Buon 2012 e benvenuta, Carta di Firenze!

“Dies albo signanda lapillo”: così i Romani indicavano, mettendo sul calendario in pietra presente nel Foro un sassolino bianco (album lapillum) i giorni “fausti”, quelli nei quali era consentito sacrificare agli dei perché rappresentavano giorni benevoli e fortunati. Ecco: questo 1 gennaio 2012 è un evidente giorno fausto, non solo perché è Capodanno, ma soprattutto perché è il giorno in cui la “Carta di Firenze” entra in vigore.

Il 2011, per molti aspetti annus horribilis, verrà comunque ricordato da freelance, precari ed autonomi del giornalismo come l’anno della presa di coscienza collettiva e della capacità di imporre, al dibattito della categoria, le condizioni, davvero indecenti, in cui si dibatte la maggior parte dei giornalisti, quella che rappresenta il 70% della forza-lavoro attiva e che è costretta a lavorare senza tutele, senza garanzie e per uno stipendio (se si può chiamare così) da fame, a volte con la silente complicità dei colleghi contrattualizzati.

Le due giornate del 7 e 8 ottobre 2011, al teatro Odeon di Firenze, nelle quali quasi 400 freelance autoconvocati hanno dato forma e vita alla “Carta deontologica contro lo sfruttamento dei precari”, rimarranno scolpite nella storia della categoria e hanno già segnato, a mio parere, uno spartiacque importante per tutti i giornalisti italiani.

Significativa, a mio parere, è stata anche la scelta del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, di fare un ampio cenno alla “Carta di Firenze” nella sua introduzione alla conferenza stampa di fine anno a Palazzo Chigi, davanti al presidente del Consiglio, Mario Monti, ed ai colleghi di tutte le testate giornalistiche, nazionali ed internazionali:

 

Ci muoviamo tra le minacce della criminalità d’ogni latitudine e gli interessi di troppi mercanti che si occupano di informazione cercando di condizionare il nostro lavoro. Sono 95 i giornalisti che in questo 2011 hanno subito intimidazioni d’ogni genere; 10 vivono sotto scorta; 24, rivela il rapporto Ossigeno, sono stati fisicamente aggrediti, un numero quasi doppio rispetto al 2010; 323 hanno subito il tentativo di intimidazione di chi non cerca  il ristabilimento della verità, ma con le citazioni in giudizio persegue un obiettivo subdolo: mettere il bavaglio a chi è scomodo. Non sono io a dirlo, sarebbe poca cosa e precipiterei in un conflitto di interessi in un Paese nel quale ce ne sono fin troppi. Lo afferma Freedom House che ha inserito l’Italia tra i Paesi in cui l’informazione è solo “parzialmente libera”. E numerosi organismi internazionali – dalle Nazioni Unite, al Consiglio d’Europa, all’OSCE – sollecitano le istituzioni italiane  a modificare alcune leggi – in particolare quella sulla  diffamazione a mezzo stampa – per rendere più sicuro il lavoro dei giornalisti e più garantito il diritto dei cittadini italiani di essere informati in modo completo. Possiamo sperare che nell’agenda del suo governo rientri anche questo? Possiamo sperare che si affrontino i problemi, senza pregiudizi? Quanti, signor Presidente, sono consapevoli che nel 2010 il 62 per cento dei giornalisti  che svolgono lavoro autonomo ha ottenuto un reddito professionale inferiore a 5.000 euro l’anno? Quanti, signor Presidente, sanno che aziende editoriali che ricevono, direttamente o indirettamente, contributi per centinaia di migliaia di euro dallo Stato, da  tutti noi, compensano il lavoro giornalistico con 2 euro lordi ad articolo e a volte anche meno? È questa la casta. Sono i nostri figli, signor Presidente, costretti a subire un caporalato non degno di un Paese civile. Sono quanti dovranno garantire a questo Paese, in un futuro non lontano, il diritto all’informazione, elemento essenziale della democrazia. Qual è il futuro che, in queste condizioni, un giovane può sognare di costruirsi? Noi la nostra parte la faremo. Spezzeremo la catena delle complicità grazie ad una carta deontologica, approvata dopo essere stata creata a Firenze non da chi vive la professione da garantito, ma da chi subisce queste mortificazioni ogni giorno sulla propria pelle.

 

Ebbene, da oggi quella Carta è realtà, è pienamente operante e tutti gli iscritti all’Ordine dei Giornalisti sono tenuti a rispettarla! Ora essa cammina sulle gambe di ciascuno di noi: sarà responsabilità nostra non farla rimanere solo un nobile documento di intenti, ma renderla operativa e viva!

Buon anno a tutti!

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