La fame di lavoro fa notizia: il “caso” di Ikea a San Giovanni Teatino

Quasi inconsapevolmente, una storia di periferia deflagra nella cronaca nazionale di un giornale, il mio.

Così mi ritrovo da un giorno all’altro (mi capitò già una volta nel 1997, quando l’allora arcivescovo, mons. Edoardo Menichelli, tenne un’omelia molto dura sulla famiglia) in prima pagina nazionale de “Il Tempo” con un richiamo all’apertura della pagina economica del quotidiano in cui lavoro, ovviamente da collaboratore precario, da ben 19 anni (venti se consideriamo il primo anno quando, diciassettenne, seguivo le partite di calcio del Miglianico facendo rapporto ad un collega che poi scriveva e firmava l’articolo).

Ma cos’ha di clamoroso la notizia che sin dalla prima mattinata del 9 febbraio si accalca sulle prime pagine di tutti i quotidiani on-line d’Abruzzo?

Beh, qualcosa di poco gioioso: per le selezioni in vista dell’apertura del punto vendita Ikea, prevista a fine luglio, a fronte dei circa 200 posti offerti sono arrivati sul sito internet della società svedese (che gestisce tutto a livello informatico, così da garantire correttezza ed imparzialità), 30.446 curricula. Una enormità, che si dimostra ancora più deforme se si va ad analizzare la composizione socio-culturale di questi aspiranti, che io ho messo in evidenza nel mio pezzo, uscito ieri:

 

Antonello Antonelli

CHIETI Non ci sono solo i concorsi pubblici per l’agognato (e ultimamente vituperato) posto fisso a registrare record di candidati: basta infatti che Ikea, la multinazionale svedese leader nell’arredamento da interni, che sta lentamente conquistando l’intero territorio nazionale con i suoi punti vendita riconoscibili per l’inconfondibile forma e i colori gialloblu, annunci una selezione per circa duecento posti a tempo indeterminato per il nuovo megastore che verrà inaugurato a fine luglio, ed ecco che arrivano ben 30.446 curricula. Tanti sono, infatti, gli aspiranti per una delle figure professionali richieste nel nuovo punto vendita, che sarà collocato a San Giovanni Teatino, cittadina di 13 mila abitanti posta a metà strada tra Chieti e Pescara e già gravata da ben sei tra centri commerciali ed iperstore, generalisti e monomarca: servono addetti per i servizi alla clientela, commessi per la vendita, responsabili della logistica e infine impiegati nei servizi di ristorazione, senza contare i posti (a tempo determinato, però) relativi agli addetti alle pulizie ed ai servizi accessori, come i parcheggi, che però saranno individuati attraverso la concessione delle mansioni a ditte esterne locali.

A fare la parte da leone tra gli aspiranti, ovviamente, ci sono gli abruzzesi, che da soli rappresentano circa il 55% di tutte le domande pervenute sul sito di Ikea (che ha automatizzato tutta la procedura di candidatura, non permettendo alcuna domanda cartacea), ma non mancano pugliesi (circa il 17%), marchigiani (poco meno del 15%), molisani (intorno al 10%), ed in misura molto minore laziali, campani, umbri e persino toscani e lucani.Diversissima anche la composizione socio-culturale dei candidati: la maggior parte sono giovani sotto i 35 anni (poco meno della metà), laureati e con alle spalle lavori precari, ma non mancano gli over 50 (circa il 10% del totale) che sono per lo più ex operai finiti in mobilità dopo anni di onorato servizio in una delle piccole e medie industrie della Val Pescara, oggi ridotta ad un vero e proprio cimitero di aziende dismesse (la sola città di Chieti, centro nevralgico dello sviluppo industriale degli anni Cinquanta e Sessanta, ha perso negli ultimi dieci anni più di ottomila posti di lavoro nel settore secondario). Imponente il numero delle donne (che rappresentano il 65% del totale), tra le quali si trovano tanto le studentesse universitarie, quanto le loro mamme, con la speranza di contribuire con un lavoro sicuro al magro bilancio familiare.

«Per il nostro territorio – ha infatti commentato il sindaco di San Giovanni Teatino, Luciano Marinucci – quella di Ikea è una grande opportunità di dare una boccata d’ossigeno ad un’economia in rapida stagnazione ma soprattutto a tante famiglie che in misura sempre maggiore si presentano in Comune perché impossibilitate a fare fronte alle spese quotidiane. Purtroppo, gli enti pubblici non possono più dare risposte dirette e la sfida è quella di creare le condizioni perché ci siano investimenti, come quelli che ha messo in campo la società svedese che sta letteralmente trasformando a livello urbanistico la zona dove si sta insediando».

