Una lettura ed un commento al progetto “La Buona Scuola”

Ormai sono un prof., me ne devo fare una ragione, e sono già iniziati, sebbene ancora in convalescenza, i lavori relativi alla mia nuova avventura professionale, alla quale mi sono approcciato con lo stesso entusiasmo e la stessa passione del giornalismo. Approfittando delle tante ore libere che in queste settimane sono costretto ad avere, ho avuto modo di leggere a fondo il documento del Governo Renzi sulla riforma della scuola, intitolato, un po’ pretenziosamente, “La Buona Scuola”; questa mia riflessione ha originato una lettura personale della proposta governativa che oggi pomeriggio è stata presentata al Consiglio di Dipartimento di Lettere ed Arte dell’Istituto Comprensivo di Monteodorisio, dove sono assegnato come docente di Italiano, Storia e Geografia. 

Questo è il documento che ha fatto da base alla discussione. In corsivo la sintesi del documento, in tondo il commento.

 

Capitolo 1

Il capitolo è dedicato esclusivamente al piano di assunzioni straordinario, che il Governo prevede di concretizzare a partire dall’anno scolastico 2015-2016, immettendo in ruolo tutti i vincitori e gli idonei del concorso 2012, i precari delle Gae e i cosiddetti “congelati Ssis”. In più sarà bandito il concorso per 40 mila immissioni in ruolo, per i soli abilitati.

Se da un lato il piano di assunzioni previsto dal Governo può rappresentare un giusto riconoscimento per la professionalità di tantissimi colleghi precari che spesso per anni e anni lavorano senza alcuna certezza nel futuro, dall’altro l’immissione in ruolo di una mole così ampia di insegnanti può portare ad una incertezza sul profilo professionale dei docenti, che non potranno tutti “salire in cattedra” e per i quali non è chiara la destinazione. Si parla genericamente di un utilizzo dei colleghi neoimmessi in ruolo per le supplenze, ma non è affatto chiaro come esse verrebbero assegnate e quale compito avranno i docenti che, pur di ruolo, non avranno alcun compito da svolgere. Va precisata meglio la definizione di “organico funzionale” che dovrebbe, nei desiderata del Governo, soppiantare la tradizionale distinzione tra organico di fatto ed organico di diritto.

Una proposta prudenziale sul reclutamento dei nuovi docenti potrebbe essere rappresentata dalla previsione di un’assunzione graduale, tenendo conto dei fabbisogni crescenti delle scuole, specie nel sostegno, e solo al termine dell’esaurimento degli idonei del concorso 2012 e degli iscritti alle Gae, bandire il nuovo concorso, che dovrebbe a regime rimanere l’unico canale di reclutamento degli insegnanti, così come prevede la Costituzione.

Capitolo 2

Il capitolo è interamente dedicato ai docenti con due le parole d’ordine: “mettersi in gioco” e “formazione in servizio”.

Verrà approvato entro dicembre il “nuovo quadro di competenze dei docenti” nei diversi stadi di carriera e la nuova formazione per i docenti prevederà il superamento di approcci formativi su base teorica per passare ad un modello “esperienziale” tra colleghi.

Ogni scuola individuerà un “docente catalizzatore” per seguire ed organizzare le attività di formazione digitale.

La carriera dei docenti sarà ripensata interamente con la definizione di un nuovo status giuridico.

Verrà creata una “banca-ore” in cui ciascun docente metterà le ore non svolte per le giornate di sospensione deliberate dal Consiglio di Istituto: esse saranno utilizzate per attività di formazione interna all’istituto.

Si prevederà un nuovo sistema di crediti che andrà a comporre il “portfolio” di ciascun docente: si accumuleranno crediti con progetti di miglioramento della didattica, con la qualificazione professionale individuale e con la partecipazione attiva al progetto di miglioramento della scuola.

Il “portfolio” di ciascun docente sarà inserito in un registro pubblico, che sarà consultabile da tutti i dirigenti scolastici che così potranno scegliere di invitare i docenti migliori per migliorare la propria scuola.

Il trattamento economico dei docenti, oltre allo stipendio base, sarà determinato anche da scatti retributivi periodici (triennali), legati all’impegno profuso e alla qualità dell’insegnamento, e da aggiunte dovute allo svolgimento di ore ed attività aggiuntive.

Gli scatti triennali saranno limitati ai due terzi dei docenti e saranno pari a 60 euro netti al mese. Solo chi ha superato i 33 anni di servizio sarà esentato da questo nuovo calcolo degli scatti.

Ogni scuola/istituto avrà un “docente mentor”, scelto dal nucleo di valutazione interno per un triennio, che:

segue la valutazione dei docenti;

coordina le attività di formazione;

accompagna i tirocinanti.

Il docente mentor avrà una indennità di posizione aggiuntiva in retribuzione.

Tale sistema di incentivi e di formazione vuole spingere alla mobilità positiva dei docenti, visto che un docente particolarmente attivo potrà chiedere il passaggio a scuole “meno brave” per aiutarle a migliorare e quindi maturare maggiori scatti stipendiali.

