, una regola che chi è cosciente della situazione ha tutto il diritto di superare senza che alcuno gli possa dire alcunché.

    Cordialmente

    Luca Passani

Rispondi a Luca Passani Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *