“Scusa ma ti chiamo sindaco”: Federico Moccia candidato a primo cittadino di Rosello. Una storia da raccontare

Gran bel paese, Rosello, nella media valle del Sangro, noto (almeno per gli abruzzesi, ma nemmeno tutti per la verità) per la sua splendida abetina, riserva naturale del WWF dal 1997, confinante con le altrettanto note e meravigliose Cascate del Rio Verde, in territorio di Borrello (un’ottima doppia meta per l’imminente scampagnata di Pasquetta). Da qualche giorno è ancor più noto, a livello nazionale addirittura, a causa delle elezioni amministrative che vi si svolgeranno il 6 e 7 maggio, come in altre centinaia di Comuni piccoli e grandi in tutta Italia.

Questo perché a candidarsi come sindaco è Federico Moccia, scrittore e regista di grande fama.

Ho dovuto scrivere un pezzo per “Il Tempo”, visto anche che ho incontrato Federico a novembre durante il Festival delle Letterature di Pescara, organizzato da noi di Mente Locale e già nel corso di una chiacchierata addossati placidamente sul muro della casa natale di d’Annunzio, in corso Manthonè, oltre che poi a cena, ho potuto scoprire una persona solida e semplice, molto legata all’Abruzzo.

Siccome lo spazio sul giornale non era molto e poiché mi sono “sbrodolato” un po’ (chi mi conosce sa i motivi della mia passione per Moccia e la sua scrittura, cosa che non manca di suscitare ironie da parte di chi ne viene a conoscenza), non mi sembrava bello sprecare le quasi 4000 battute che avevo scritto e le pubblico integralmente qui. Domani su “Il Tempo” apparirà una versione ridotta (di molto) e rielaborata:

 

Antonello Antonelli

Gli abitanti di Rosello, ai confini con il Molise, nella media valle del Sangro, lo hanno imparato a conoscere bene da circa diciassette anni, quando per la prima volta ha messo piede a Giuliopoli, frazione del piccolo Comune di 322 abitanti, di cui è originaria la moglie: allora, Federico Moccia, scrittore e regista, non era ancora famoso, il suo primo romanzo, quello che gli ha dato la notorietà in tutta Italia, «Tre metri sopra al cielo», circolava ancora quasi clandestinamente dopo che ne aveva fatte stampare poche centinaia di copie da una piccola casa editrice, lui era solo un autore di qualche fortunata serie televisiva («I ragazzi della Terza C» e «College») accanto al padre, il famoso regista Pipolo.

Non è dunque un volto sconosciuto ai suoi quasi concittadini l’autore dei romanzi che hanno segnato un’intera generazione e che oggi si candida a sindaco nelle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio, con la lista «Autonomia e libertà» patrocinata dal primo cittadino uscente ed assessore provinciale al Bilancio, Alessio Monaco. Già a novembre scorso, quindi in tempi non sospetti, quando aveva partecipato al Festival delle Letterature di Pescara e si era trattenuto con i fan e poi a cena con organizzatori e giornalisti aveva parlato del suo amore per l’Abruzzo e per il paesino dove ora si candida a sindaco: «A Rosello sanno tutti quanto ami sia il paese, sia la frazione di dove è originaria mia moglie, due località di cui ho sempre parlato bene, persino con un ringraziamento nel mio ultimo libro». Infatti, a chiusura di «L’uomo che non voleva amare», uscito nel febbraio 2011, Moccia ha scritto: «Un ringraziamento particolare lo vorrei fare a tutti gli amici di Giuliopoli. La scorsa estate ho passato dei giorni veramente belli in quel paese. Ogni mattina facevo una passeggiata e alla fine andavo a scrivere in una casa nuova su una collina. Ogni tanto prendevo una pausa, uscivo sul terrazzo e guardavo quel bellissimo panorama. Lì ho scritto gran parte di questo libro e se c’è qualcosa di buono sono sicuro che molto è merito loro».

Insomma, nessuna candidatura «calata dall’alto», ma profondamente sentita, come lo scrittore stesso racconta all’AdnKronos: «Ho potuto lavorare con serenità e sono stato trattato sempre con semplicità e autenticità. Quando mi hanno chiesto di impegnarmi ho voluto sapere come fosse venuta fuori l’idea e loro mi hanno raccontato che stavano in autostrada e hanno visto il mio ultimo libro alla cassa. In quell’occasione spontaneamente hanno fatto sapere che io sono un assiduo frequentatore di Rosello riscontrando il grande interesse del loro interlocutore, deciso ad andare in paese per avere un mio autografo. Così hanno pensato che io potessi richiamare molta attenzione su questo paesino ritenendo, quindi, che potesse essere utile per far conoscere le sue bellezze. A quel punto non mi potevo tirare indietro. Se posso fare qualcosa di buono, io lo voglio fare e con piacere».

