Assemblee, confronti, dialoghi con le istituzioni: i freelance non mollano

C’è chi forse aveva pensato che dopo il grande lavoro di sensibilizzazione e di informazione fatto dai giornalisti freelance, precari, autonomi e collaboratori dei coordinamenti aderenti alla rete SottoPRESSione nel corso della campagna elettorale per il rinnovo degli organismi dell’Inpgi, tutto si sarebbe chetato e pian piano la mobilitazione nazionale si sarebbe sgonfiata: errore grave, poiché più di prima il tema del precariato giornalistico – che è questione anche di qualità dell’informazione e della stessa democrazia – è e sarà al centro della riflessione da Nord a Sud.

Ecco che negli ultimi giorni si rincorrono notizie importanti, che non ho potuto seguire con la giusta attenzione a causa della grande mole di lavoro che mi è caduta addosso, ma che è giusto non lasciare cadere ma rilanciare, come hanno fatto prima di me i colleghi di tutta Italia.

La prima notizia di grande impatto è la presentazione di una mozione bipartisan al Consiglio regionale del Veneto sul precariato giornalistico: frutto del lavoro dei colleghi di Re:Fusi, è stata presentata la settimana scorsa con i vertici della Regione, dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, tutti uniti – una volta almeno – per un segnale importante, anche se non decisivo (si parla pur sempre di una mozione!), di interesse da parte del mondo politico, che sta lentamente prendendo coscienza del problema (basti pensare alla legge sull’equo compenso, che è in attesa del passaggio in Senato).

Questa la sintesi dell’iniziativa, come risulta dall’agenzia di Stampa del Consiglio regionale veneto e dall’Ansa:

 

Due terzi dei 2400 giornalisti attivi in Veneto sono precari, collaboratori atipici o freelance, e il 65 per cento di loro non raggiunge i 5 mila euro di una retribuzione annua lorda. Per contrastare la crescente precarizzazione del lavoro giornalistico sta prendendo forma in Veneto una iniziativa legislativa “trasversale” che tuteli la qualità e l’indipendenza dell’informazione e salvaguardi l'”equo compenso” di chi lavora nei media.

L’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan, insieme ai consiglieri regionali Graziano Azzalin del Pd e Gustavo Franchetto dell’Italia dei Valori, hanno riunito attorno a un tavolo i rappresentanti dell’Ordine e del sindacato dei giornalisti e delle associazioni dei lavoratori atipici della carta stampata, dell’emittenza e del web elaborando alcune coordinate di lavoro, già formalizzate nella mozione depositata in Consiglio un mese fa e che, nelle prossime settimane, si tradurranno in un progetto di legge ‘ad hoc’.

Il ‘cantiere legislativo’ è stata presentato oggi alla presenza dei presidenti nazionale e regionale dell’Ordine dei giornalisti Enzo Jacopino e Gianluca Amadori, del presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale, del segretario del sindacato veneto dei giornalisti Daniele Carlon e del vicepresidente del Corecom Giovanni Gallo.

“Il ruolo degli operatori dell’informazione – ha premesso l’assessore Donazzan – è estremamente delicato per una società che vive di comunicazione, nella quale i media sono essenziali per il rapporto tra istituzioni e cittadini e per l’esercizio stesso della democrazia”.

“La precarietà di lavoro nell’informazione è una minaccia per la democrazia. Non ci potrà mai essere un’informazione di qualità senza il giusto compenso”, ha aggiunto Roberto Fasoli, consigliere Pd, che ha affiancato gli altri firmatari. Intanto il ‘cantiere’ legislativo sta lavorando per realizzare attraverso il Corecom e le associazioni di categoria un’indagine conoscitiva sulle aziende editoriali in Veneto e avviare “un tavolo regionale con i gruppi editoriali” che coinvolga anche i rappresentanti di Ordine, sindacato e coordinamento dei giornalisti atipici e precari. “Il progetto legislativo che sta prendendo forma – hanno anticipato Azzalini e Franchetto – intende orientare risorse e contributi pubblici verso quegli editori che rispettano retribuzioni congrue e stabilizzano collaboratori precari. Si intende inoltre sostenere iniziative e percorsi di formazione e di aggiornamento professionale finalizzati al reimpiego e allo sviluppo di nuove forme di autoimprenditorialità”. Sostegno diretto all’iniziativa legislativa è arrivato anche da Dario Bond, capogruppo del Pdl, che si è dichiarato pronto a sottoscriverla. Plauso e appoggio incondizionato anche dai vertici nazionali di Ordine e sindacato: “Il Veneto è la prima regione in Italia – hanno sottolineato Iacopino e Natale – ad assumere una iniziativa legislativa diretta a sostegno del ‘giusto compenso’ e della corretta applicazione delle norme contrattuali nel settore dell’informazione e dell’editoria. In tutti i settori l’erogazione di risorse pubbliche deve essere legata al rispetto del lavoro contrattualizzato, tanto più nel delicato settore dell’informazione”. (VENEZIA 15 MARZ – ARV)

 

