Il testimonial per equo compenso e precari ce l’abbiamo già: Gaetano Gorgoni

Ieri sera, nel commentare il “caso Sallusti” (per il quale occorrerà un altro post), avevo condiviso una “provocazione”, fatta insieme alla collega Francesca Rana: il direttore de “Il Giornale” testimonial dell’equo compenso e dei precari.

Stamattina, invece, il vero testimonial è uscito fuori ed è di quelli eccezionali: un collega che ha dimostrato coerenza nella lotta al precariato e che ha applicato, probabilmente per la prima volta in assoluto e pure in diretta tv, la Carta di Firenze. Si tratta di Gaetano Gorgoni, direttore (fino a ieri sera) del telegiornale dell’emittente pugliese Canale 8.

Il collega Gorgoni si è dimesso in diretta televisiva da direttore responsabile del Tg8, motivando la sua scelta con le condizioni inaccettabili di precariato dei colleghi della redazione, con il “puntuale ritardo” dei pagamenti dei giornalisti, con l’inaccettabile scelta di ridurre la qualità del prodotto editoriale di fronte alla crisi che avanza.

Una “tirata” di otto minuti circa che più della metà dei direttori di una qualsiasi delle testate presenti in Italia potrebbe tranquillamente tenere, se ne avesse il coraggio o forse solo la volontà.

 

La riflessione nasce spontanea: cosa succederebbe se davvero tutta la categoria fosse unita e prendesse la stessa decisione adottata dal collega Gaetano Gorgoni? La risposta è facile e scontata. Purtroppo non ci sarà mai data la possibilità di verificare l’effetto di una tale “sommossa”.

Le leggi possono tamponare molte situazioni, anche quella dell’equo compenso può servire, ma di fronte alla scelta di tanti, troppi colleghi di sottostare, spesso volontariamente, a paghe da fame o peggio inesistenti (giustificate con la “visibilità”), non c’è legge che tenga.

Mi sento di sottoscrivere, perciò, quanto oggi pubblicato dal collega Carlo Gubitosa nel suo “Appello a chi scrive gratis, tanto per farsi leggere: è il momento di smetterla“.

Se non si cambia la mentalità, non solo da parte dei direttori (a volte conniventi con il precariato “imposto”) ma anche da parte di ciascun giornalista, questo nostro mestiere sarà sempre più disprezzato e svuotato di valore (economico, oltre che morale) e con la decadenza della professione, verrà inevitabilmente erosa anche la libertà di stampa e di informazione, come ho già più volte spiegato.

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