Il lavoro umano costa meno di un cartello pubblicitario sulla strada? Ikea, una foto eloquente e tanti dubbi su cui riflettere…

San Giovanni Teatino, via Pietro Nenni (tratto della Statale 5 Tiburtina), in prossimità dello svincolo per il casello autostradale A-14 Pescara Sud-Francavilla, dove ha aperto da mercoledì scorso il nuovo punto vendita Ikea: dalle prime ore del mattino un giovane lavoratore precario, assunto dall’impresa che ha vinto l’appalto per il servizio di pulizia del megastore svedese in Abruzzo, si posiziona nell’aiuola spartitraffico per qualche ora a reggere il cartello di indicazione verso il negozio. Un’immagine che non sfugge a nessuno e qualcuno cerca di capire di più.

Premetto: la foto non l’ho scattata io, né io ho parlato con questo lavoratore, ma chi mi ha fornito la foto e le informazioni è una fonte più che attendibile, “di prima mano”, si potrebbe dire. Naturalmente, ho verificato il tutto.

Non voglio fare polemiche su Ikea né sul suo concetto di vendita (tant’è che con molta probabilità arrederò buona parte della mia costruenda casa proprio da loro, quindi non ho nulla in contrario sul “modello Ikea”).

Tuttavia, mi chiedo: possibile che sia più conveniente per il colosso svedese (come per chiunque, immagino) far reggere un cartello del genere ad una persona, tra l’altro con contratto settimanale ed assunta per fare le pulizie, piuttosto che installare un palo su cui innestare l’indicazione e pagare la relativa tassa al Comune e all’Anas? Così poco vale il lavoro umano oggi?

Sorvolo sulle questioni di “dignità” di un impiego del genere (molti direbbero, non a torto: purché si lavori…), ma penso che questa fotografia possa rappresentare a ragione quel che è diventato il lavoro in Italia: precario, incerto, incredibile, senza alcun diritto.

La stessa Ikea, nel corso della conferenza stampa di presentazione della settimana scorsa, di cui ho già parlato in un post precedente, pungolata dal fuoco di fila delle nostre domande, ha rivelato che il 74% degli assunti nel punto vendita di San Giovanni Teatino ha un contratto a tempo determinato variabile dai 3 ai 12 mesi, mentre la prima verifica sui risultati di vendita sarà effettuata dopo 18 mesi (quindi non ci sarà correlazione tra la riconferma degli assunti e l’andamento economico del negozio). Senza contare, venatura localistica non di poco conto, che nessuno degli abruzzesi che hanno superato le selezioni durate mesi (cioè i tre quarti della forza lavoro) ha avuto un contratto a tempo indeterminato. Nessuno.

Dati. Semplici dati. Poi ognuno ne trae le conseguenze.

A proposito: dopo le polemiche che hanno preceduto l’apertura del punto vendita di Ikea, relative soprattutto al traffico e che hanno costituito per giorni aperture e spazi notevoli su quotidiani, telegiornali, radio ed agenzie, si è registrata una massiccia presenza del marchio svedese negli spazi pubblicitari di tutte (o quasi) le testate giornalistiche locali. Certamente una strategia di marketing del tutto standard per il colosso nordeuropeo.

 

Aggiornamento del 3 settembre: Ho appena appreso che la paga oraria di questi “reggicartelli” è di 4 euro netti all’ora. Tanto costa l’essere in mezzo al traffico, raccogliendo smog a pieni polmoni.

 

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