Oggi, festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Auguri a tutti i colleghi

Non manco mai di ricordarlo da quando sono diventato giornalista (e a quei tempi la mia sezione provinciale dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana lo celebrava sempre solennemente) ed è un segno della fede che accompagna anche il mio difficile lavoro: oggi è la memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, vescovo della Ginevra protestantizzata a cavallo tra XVI e XVII secolo e noto per i suoi “fogli volanti”, giornalini ante litteram, che era solito infilare sotto le porte delle case dei (pochi) cattolici ginevrini per rinsaldare la loro fede.

Auguri dunque a tutti i colleghi, credenti e non, anche perché il valore della festa risiede nella possibilità di riflettere sui tanti aspetti della nostra difficile e delicata professione ed è illuminante il messaggio, non a caso diffuso proprio oggi, di papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (che quest’anno cade l’1 giugno), che si può reperire sul sito ufficiale della Santa Sede.

Ne cito alcuni passaggi significativi, che indicano nodi problematici della professione ma anche espressioni di limpida speranza:

 

In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti. I muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri. I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolareinternet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio.

Esistono però aspetti problematici: la velocità dell’informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta. La varietà delle opinioni espresse può essere percepita come ricchezza, ma è anche possibile chiudersi in una sfera di informazioni che corrispondono solo alle nostre attese e alle nostre idee, o anche a determinati interessi politici ed economici. L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso. (…)

Chi comunica, infatti, si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunicare significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come “prossimità”.

Quando la comunicazione ha il prevalente scopo di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone, ci troviamo di fronte a un’aggressione violenta come quella subita dall’uomo percosso dai briganti e abbandonato lungo la strada, come leggiamo nella parabola. In lui il levita e il sacerdote non vedono un loro prossimo, ma un estraneo da cui era meglio tenersi a distanza. A quel tempo, ciò che li condizionava erano le regole della purità rituale. Oggi, noi corriamo il rischio che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il nostro prossimo reale. (…)

La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane. La neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore. Proprio per questo la testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali.

 

E, come di consueto, il mio arcivescovo, mons. Bruno Forte, ha offerto a tutti i giornalisti una preghiera per celebrare ed interiorizzare questo giorno di festa:

 

Signore,

che io abbia piena consapevolezza

della dignità del compito che mi è affidato

e delle responsabilità connesse

al servizio dell’informazione.

Aiutami a seguire la voce della coscienza,

cercando di piacere sempre e solo a Te.

Fa’ che non manchi mai al mio cuore

la fiducia nella forza della verità,

cui obbedire anche quando dovessi pagare di persona.

Che il mio lavoro si fondi sull’ascolto onesto dei fatti,

affinché possa informare rigorosamente gli altri

e promuova la partecipazione consapevole di tutti e di ciascuno

alla vita civile, culturale, politica ed ecclesiale.

Alimenta in me il desiderio di contribuire al bene comune

e fa’ che io possa alimentarlo nel mio prossimo.

Non permettere che dimentichi i poveri e i deboli,

aiutandomi a prestar loro attenzione

per dar voce specialmente a chi non ha voce.

Fa’ che io sia ponte di dialogo fra posizioni diverse,

testimone e operatore di giustizia e libertà,

specialmente nel rapporto con la classe politica e le istituzioni,

stimolando l’una e le altre a servire la gente e non a servirsene.

Che io possa così sperimentare la Tua Chiesa

come comunità amica, vigile e accogliente,

attento ai suoi richiami a fuggire la superficialità

e il cedimento alle mode che passano.

Sia vera ricompensa per me la consapevolezza

di aver svolto un servizio serio e onesto!

Signore, non permettere che io mi lasci sedurre dal carrierismo,

dalle lusinghe e dai compromessi morali!

Tu che scruti i cuori e li conduci al bene

abbi misericordia di me, illuminami

e sostieni il mio cammino al servizio del bene di tutti

sulla via della verità, che ci fa liberi. Amen. Alleluja!

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