Moccia ha intenzioni serie: sarà in paese subito dopo le vacanze di Pasqua per organizzare la campagna elettorale e non intende essere una semplice “figurina”. «Credo di essere all’altezza – ha spiegato – di fare il sindaco, non credo sia molto differente dall’affrontare i problemi di tutti i giorni e le situazioni che vivo nella mia attività. Mi è stato chiesto questo impegno e se eletto lo svolgerò con passione: ho tanti progetti ambiziosi». E all’AdnKronos, lo scrittore-candidato è più esplicito: «Come faccio nei miei libri quando menzionando un ristorante o un bar sono certo di fare cosa gradita al lettore perché non dò una fregatura a chi legge, altrettanto potrò fare ora per questi paesini alle porte del Parco Nazionale d’Abruzzo così pieni di grandi tradizioni e che hanno dato i natali ai più grandi cuochi di sempre. Insomma chi li conoscerà sarà contento e non penserà di aver preso una fregatura. E un politico che non dà una fregatura potrebbe essere una grande sorpresa per tutti».

 

Non fatico a credere alle parole di Federico, avendolo conosciuto, prima su carta e poi di persona: certo che per Rosello è comunque una fortuna, qualsiasi risultato uscirà dalle urne, visto che la visibilità è stata assicurata e al massimo grado. Tuttavia, personalmente ritengo che un sindaco debba vivere la realtà del paese che amministra 365 giorni l’anno (o quasi, insomma… le ferie sono concesse) e non essere una meteora, seppur autorevole o di grande impatto mediatico. Senza contare il fatto che il sistema elettorale dei Comuni disegnato dalla riforma del 1993 (che è una delle poche che ha veramente funzionato bene nella Seconda Repubblica) prevede il legame diretto tra il sindaco e la sua cittadinanza, che lo elegge direttamente, tant’è che dimesso il primo cittadino, l’intera amministrazione viene sciolta.

Ma se Federico Moccia in fascia tricolore, qualora eletto, sarà presente a Rosello ben più delle vacanze estive che di solito vi trascorre, allora probabilmente potrà dare un respiro diverso all’intera area, peraltro bellissima, del Medio Sangro, in termini di visibilità, di turismo, di progetti culturali.

Vedremo. Per ora, non resta che dare il mio in bocca al lupo allo scrittore, certo che la gente di Rosello sceglierà il meglio per sé stessa.

2 commenti

  • francesco colaizzo

    Ho letto il Suo articolo e tutto sommato se quello che scrive su Federico Moccia ( farà seriamente il sindaco del paese dove sono nato), mi può stare anche bene.
    Deve sapere che trent’anni orsono, il sottoscritto e tanti giovani di allora,tornati da varie città d’Italia, avevamo il sogno di trasformare il ns. piccolo paesino da agricolo a turistico.Facemmo carte false pur di realizzarlo e in parte ci riuscimmo, alimentando l’ambizione e il coraggio di persone che aprirono ristoranti, alberghi ,p’arrivo del WWF e agevolando le imprese agricole che presero una struttura più industriale,etc., ma nel tempo, tutto questo è sfumato nel nulla, soprattutto per una gestione amministrativa del comune, abbastanza familiare.
    Sicuramente il sig. Moccia sarà eletto sindaco, in quanto la lista che lo sfida fa parte del suo stesso gruppo, ma mi auguro che farà il sindaco autonomamente;
    se così sarà, avrà il mio plauso , in caso contrario avrà un acerrimo oppositore.
    Questo perchè il sottoscritto non crede alle favole e tantomeno alla storiella che il sig. Moccia poteva portare gente al paese, può darsi che così sarà, ma io credo che le intenzioni di chi lo ha candidato sono di tutt’altra natura.
    Il sindaco uscente aveva già scomodato l’ex on. Remo Gaspari, dandogli la cittadinanza onoraria di Rosello ;dopo qualche tempo è stato nominato e non votato, al consiglio della provincia di Chieti, dove attualmente ricopre la carica di amministratore al bilancio( quarda che caso fortunato)e poi mi chiedo:
    ” come mai il sindaco uscente, dopo diecdi anni di amministrazione comunale, non potendo essere rfieletto, non ha lasciato il posto a qualche altro
    giovane del posto, che bisogno aveva di essere il n° 1 della lista del sig. Moccia?”
    La cosa mi puzza un pò, ma se dovessi essere smentito da una saggia e autonoma amministrazione del sig. Moccia,dove sarà lui a dirigere l’orchestra, sarò il rosellano, no resident, più felice del mondo.
    Gradirei un suo commento
    Cordiali saluti
    Francesco Colaizzo

    • Non sono di Rosello, quindi non posso entrare nelle dinamiche politiche del paese, ma ritengo che lei abbia ragione nel dire che se Federico Moccia sarà, come dichiara, un sindaco vero e non uno specchietto per le allodole (così come lei sembra suggerire nel suo intervento), allora potrà fare bene alla collettività. Sul ricambio generazionale a livello amministrativo, sono pienamente d’accordo sul fatto che quando si finisce un mandato è bene lasciare altri a continuare il lavoro, mantenendo al massimo una funzione di “saggio” che rilascia i propri consigli a chi gli succede. Ma sono opinioni personali, che esulano dalle situazioni contingenti che io non posso ovviamente conoscere. Grazie del suo intervento!

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