Anche i pubblicisti hanno il diritto-dovere del segreto professionale: finalmente!

La notizia che il tribunale di Palermo ha riconosciuto alla collega pubblicista Maria Letizia Affronti il diritto al segreto professionale, che per qualsiasi giornalista è un dovere, è da accogliere come molto positiva da tutta la categoria: finalmente la magistratura ha riconosciuto quello che la legge istitutiva dell’Ordine dei Giornalisti ha sempre affermato, che cioè la differenza tra pubblicisti e professionisti non è nei diritti e nei doveri, ma solo nella esclusività della professione. 

I pubblicisti, specie quelli che svolgono la professione giornalistica come esclusiva o prevalente (o, come afferma significativamente il neopresidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia, Riccardo Arena, commentando la vicenda, “chi svolge attività giornalistica in forma professionale”), condividono difficoltà e asprezze del mestiere con i professionisti, sempre che valga ancora questa distinzione, in considerazione che molti professionisti non si distinguono, quanto a retribuzioni, sicurezza del posto e vita professionale, dai pubblicisti. Per questo ribadisco che, anche senza lo stimolo della riforma introdotta dai decreti di Ferragosto e “Salva Italia”, sarebbe necessario permettere ai pubblicisti che vivono solo di giornalismo e lo fanno in maniera professionale e continuativa di poter accedere al registro dei praticanti e poi all’esame di Stato.

Il segreto professionale è una delle colonne della professione e da sempre non si capiva il motivo per cui la giurisprudenza fino ad oggi avesse negato questo diritto-dovere ai pubblicisti (da ricordare che proprio pochi mesi fa una collega pubblicista di Enna fu condannata in tribunale proprio perché non gli fu accordato tale diritto e lei non rinunciò al suo dovere di segretezza).

Personalmente, leggo con entusiasmo questa decisione nell’ottica della professionalizzazione della categoria, della quale sono convintissimo e per questo sono favorevole ad una riforma in questo senso dell’Ordine dei Giornalisti (e – ripeto per non essere frainteso – del diritto dei pubblicisti che lavorano in via esclusiva o prevalente come giornalisti con una norma transitoria), che dovrebbe arrivare comunque, indipendentemente da quelli che saranno gli obblighi imposti dai decreti governativi.

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