Da oggi, comunque, il titanico compito di esaminare tutti i curricula dei trentamila toccherà all’ufficio Risorse Umane del ramo italiano di Ikea, che intende dare una risposta ad ogni domanda pervenuta: ci sarà prima una selezione in base alle competenze dichiarate, poi i prescelti saranno contattati per un primo colloquio telefonico. A partire dalla prima settimana di marzo i candidati ritenuti idonei a seguito di un’intervista telefonica, saranno convocati per un primo colloquio di gruppo a cui parteciperanno anche i responsabili di reparto delle singole funzioni. Dopo questa prima prova di gruppo, tutti i candidati sosterranno un colloquio individuale.

 

Questa la notizia. Potevano mancare le polemiche? Figuriamoci, in una realtà provinciale come la nostra.

Ecco che domani, ovviamente solo nell’edizione regionale de “Il Tempo” uscirà questo articolo che ne dà conto.

 

Antonello Antonelli

SAN GIOVANNI TEATINO All’indomani dell’incredibile successo della selezione che Ikea ha iniziato per il punto vendita in apertura in città entro la fine di luglio, con 30.446 curricula inviati per i circa duecento posti a disposizione, le prime polemiche e i primi distinguo iniziano a serpeggiare qua e là, soprattutto in merito ai criteri con cui la società (di Milano) incaricata dal gruppo svedese della verifica delle domande, procederà per la scrematura dei candidati prima dell’avvio dei colloqui di gruppo, a cui poi seguiranno quelli individuali. A dare la stura ai dubbi è il segretario provinciale dell’Ugl, Leonardo De Gregorio: «Apprendere – scrive – che vi saranno duecento posti di lavoro presso l’Ikea di San Giovanni Teatino è senza dubbio una notizia da tenere in considerazione specialmente quando nella zona del Chietino-Val Pescara si perde occupazione. Le domande pervenute ci dicono che sono addirittura 30.000 ma non conosciamo quali saranno i requisiti per l’assunzione del personale se non attraverso colloqui e men che meno se vi sarà una selezione tenendo conto delle qualifiche, dei titoli di studio, dei carichi familiari o ci si rivolgerà tra i lavoratori posti in mobilità o in cassa integrazione. Altro aspetto da tenere presente, e che scongiuriamo in maniera energica, sono le eventuali “segnalazioni” che già circolano nei vari ambienti politici e non. Ci auguriamo fermamente che la società Ikea si comporti con trasparenza e con la massima professionalità nel procedere alle assunzioni che non siano però posti di lavoro a termine altrimenti si incrementeranno  ulteriormente le liste dei lavoratori precari». La società svedese risponde con una nota ufficiale che chiarisce i criteri delle selezioni, assicurando che non ci saranno pressioni e segnalazioni, ricordando l’esperienza già passata in territori difficili come Sicilia e Calabria: «Lo screening dei curricula ricevuti sarà effettuato con un occhio attento alla ricerca di quelle competenze che rispondano alle necessità professionali di queste funzioni: servizi alla clientela, vendita, logistica e servizi di ristorazione. Successivamente, le persone i cui curricula verranno ritenuti in linea con le posizioni ricercate, saranno contattate per un primo colloquio telefonico. Ikea ha previsto importanti investimenti nella formazione trasversale e specialistica dei neoassunti: questo sforzo punta  a valorizzare lo sviluppo della nuova squadra di collaboratori abruzzesi che a loro volta porteranno il proprio valore aggiunto nella società, soprattutto in termini di conoscenza del territorio e dei gusti dei potenziali clienti».

