Chi l’ha detto che le lingue classiche non servono a niente? Straordinario il testo di Seneca per la maturità classica 2023

E poi dicono che le lingue classiche (e la letteratura immortale da esse creata) non hanno da dire nulla all’uomo contemporaneo… Lo dimostra bene la versione data oggi al Liceo Classico come seconda prova della maturità (insieme ad un’opportuna terza domanda che stimolava l’attualizzazione del brano stesso). Quale migliore descrizione della “follia social” che pervade la società di oggi e che ha anche grosse responsabilità negli ultimi episodi di cronaca? Seneca ci avvertiva già nel I secolo d.C.:

Quis eam quam nulli ostenderet induit purpuram? Quis posuit secretam in auro dapem? Quis sub alicuius arboris rusticae proiectus umbra luxuriae suae pompam solus explicuit? Nemo oculis suis lautus est, ne paucorum quidem aut familiarium, sed apparatum vitiorum suorum pro modo turbae spectantis expandit.
MA SOPRATTUTTO:
Ita est: inritamentum est omnium in quae insanimus admirator et conscius.
(Chi mai ha indossato un abito di porpora da non mostrare a nessuno? Chi mai ha imbandito su mense dorate una cena solitaria? Chi mai, adagiato sotto l’ombra di un qualche albero agreste, ha mai fatto sfoggio in solitudine della propria dissolutezza? Nessuno “fa lo splendido” [licenza poetica] per gli occhi propri e neppure per quelli di pochi intimi o dei familiari, ma piuttosto dispiega l’apparato dei suoi vizi a misura della folla che lo ammira.
E IL FINALE STRAORDINARIO:
È proprio così: la causa scatenante di tutte le nostre follie è uno spettatore e un complice).
Viva il latino, viva il greco. Viva il liceo classico!

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