La fisica quantistica ammette la possibilità dell’esistenza di Dio: un testo illuminante!

Scrive il fisico:
“(…) La fisica moderna ha risolto la secolare opposizione con la religione, ammettendo l’esistenza del trascendente, di qualcosa che si trova al di là della percezione dei sensi (…). In questo modo ha riportato tra noi la meraviglia dell’incommensurabile, la magnificenza della natura e delle sue leggi (…) Se la fisica classica ci aveva reso presuntuosi, la fisica moderna ci sta insegnando l’umiltà e lo stupore, lasciando intravedere – in alcuni casi mostrando con certezza – che dietro l’universo si nasconde qualcosa di grandioso, da molti chiamato Dio (…)”.
Risponde il teologo:
“(…)Il dialogo con la scienza significa prima di tutto ascoltare con umiltà e cercare di capire quello che la scienza ha da dire. (…) È così che spero si possa realizzare quella che i greci chiamavano gnosi: conoscenza, comprensione e illuminazione. Il mio spirito si illumina all’improvviso e nello spettacolo del mondo entra la luce che schiude la verità. Verità per i greci è togliere il velo, affinché si possa scrutare attraverso di esso rendendo tutto più chiaro. Aletheia (…)”.
123 pagine lette tutte d’un fiato in meno di 24 ore, colpevolmente molti mesi dopo che Sara Porreca me le ha regalate. Un rapido e coinvolgente viaggio in una delle materie che più ho odiato negli anni di liceo, la fisica, che mi appare ora più “umana” (ai miei tempi si parlava solo di fisica classica) e un convincimento che già la lettura di Davide Rondoni mi aveva consolidato: tutto concorre alla conoscenza della natura: poesia, scienza, religione, e molto non è ancora stato capito o scoperto. Quindi: umiltà, umiltà!
La splendida conclusione del saggio:
“(…) Perché esista qualcosa anziché il nulla?
I fisici sanno che non si può rispondere a tale domanda utilizzando il metodo scientifico, perciò la ignorano. Essa, però, ci tocca da vicino nel nostro essere umani.
Praticamente ogni scoperta cosmologica avvenuta nell’ultimo decennio sembra lasciare l’essere umano ancora più solo, più insignificante e privo di senso, sperduto in un universo imperscrutabile. È quasi impossibile non restarne sgomenti.
Gli strumenti della fisica sono inadeguati alla ricerca del significato della vita umana, nei confronti del quale è necessario porsi con un atteggiamento che non rientra nel repertorio scientifico, un’attitudine alla fiducia e, in particolare, alla fiducia nei confronti dell’esistenza stessa di tale significato, un atteggiamento che contempli la vita non come il frutto del caso, bensì come prodotto di una causa prima universale, che molti identificano con Dio (…)”.

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