Il richiamo in prima pagina dell'edizione di ieri. In basso a destra

Raccomandazioni? Spintarelle? Segnalazioni? Questo è il timore lì dove c’è fame di lavoro, ma Ikea è fatta davvero di un’altra pasta e lo posso testimoniare direttamente, grazie alla mia esperienza di addetto stampa del Comune che ospiterà il nuovo punto vendita della società svedese. In tutti gli incontri svolti con la nuova amministrazione comunale, tanto il direttore di Ikea Italia, quanto il responsabile delle relazioni esterne hanno messo come condizione unica per insediarsi sul territorio (e realizzare milioni di euro di opere di urbanizzazione completamente gratis e poi cedute al Comune) la non ingerenza nella gestione dei posti di lavoro, che saranno riservati a chi ha i requisiti che la società ritiene essenziali per le singole posizioni. La citazione che dà forza al discorso era sempre la stessa: “Abbiamo fatto lo stesso discorso in Calabria e in Sicilia: Se volete che ci insediamo qui, queste sono le regole, altrimenti ce ne andiamo da un’altra parte, tanto non ci mancano le offerte”.

Coerenza svedese, che poco ha a che fare con il provincialismo tutto italiano.

4 commenti

  • Due mentalità diversissime che si scontrano. A mio avviso, proprio per questo, in tanti, magari anche già con un piccolo impiego, hanno tentato l’invio del curriculum: cioè la sicurezza (anche se non totale) della mentalità svedese nell’accesso al lavoro, catapultata, però, vicino casa.

  • Milena

    Salve Antonello,

    Ho appena letto il tuo interessante articolo. La mia impressione, sino ad ora, è che l’Ikea voglia presentarsi come una realtà “nordica” e “politically correct”.

    Io personalmente ho qualche dubbio. Ho notato che le posizioni aperte riguardavano solo profili molto bassi; come se qui da noi le alte professionalità non fossero “presenti”.

    E mi chiedo…Ma allora chi è stato assunto in posizioni direttive? Dove sono avvenute le selezioni? Da dove arrivano i direttori (personale, ristorazione…insomma una lunga lista)?

    Noi avremo anche una realtà “provinciale” (che, allo stesso modo, sarà tipica della provincia italiana del Nord e della provincia svedese) ma francamente questo aspetto mi fa riflettere e lo trovo grave. La nostra regione ha grandi limiti, il più grave è il volersi “accontentare” della mediocrità, ma le professionalità valide esistono e sono state completamente ignorate dall’Ikea, che ha giudicato l’Abruzzo, il nostro Abruzzo, come una realtà da cui attingere 200 figure probabilmente part time e al minimo contrattuale. Io francamente lo trovo vergognoso.

    Cordialmente,
    Milena

  • matteo

    concordo pienamente con Milena. è facile esaltare “gente di fuori”, paragonando presunte doti di imparzialità e “superiorità morale” col nostro provincialismo…
    la realtà è che Ikea sta aprendo un colosso, offrendo 200 posti di lavoro di cui la maggior parte partime e a tempo determinato, con stipendi bassissimi.
    Senza contare il fatto che, come ha già scritto chi mi ha preceduto, le mansioni sono tutte di livello medio-basso, non qualificate. Il fatto che la maggior parte di candidati siano abruzzesi e laureati mi fa riflettere. E così che questi presunti benefattori svedesi, civili e onesti, sfruttando il misero momento storico che stiamo vivendo, hanno la possibilità di selezionare e inserire ragazzi laureati e spesso altamente qualificati per impiegarli come cassieri e scaffalisti (con tutto il rispetto ovviamente). Che bravi, che furbi, complimenti! Finchè possono permetterselo, lasciamoli fare. Ma non è detto che questa triste situazione duri in eterno…

  • Eva

    Leggo ora questo articolo, dopo essermi documentata tutto il giorno sui colloqui ikea, mi hanno chiamato per fare un colloquio domani, e sinceramente mi viene molta rabbia a pensare che se quello che dice Milena è vero, ci stanno prendendo per il naso! ho qualifiche da vendere, e mi hanno chiamato per lavorare nei fine settimana…ho detto tutto…poiché mi sto laureando alla quinquennale mi potrebbe andare anche bene, ma fino a quando? fino a quando mi laureo e poi? secondo loro con 300€ al mese ci campo….e secondo me se si apre in abruzzo, dovrebbero essere presi solo abruzzesi, o per la maggior parte, visto che è una regione in crisi, con molti problemi di lavoro, basta sapere che Chieti è una delle città con il tasso più alto di disoccupazione in Italia. Non lavoro dal 2009, e mi sono rimessa a studiare per poter avere casa gratis (borsa di studio) e mensa, almeno per non pesare sulla mia famiglia, e soprattutto per aggiornarmi. Povera Italia, anzi poveri noi italiani medi!

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