Ci lascia improvvisamente Andrea Purgatori, grande riferimento per il giornalismo

“(…) Sì, ma io che faccio il farmacista, eh? Faccio il farmacista, che alle otto chiude e torna a casa? (…) Ma voi perché fate ancora questo lavoro? Io, pensa un po’, volevo fare il farmacista, tutti quei bei cassettini… Mal di testa? Ecco la pillola. Mal d’orecchie? Ecco le gocce. Invece… (…)”.

Questi due passaggi del film “Il muro di gomma” di Dino Risi sulla strage di Ustica erano i più citati da me nei miei 22 anni di giornalismo, vissuti (anche se più modestamente) con l’assillo di “Rocco”, protagonista di quella pellicola che mi aveva stregato, perché rappresentava in maniera plastica la bellezza e la difficoltà estrema di un mestiere che amavo e che amo ancora, anche se ora ne faccio un altro che adoro di più.
Sapere che dietro la storia di “Rocco” c’era la storia vera, viva, reale di un giornalista assetato di verità, Andrea Purgatori, nome sconosciuto allora ai più, mi aveva sempre inorgoglito e incuriosito e l’ho iniziato a seguire sempre di più, appassionandomi ai misteri di Ustica e alle tante inchieste che via via lui seguiva. Svegliarmi oggi con la notizia della sua morte, nel giorno che ricorda un’altra strage ancora avvolta nel mistero, quella di via D’Amelio, è come sentirmi per un attimo orfano professionalmente.
Un grande professionista, che tra l’altro fu tra i pochi “contrattualizzati” che si schierò convintamente con noi precari dell’informazione negli anni della lotta per l’equo compenso e che fu premiato nel mio Abruzzo con il Premio Flaiano 2019: ci mancherà davvero tanto.

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