Amianto seconda puntata: quando la paura della burocrazia paralizza!

Dopo il mio primo pezzo della mini-inchiesta che sto conducendo sullo smaltimento (praticamente inesistente) dell’amianto a Chieti, sono stato contattato da diverse persone che a vario titolo si occupano di questo grave problema e l’orizzonte, che descrivevo desolante per la sola città, è diventato simile per tutta la regione Abruzzo a causa della proverbiale diffidenza, tutta abruzzese, ma non senza ragioni, nei confronti della burocrazia pubblica. 

Non solo: quello che è emerso mi ha spaventato ancora di più, perché davvero abbiamo amianto dappertutto, anche dove non penseremmo, e solo un occhio esperto può ricavarlo.

Da telefonate ed incontri è uscita questa seconda puntata, molto più interessante e sconsolante della prima, uscita questa mattina su “Il Tempo”:

 

Antonello Antonelli

L’allarme amianto non accenna a placarsi: al di là del censimento regionale completato nel 2007, che ha già rilevato numerosi siti, pubblici e privati, di natura industriale o strettamente familiare, non ancora bonificati in tutta la città, il pericoloso materiale dall’alto potere cancerogeno, messo al bando nel 1992, si potrebbe annidare in numerosi oggetti di uso quotidiano e nella sua forma più pericolosa, quella friabile. Infatti, non sono poche le centrali termiche e caldaie costruite prima del 1992 ad avere diversi componenti fatti di amianto, così come elettrodomestici di uso comune, per esempio i fornetti elettrici; addirittura i parapetti dei balconi, che possono apparire in laminato, in realtà sono realizzati con il glasal, composto derivante dall’amianto (un esempio è all’ospedale di Pescara), le condutture dell’acqua, le grondaie dei palazzi. Una lunga serie di rischi che il censimento 2007 non ha rilevato e che dovrebbe essere neutralizzata attraverso la bonifica, che la legge regionale del 2009 rende obbligatoria entro 90 giorni per l’amianto friabile. I finanziamenti, cospicui, esistono, ma anche i privati sono restii ad utilizzarli (solo 38 hanno fatto domanda in tutto Abruzzo nel 2010): la burocrazia per giungere al contributo è complicata (la domanda va fatta in Comune, che prepara un’istruttoria da trasferire in Regione la quale passa la pratica ad un apposito comitato che completa l’esame e dà il via libera al finanziamento) e si tratta comunque di un’autodenuncia, che porta all’immediata attivazione del periodo massimo di bonifica. Gli enti invece sono scoraggiati dalla mancanza della copertura totale del finanziamento: il 70% della rimozione e zero per il ripristino. Così anche chi si è piazzato in un posto utile in graduatoria rinuncia al contributo: a giovarsene, intanto, sarà anche il Comune di Chieti, che ha ottenuto tre finanziamenti per altrettante scuole da bonificare.

 

Non credo di essere cattivo profeta nell’attendermi altre reazioni ed anche una terza puntata… nel frattempo, verificate che attorno a voi non ci sia più amianto, è fondamentale per la salute di voi e dei vostri cari!

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