Simona, dicci che è uno scherzo… Un saluto ad una collega speciale!

Svegliarsi un sabato di fine agosto, rinfrancato da un riposo oltre il normale dopo una settimana di lavoro a scuola, e farsi andare di traverso il caffellatte: come d’abitudine, una delle poche che ho mantenuto della mia “vecchia” vita da giornalista, mentre faccio colazione sfoglio i principali social network per avere una panoramica di quanto accade, sia qui vicino, sia più lontano e l’occhio mi cade su un sibillino messaggio del collega Luca Pompei: “Simmy Petaccia… NOOOOOOOOOO”.

Ho già capito ma non voglio vedere la realtà, scorro i pochi commenti e sono increduli come me, faccio una rapida ricerca e purtroppo trovo la conferma che mai avrei voluto leggere: Simona Petaccia, una delle più care colleghe giornaliste di Chieti, sempre sorridente e sempre grintosa, unica nella sua vitalità prorompente e nella sua verve creativa, non c’è più, dopo un breve ricovero all’ospedale clinicizzato del capoluogo teatino.

Non ci posso credere ancora, non è possibile, non ci sto… Simona no! Ora capisco il post del collega Luca…

Ricordare Simona è difficile, partendo dall’incredulità che non ancora mi abbandona: l’ho conosciuta bene, avendo condiviso con me ed altri colleghi l’avventura (prima giudicata folle, poi sempre più concreta e vincente, purtroppo poi terminata per diversità di veduta) dell’agenzia di comunicazione “Co-munic@” ormai più di 15 anni fa in cui era uno dei membri più attivi e creativi. Poi i cinque anni del mandato di sindaco di Francesco Ricci a Chieti, in cui lei è stata uno dei perni dell’Ufficio Stampa di palazzo d’Achille: ci si incontrava tutti i giorni, anche più volte al giorno e si condivideva molto, non solo a livello professionale. Le sue battaglie, la sua determinazione, la sua voglia di essere trattata alla pari degli altri, in quanto donna in primis e in quanto disabile in secundis (vedete? Cito la sua disabilità solo dopo più di 25 righe… per me e per tutti quelli che l’hanno conosciuta bene era un tratto secondario del suo essere, anche se visivamente era la prima cosa che si notava) sono state epiche (ho scritto “sono” al presente, poi mi sono dovuto ricredere e ho cambiato il verbo al passato… non ci credo ancora!).

Ironia tagliente e sorriso contagioso palesavano un carattere fermo e determinato, pronto a sfidare il mondo… in questo blog conservo (basta cliccare qui) un mio articolo del 2012 su una delle sue battaglie di civiltà, combattute prima nella sua, nella nostra Chieti, poi in tutta Italia, quella dell’accessibilità. Ed è questa la sua vera guerra, senza quartiere, che l’ha portata in tutto il Paese, e anche fuori di esso, testimonial dei diritti dei disabili a fruire di tutto il patrimonio paesaggistico, culturale, sociale, turistico, artistico offerto spesso con incredibili barriere architettoniche che irridevano alle numerose leggi sull’accessibilità. La sua “Diritti Diretti onlus”, che ha generato il premio nazionale “Turismi per Tutti”, è stata la sua creatura di maggiore successo, che ha ottenuto anche il riconoscimento della Presidenza della Repubblica e che ha contribuito in maniera decisiva a cambiare l’approccio dei gestori del settore turismo nei confronti dei diritti dei disabili.

Potrei scrivere ancora fiumi di parole, ma non ci riesco, letteralmente: per me rimarrà sempre il sorriso e la voce argentina di una collega che non mancava mai di scambiare pensieri, parole, idee, opinioni ogni volta che ci vedevamo, sia se eravamo sul Corso di Chieti sia se ci presentavamo assieme ad un incontro ufficiale.

Mi mancherà quella carrozzina elettrica che inconfondibilmente la segnalava. Ciao Simona!

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