Una legge regionale, la prima in Italia, che si oppone al precariato giornalistico: l’hanno presentata stamane nella sede del consiglio regionale veneto i tre firmatari della mozione che impegna la giunta alla nascita della legge, l’assessore Elena Donazzan (Pdl), e i consiglieri Graziano Azzalin (Pd) e Gustavo Franchetto Idv (Idv). I tre hanno incontrato il presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti Enzo Iacopino, quello della Fnsi Roberto Natale, Nicola Chiarini, il presidente di ‘Re:Fusi’, gruppo veneto giornalisti precari. Alla presentazione dell’iniziativa sono intervenuti anche il presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti, Gianluca Amadori, e il segretario del sindacato veneto dei giornalisti, Daniele Carlon La futura legge, secondo Azzalin, sarà depositata entro due mesi, farà leva sulla collaborazione col Corecom – era presente Gianni Gallo, vice presidente veneto – per stilare un elenco di editori virtuosi che saranno privilegiati nell’erogazione, ad esempio, dei fondi che la Regione stanzia per la propria comunicazione istituzionale. ‘Questa iniziativa – ha detto Natale – è la punta più avanzata in Italia. Ancora una volta dal Veneto, con il gruppo di Re:Fusi, parte un’avanguardia’.

Iacopino ha ricordato come questa sia ‘la battaglia principale dell’Ordine nazionale’ e Chiarini ha aggiunto: ‘un elemento di novità è il riconoscimento, per la prima volta, di un coordinamento di giornalisti precari come interlocutore ufficiale’. Da parte sua, Azzalin, a nome dei tre firmatari ha assicurato ‘massimo impegno e convergenza per tradurre in legge i principi di questo documento bipartisan’.

Durante l’incontro è stato ricordato come due terzi dei 2400 giornalisti attivi in Veneto siano precari, collaboratori atipici o freelance, e che il 65% di loro non raggiunge i 5 mila euro di una retribuzione annua lorda. Sostegno diretto all’iniziativa legislativa è arrivato anche da Dario Bond, capogruppo del Pdl, che si è dichiarato pronto a sottoscriverla. (VENEZIA, 15 MARZO – ANSA)

 

Ma la crescita di consapevolezza nasce soprattutto dalla condivisione con tutti i colleghi precari delle istanze e delle rivendicazioni della categoria: ed ecco che si moltiplicano, sul territorio, gli incontri e le assemblee per dare un nome, un volto e un legame ai tanti “paria dell’informazione”.

Una delle assemblee più attese dello scorso fine-settimana era quello di “Errori di Stampa”, il coordinamento dei precari romani.

L’emittente “Quinto potere” ne ha fatto una efficace sintesi, dalla quale si evince la situazione, ormai simile in tutte le latitudini d’Italia:

 

Poi si moltiplicano in rete le segnalazioni relative ad annunci di lavoro fasulli o comunque ingannevoli, che prevedono compensi simbolici o inesistenti: nello spirito della “Carta di Firenze”, che è in vigore da gennaio, finalmente inizia a farsi strada la consapevolezza che è scovando e denunciando tali irregolarità che si potrà sperare di migliorare le condizioni della nostra professione. Sarebbe bene quasi farci uno spazio web apposito per raccogliere tutte queste segnalazioni così da rendere evidente la forza di tanti che non accettano situazioni del genere.

Infine, una bella storia, che viene dai colleghi del Coordinamento Giornalisti Precari Campani, che in questi giorni si sono armati di scope, ramazze, cazzuole, pennelli e altro materiale per il “restauro edile”, per rimettere a nuovo un appartamento confiscato alla camorra ed assegnato proprio al consorzio creato dai precari dell’informazione, come racconta con dovizia di particolari il “Fatto Quotidiano” e questo servizio del Tg1:

 

 

Piccoli e grandi segni che dimostrano come dal teatro Odeon di Firenze molta strada, in consapevolezza ed in capacità operativa, è stata percorsa da parte di coloro che erano prima divisi e senza organizzazione e quindi decisamente più vulnerabili.

E non finisce qui.

 

 

4 commenti

  • Caro Antonello,
    ho un’istintiva simpatia verso tutto questo, ma continuo a farmi una domanda senza trovare risposte: non è che, in fondo, la madre di tutti i problemi è che c’è troppa gente che vuole far un lavoro di cui non c’è nè disponibiltà nè soldi per pagarlo? Avere aspettative è legittimo, ma che a qualcuno (a chi?) incomba il dovere di soddisfarle in ogni caso, mi pare eccessivo.
    Ciò, sotto il profilo pratico, rende vana quasi quasiasi altra nostra argomentazione.
    Non ti pare?
    Ciao, Stefano.

    • Verissimo. Sono d’accordo con te ed anche nei giorni di Firenze c’era chi lucidamente ha affermato che fare il giornalista non è un obbligo: se non ci sono gli spazi, sarebbe saggio cambiare mestiere. Che poi questa abbondanza di aspiranti sia uno dei fattori che deprezzano il lavoro giornalistico, credo sia evidente a chi mastica anche meno dei fondamenti dell’economia. Tuttavia, non per questo non ci si debba battere per un riconoscimento equo, che giocoforza porterebbe ad un assestamento del mercato. Grazie sempre della tua funzione di stimolo del dibattito!

  • Haha…stimolo, di solito mi danno di rompi, quindi sono io che ringrazio te!
    Comunque è vero, ce lo siamo detto più volte: basterebbe un robusto rialzo dei compensi medi non per dare a tutti un guadagno, ma per espellere dal mercato reale l’80% di cih si illude di poterne far parte. E finalmente si tornerebbe a parlare di cose serie. Incluso il fatto che “you can’t always get what you want”.

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