L’emozionante incontro con papa Francesco nel corso dell’udienza con l’AIART

Gli occhi e il sorriso: queste sono le cose che colpiscono immediatamente di papa Francesco e sono le due cose che abbiamo scambiato nei 30/40 secondi che ci hanno visti assieme ieri mattina nella Sala Clementina. Occhi negli occhi prima, a scrutarci con affetto, uno scambio di parole rapido (“Sono un insegnante, i miei alunni mi hanno chiesto di salutarla” … e lì si è illuminato… “Una preghiera per coloro che me l’hanno chiesta”… e nient’altro) e poi un sorriso contagioso che abbiamo regalato l’uno all’altro. Un incontro emozionante, che rimarrà fisso nel cuore!

Tre stralci, significativi per me, la mia vita, il mio impegno, ma anche per tutti coloro che fanno comunicazione, divulgazione, educazione ai media, dalle parole di papa Francesco dedicate a noi dell’AIART:
“(…)Ma come educare, in particolare le giovani generazioni immerse in un contesto sempre più digitale? C’è un passo del Vangelo che può ispirare un buon approccio, quando Gesù ci dice di essere «prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16). La prudenza e la semplicità sono due ingredienti educativi basilari per orientarsi nella complessità di oggi, specialmente del web, dov’è necessario non essere ingenui – non essere ingenui – e, allo stesso tempo, non cedere alla tentazione di seminare rabbia e odio. La prudenza, vissuta con semplicità d’animo, è quella virtù che aiuta a vedere lontano, che porta ad agire con “previsione”, con lungimiranza. E non ci sono corsi per avere prudenza, non si studia per avere prudenza. La prudenza si esercita, si vive, è un atteggiamento che nasce insieme dal cuore e dalla mente, e poi si sviluppa. La prudenza, vissuta con semplicità d’animo, sempre ci aiuta ad avere lungimiranza. (…)
Le vostre realtà, impegnate in questo settore, possono far crescere una cittadinanza mediale tutelata, possono sostenere presidi di libertà informativa e promuovere la coscienza civica, perché siano riconosciuti diritti e doveri anche in questo campo. È una questione di democrazia comunicativa. E questo, per favore, fatelo senza paura, come Davide contro Golia: con una piccola fionda fece cadere il gigante. Non giocate solo in difesa ma, rimanendo “piccoli dentro”, pensate in grande, perché a un compito grande siete chiamati: tutelare, attraverso le parole e le immagini, la dignità delle persone, specialmente la dignità dei piccoli e dei poveri, i preferiti di Dio. (…)
Vorrei indicarvi l’esempio del Beato Carlo Acutis (…). Quel giovane non è caduto in trappola, ma è diventato un testimone della comunicazione. La testimonianza è profezia, è creatività, che libera e spinge a rimboccarsi le maniche, a uscire dalle proprie zone di tranquillità per rischiare. Sì, la fedeltà al Vangelo postula la capacità di rischiare nel bene. E di andare controcorrente: di parlare di fraternità in un mondo individualista; di pace in un mondo in guerra; di attenzione ai poveri in un mondo insofferente e indifferente. Ma questo si può fare credibilmente solo se prima si testimonia ciò di cui si parla (…)”.
Sono parole che mi hanno toccato particolarmente e che tracciano un sentiero che mi sento di dover percorrere sempre nella mia attività di insegnante, di giornalista, di divulgatore, di educatore.

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