Assicurazione professionale: non è dovuta, ma l’Ordine comunque avvia una raccolta di informazioni

Proprio questo pomeriggio nella mia casella di posta elettronica è giunta una comunicazione dell’Ordine dei Giornalisti, a firma del presidente, Enzo Iacopino, che torna sul nodo dell’assicurazione professionale, cioè quella parte del decreto di riforma delle professioni che prescrive, per gli appartenenti agli Ordini, l’obbligo di stipula di una polizza per tutelarsi verso i “clienti”.

Come più volte è stato detto, ed è stato riconosciuto dal Ministero, i giornalisti (almeno quelli che lavorano con contratto subordinato o parasubordinato) non hanno “clienti” (anche se occorrerebbe considerare la posizione dei freelance e degli autonomi, specie di chi svolge attività di ufficio stampa), quindi sono esenti dall’obbligo. Purtuttavia, l’Ordine ha avviato una indagine su base volontaria ed anonima, verosimilmente (viste le domande) per comprendere la realtà concreta dei giornalisti italiani di fronte ai problemi di risarcimento.

Questa è la lettera che mi è stata recapitata via mail:

 

Caro Collega,

mi rivolgo direttamente per sollecitare una tua collaborazione per una iniziativa il cui esito risulti di effettivo vantaggio per gli iscritti e per la professione.
Indipendentemente dalla non applicabilità ai giornalisti dell’obbligo assicurativo verso “clienti”, disposto dal DPR 137/2012 per gli iscritti agli Albi professionali, la questione dell’assicurabilità delle prestazioni giornalistiche rappresenta un nodo di non facile scioglimento, sia sotto il profilo giuridico che sotto quello dei costi di polizza.
Il Consiglio nazionale ha, perciò, avviato un’approfondita indagine per pervenire a soluzioni che siano le migliori possibili sotto entrambi i profili.
Essenziale, per ottenere condizione valide ed economicamente competitive, è poter disporre di alcuni dati conoscitivi sulla base dei quali avviare le trattative con gli assicuratori contraenti.
La collaborazione che ti chiedo è di rispondere alle pochissime domande dell’allegato questionario, la cui compilazione è anonima, e di restituirlo al più presto a odg@odg.it (in alternativa puoi utilizzare il n. fax 0668804084).

Nel ringraziarti anticipatamente, ti invio i più cordiali saluti.

Enzo Iacopino
Presidente CNOG

 

E questo è il questionario che era allegato (basta cliccare per visualizzarlo):

Questionario anonimo per raccolta dati utili ai fini assicurativi

Sarebbe bene che tutti, anche coloro che non hanno ricevuto l’invito direttamente sulla mail potessero inviare il questionario compilato, così da migliorare la conoscenza delle situazioni concrete dei colleghi.

Se poi tutto questo si tradurrà, come immagino, in una convenzione con qualche assicurazione per i giornalisti (freelance ed autonomi, penso), sarà un buon servizio reso agli iscritti dall’Ordine.

 

6 commenti

  • Iniziativa ottima, tanto prima o poi ci si arriva e sarebbe giusto quanto opportuno arrivarci, anche se non nell’ottica precedentemente indicata dal lungimirante (eufemismo) governo. Per i freelance, una copertura obbligatoria e congiunta giornalisti/editori per i danni contro terzi (visto che, checchè ne dicano i cervelloni, la case editrici per le auali lavoro sono clienti a tutti gli effetti), ma soprattutto contro danni indiretti procurati a se stessi nell’esercizio delle professione, è INDISPENSABILE. Naturalmente lo si capirà solo quando sarà successo il quasi irreparabile. Detto questo, io non ho ricevuto l’email e la cosa un po’ mi pare strana e un po’ mi secca (anche perchè mi sono molto esposto sull’argomento). Aggiungo poi, vedi un post di alcuni mesi fa sul mio blog), che l’ALG aveva avviato interessantio trattative con una compagnia di assicurazione per la copertura dei suoi associati. Ora io capisco le rivalità e i dialoghi tra sordi, ma forse un qualche raccordo, almeno sui punti di comune interesse, tra le istituzioni giornalistiche non guasterebbe. A meno che il tutto non vada ricondotto in altre logiche (magari propagandistico-elettorali?). Vi pare?

