Domani in aula l’equo compenso: sarà la volta buona? Il calendario non è dalla nostra parte
Tutto come previsto: domani alle 15.00 la Commissione Lavoro del Senato esaminerà gli emendamenti al testo sull’equo compenso. Le variazioni, da tre che erano state annunciate, sono diventate ben dodici. Inoltre l’ordine del giorno riportato nella convocazione ufficiale sul sito di palazzo Madama prevede una lunga serie di argomenti da esaminare in un’ora sola.
In parole povere, neppure questa settimana, verosimilmente, avremo la possibilità di vedere licenziato il provvedimento.
Si fa sempre più vicina l’ipotesi di una dilazione all’infinito dell’equo compenso: uno spettro che, evocato diverse settimane fa, diventa sempre più concreto settimana dopo settimana.
Facciamo un po’ di conti: ipotizziamo che nella seduta di domani la Commissione esamini e voti tutti gli emendamenti (e non è certo che vi riesca, sia per il loro numero sia per i tanti argomenti da affrontare); in questo caso, la votazione finale avverrà la settimana prossima (5-9 novembre) e il provvedimento tornerà alla Camera; a quel punto, il presidente dovrà assegnarla alla Commissione competente e passa anche la settimana 12-16 novembre; l’assegnazione sarà fatta in sede referente o deliberante? Nel primo caso è certo che l’equo compenso si arenerà, visto che occorrerebbe il voto della Commissione e il voto dell’Aula (con tutto ciò che consegue in emendamenti, relazioni, votazioni). Nel secondo caso, ammettiamo che la Commissione incardini il ddl nella settimana 19-23 novembre: senza contare la legge di bilancio, che nel frattempo tutte le commissioni sono tenute prioritariamente ad esaminare, si avrebbero quattro settimane a dicembre e, visto che le onorevoli vacanze di Natale si protraggono fino alla seconda settimana di gennaio, nel primo mese del 2013 ci sarebbero solo tre settimane per completare l’iter del disegno di legge. A febbraio, la legislatura ormai è agli sgoccioli e ci si prepara allo scioglimento delle Camere.
Con un accordo politico di ferro, l’equo compenso ce la farebbe, ma esso non si vede.
Non sono solito fare lamentazioni preventive, quindi rimango con quel tenue filo di speranza e di fiducia in coloro che stanno tessendo da oltre un anno la tela di un accordo che era ritenuto improbabile fino a 12 mesi fa. Prego che non dobbiamo fermarci a un metro dal traguardo.