Equo compenso: altra riunione interlocutoria della commissione (ma non ci si aspettava qualcosa di diverso ormai)

Non ho avuto né ho ancora tempo sufficiente per analizzare l’ultima riunione, del 9 gennaio, della commissione governativa che doveva stabilire (entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge) la quantificazione dell’equo compenso giornalistico, ma sollecitato da diversi colleghi “non-Facebookiani” mi limito, per ora, a fare “copia-e-incolla” del breve racconto postato dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, sulla sua pagina fan.

EQUO COMPENSO, IL TRADIMENTO. Lo consuma il governo (ma dopo il mio intervento cambia parzialmente idea). Il 28 febbraio? Ma quando mai. Non era come avevo capito io la data entro la quale il governo, in assenza di un accordo tra le parti, avrebbe definito autonomamente l’equo compenso. Entro quella data le parti (quali?) debbono trovare una intesa su tabelle, altrimenti deciderà il governo. Bel regalo d’inizio d’anno per gli editori. A ottobre avevano previsto 90 giorni più 60 di tempo (quindi metà marzo). Dopo le mie obiezioni, il governo aveva assunto l’impegno a decidere entro la fine del 2013. In dicembre, nuova riunione e nuovo tentativo di differire per 90 giorni oltre un tempo indefinito. Nuova obiezione mia e impegno del governo a decidere entro il 28 febbraio. Oggi… avevo capito male. Ho chiesto la registrazione della seduta di dicembre. Me la daranno, dicono. Comunque, complimenti.
AL GOVERNO PRESIEDUTO DA ENRICO LETTA, PRIMA DI TUTTI (1-continua).

 

EQUO COMPENSO, NON SANNO DI CHE COSA PARLANO. Ho invitato il sottosegretario a stabilire un giorno della prossima settimana per un incontro con 50 precari nelle sede dell’Odg. Dico al sottosegretario: “Lei non sa di che cosa parla”. Mi risponde che ha incontrato centinaia di colleghi che gli hanno raccontato in dettaglio la situazione. Dubito ne abbia un quadro reale. Aspetto che mi dicano quando vogliono incontrarvi (2-continua).

 

EQUO COMPENSO, ESPOSTI ALLE PROCURE. L’Odg chiederà singolarmente a tutte le Procure d’Italia di acquisire tramite la Guardia di Finanza i documenti relativi ai pagamenti dei giornalisti. Emergerà in questo modo, senza esporre i singoli colleghi, se e chi pratica il caporalato nell’editoria.
Lo annuncio durante la riunione della commissione e in tanti sembrano avere la sedia piena di spilli (3-continua).

 

EQUO COMPENSO, LE “BUONE MANIERE” SONO CONVINCENTI. Dopo l’annuncio che coinvolgeremo le Procure (lo faremo: ci sarà un giudice in … Italia) per verifcare se e quali aziende praticano il “caporalato”, le date cambiano. LUnedì alle 16,30 nuova riunione per verificare come modificare la delibera generale per inserire nei principi quanti più colleghi possibile (le figure propfessionali sono tante).Poi le parti (vedremo quali, ma il sottosegretario ha chiarito che per i giornalisti non c’è solo la Fnsi) entro il 28 febbraio dovranno concordare i compensi. Se non arriveranno a quella data con una proposta condivisa, “entro i dieci giorni successivi il governo fara la sua proposta). Consclusione di Legnini: “Altrimenti il presidente Iacopino ha ragione a dire che rinviamo. Non che non ne abbia altre di ragioni” (4-continua).

 

EQUO COMPENSO, LA FIEG CAMBIA ATTEGGIAMENTO. Non brindate. Fanno melina e continueranno a farla. Ma, nota Giovanni Rossi, presidente della Fnsi e della Commisione lavoro autonomo, che per la prima volta la Fieg, nel documento che ha presentato ieri, accetta di parlare dell’equo compenso.
Un anno, un mese e 6 giorni dopo l’approvazione della legge. Un anno meno 9 giorni dalla entrata in vigore della stessa che ha durata prevista di tre anni.
Sono bravi, non c’è che dire. Ma quel che dice Rossi è vero: per la prima volta accettano l’idea della necessità dell’equo compenso. E’ come ammettere che c’è iniquità (userei parole più forti) nel nostro mondo.
Sapete quanto hanno impiegato gli editori (non solo la Fieg) per ammetterlo? Lo spiega il direttore della Fieg: si sono riuniti il 7 gennaio 2014 e, ieri, l’8, hanno mandato un documento al governo. Per concordare una linea hanno aspettato il 7 febbraio! Forse speravano che qualcuno si dicesse contrario all’ammissione del loro documento, arrivato oltre il tempo massimo.
Legnini aveva aperto la riunione dicendo che “nei termini è pervenuta una sola proposta, presentata dall’Odg, che fa riferimento anche a cifre”. Ma tutti noi, Fnsi, Inpgi e Odg abbiamo detto che accettavamo il documento Fieg. Proviamo a lavorare, era il messaggio iniziale (5 per ora non posso continuare).

 

EQUO COMPENSO, CONFERMO: NON SANNO DI CHE COSA PARLANO. Sono ancora all’Odg, con il nostro direttore, in contatto telefonico con la Fnsi. Stiamo riflettendo sul testo base della delibera, predisposta dal governo. La sensazione, netta, è che viviamo in mondi paralleli.
Il nostro è il vostro!
Possiamo avere sensibilità diverse. Fare riferimenti ad articoli 1 e 2 del CNLG e magari scoprire che innamorarsi di un’idea (ad esempio l’articolo 1) rischia di essere economicamente penalizzante per i colleghi, se si offre agli editori la possibilità di richiamare l’impegno orario necessario per scrivere un servizio.
Possiamo, legittimamente, temere che dei minimi possano essere utilizzati per penalizzare alcuni che riescono, oggi, a cavarsela dignitosamente. Il che non giustifica insulti. E ancor meno insinuazioni.
Ma, a parte qualche eccesso (che sarebbe bene non regalare agli editori) il nostro mondo è il vostro, quello dei colleghi tutti.
Il loro? Come diceva Robert De Niro ne “gli intoccabili”? Già, “chiacchiere e distintivo”.
Non sarà elegante, lo so, ma se non parliamo di danaro, di come garantire una vita dignitosa a chi fa questo mestiere, restano solo le “chiacchiere” (6-fine. Per oggi).

 

Aspettiamo ora la riunione di lunedì, sperando di avere altre nuove (buone? Chi lo sa).

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