  • GiusyB

    Data per scontato l’inapplicabilità dell’obbligo assicurativo per i giornalisti, ponendo per assurdo che un giornalista (freelance o autonomo) debba assicurarsi: quali sarebbero i suoi “clienti”, gli editori?
    Io non riesco ad immaginare altri danni che non siano quelli derivabili dal mancato rispetto dei tempi di consegna degli articoli o da un lavoro mal fatto ma, in questo caso, quando al giornalista freelance si commissiona un articolo, poiché gli si affida un incarico, la sua prestazione occasionale, se pur limitata nel tempo (all’arco della preparazione, stesura e pubblicazione del pezzo), non diventa forse di tipo parasubordinato?
    E inoltre: chi tutela il lavoro giornalistico autonomo quando, per esempio, un editore commissiona un articolo al giornalista, questi lo realizza e poi non viene pubblicato (in barba alle disposizioni di legge esistenti)?
    A questo punto, dato che si parla per assurdo, creda che debba essere il giornalista (e non il fantomatico “cliente”) ad essere tutelato!
    Gli altri tipi di danni che il giornalista può fare attraverso l’esercizio professionale sono regolati dai codici penale e deontologico: dunque proprio non capisco la ragione di una tale ipotetica assicurazione. E, soprattutto, mi spaventa l’eventualità che l’obbligo d’assicurarsi (e di risarcire il “danno”) possa tradursi in un’ulteriore arma di ricatto – che finirebbe direttamente nelle mani del “cliente” – o nell’ennesimo “attentato” all’autonomia e al diritto di svolgere la professione.
    E se poi gli editori, con la scusa dell’assicurazione, trovassero il modo per scaricare sul giornalista quegli oneri economici derivanti dalle violazioni?

    Assicurazione o no, in ogni caso, ogni giornalista autonomo vorrebbe scongiurare il pericolo di ogni potenziale ritorsione economica, visto che davanti ha sé ha l’esperienza indiretta di ciò che è accaduto alla giornalista del Mattino, nonché la consapevolezza (vissuta sulla sua pelle) che, a dispetto delle norme (costituzionali, contrattuali, ecc), il pagamento del lavoro autonomo del giornalista resta subordinato all’effettiva pubblicazione dell’articolo: se quell’articolo non esce, se la testata poi lo rifiuta, il giornalista ha lavorato a vuoto…

  • GiusyB

    chiedo scusa per i refusi:
    – “a questo punto, dato che si parla per assurdo, credo che debba essere il giornalista (non il fantomatico “cliente”) ad essere tutelato!

    -Assicurazione o no, ad ogni modo, ogni giornalista autonomo vorrebbe scongiurare il pericolo di ogni eventuale ritorsione economica, visto che davanti a sé ha l’esperienza di ciò che è accaduto alla giornalista del Mattino […] e del lavoro che (spesso)non viene retribuito quando il pezzo assegnato non viene pubblicato.

  • Io credo che quanto afferma il ministero sia da prendere con le pinze. Se il ministero è certo della mancanza di responsabilità dei giornalisti, prepari la riforma di un articolo, il 2043 del Codice Civile, che non ammette deroghe al principio “chi sbaglia paga”. E poi non ci vuol tanto a capirlo, basta pensare alla collaboratrice del Mattino costretta a pagare una barca di soldi (cinquantamila e più…) per un titolo sbagliato. Chi si è sentito danneggiato si è appellato all’articolo prima citato e il giudice, in accoglimento di un principio generale di legge, gli ha dato ragione.
    Fa bene il nostro carissimo e impegnato Presidente dell’Ordine a preparare la documentazione per pararci le spalle. E’ saggio.

  • Francesco Blasi

    Siamo alla preparazione degli ingredienti per l’ennesimo minestrone al gusto di fuffa.

    Comprendo la scrupolosità del presidente: non è lui che voglio mettere in discussione.

    C’è però che si continua a essere vaghi su chi sia “autonomo” (sinonimi altrettanto vaghi: freelance, liberoprofessionista, abusivo, precario) e chi no.

    Se così è, a chi si applicherà l’assicurazione obbligatoria?

    Non vuoi che l'”autonomo” altri non sia quello/a che viene pagato/a da 2 a 10 euro al pezzo? E che deve accollarsi anche l’onere assicurativo?

    Come al solito, si vogliono erigere in cemento armato i piani superiori di una struttura in mattoncini forati risalente a 50 anni fa. Ce n’è abbastanza da vergognarsi di appartenere a una professione di palazzinari scalcinati.

    Chiedete ai veri freelance (pochi, anzi pochissimi assi della professione, un vero “corpo speciale”): loro l’assicurazione ce l’hanno già, e spesso più di una.

  • La recente legge sul carcere ai giornalisti e, quindi, la loro responsabilità penale e civile praticamente azzera ogni dubbio. Anche i giornalisti interni sono responsabili, anche loro debbono salvaguardarsi con una assicurazione, almeno per la possibile pena monetaria accessoria al risarcimento dei danni.

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