Il progetto governativo di una nuova modalità di formazione dei docenti, che sia principalmente “esperienziale” e meno “frontale”, è una proposta che suscita interesse notevole poiché introduce un nuovo metodo di collaborazione tra colleghi, che può giovare ai neoimmessi in ruolo che si trovano a poter sperimentare una formazione “sul campo”, che sia direttamente indirizzata al tipo di scuola e di esigenze concrete che si trovano a dover affrontare e che viene impartita non genericamente in convegni o iniziative in cui si è passivi spettatori e/o recettori, ma nell’alveo stesso della scuola in cui si presta servizio. La responsabilizzazione delle singole scuole nell’attività di formazione dei propri docenti è un deciso passo in avanti per migliorare la qualità dei singoli insegnanti che non sentiranno più la formazione come un semplice obbligo burocratico da adempiere attraverso partecipazioni, spesso senza entusiasmo e vera motivazione, a convegni e giornate formative ad hoc (ma per forza di cose “universalistiche” e quindi generiche).

L’idea del “portfolio” del docente non è da respingere a priori, purché siano chiare le modalità di attribuzione dei crediti, che sono genericamente indicate nel progetto governativo che non spiega neppure nel dettaglio come i dirigenti scolastici potranno procedere alla scelta diretta degli insegnanti, sulla base di questo “portfolio”, reso pubblico su un apposito registro.

Quello che invece non convince è il nuovo sistema di scatti stipendiali proposto dal Governo: se in linea teorica il superamento del semplice scatto di anzianità è un passo in avanti, soprattutto per incentivare i docenti a migliorare la propria resa professionale, non è chiaro il sistema che vuole essere introdotto con la riforma. In particolare, non si capisce perché sia stato introdotto un limite preciso (i due terzi) entro il quale sia possibile attribuire gli scatti di merito. E se, per effetto della riforma, più dei due terzi dei docenti si rendono meritevoli di scatto stipendiale? O se ve ne sono meno? Porre aprioristicamente una quota precisa e non negoziabile al merito conquistabile dai docenti non appare certo una soluzione idonea a “fotografare” con correttezza l’impegno dei colleghi. Inoltre non sono chiare le modalità con cui verranno certificati i presunti “meriti” che andranno a fare punteggio in vista dello scatto stipendiale triennale. Tra l’altro, secondo modelli matematici elaborati da diverse fonti, sindacali ed universitarie, l’impatto di questo nuovo metodo di calcolo degli scatti, determinerà, al termine del ciclo lavorativo dell’insegnante, perdite secche di stipendio, stimate tra gli 80 mila e i 120 mila euro totali.

Capitolo 3

Il capitolo è dedicato al nuovo sistema di valutazione della scuola e dei docenti.

Sarà operativo nell’anno scolastico 2015/2016 il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) che prenderà in considerazione:

ambiente e strutture;

pratiche didattiche;

livello di preparazione degli studenti;

elementi socio-economici di contesto.

Sarà varato un piano triennale di miglioramento per ogni scuola che influenzerà la concessione dei finanziamenti per l’offerta formativa e determinerà l’aumento della retribuzione dei dirigenti.

Per implementare la trasparenza delle istituzioni scolastiche verrà realizzato il sito internet “Scuola in chiaro 2.0” in cui saranno a disposizione per ogni scuola:

dati su organico, edilizia, bilancio;

rapporto di autovalutazione e piano triennale di miglioramento;

bilanci preventivo e consuntivo;

progetti finanziati con il Mof;

mappatura delle interazioni con il territorio.

Ad esso si affiancherà il “registro nazionale dei docenti” (e degli amministrativi e dei dirigenti) per verificare la qualità di ogni lavoratore della scuola.

I dirigenti scolastici saranno scelti tramite un concorso nazionale della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.

Verrà indetto un sondaggio tra i dirigenti “Sblocca scuola”, con cui si potranno segnalare gli adempimenti formali inutili ed assurdi che bloccano le procedure scolastiche.

Il Governo metterà in campo un piano di investimenti su wi-fi e banda larga per le scuole.

L’idea di mettere a disposizione in un registro pubblico i dati completi di una scuola e della sua gestione è assolutamente condivisibile, così come il nuovo sistema di valutazione nazionale potrebbe rappresentare un salto di qualità nella consapevolezza (ed auto-consapevolezza) di quanto ogni singola scuola può offrire e può migliorare. Pur tuttavia, ci sono alcuni elementi di valutazione che sfuggono dal controllo diretto della scuola e che rischiano di inficiare la votazione complessiva dell’istituto: edilizia e ambiente non sono materie di pertinenza scolastica, ma dell’amministrazione competente, così come gli elementi socio-economici di contesto non sono influenzabili, se non in misura minoritaria, dal lavoro della scuola.

Ottima l’idea dello “Sblocca-scuola”, a patto però che non sia un semplice “sfogatoio” che ha come risultato una compilazione di statistiche e di casi clamorosi: occorre che alle segnalazioni, precise e circostanziate, sia dato seguito tramite adeguati strumenti legislativi, che possano andare incontro all’intenzione di creare una trafila burocratica più snella e meno assurda.

Capitolo 4

Il capitolo è dedicato ad alcune attenzioni essenziali relative ai contenuti didattici.

In tutte le scuole di ogni ordine e grado dovranno essere ampliate le capacità di leggere e produrre bellezza (aumento delle ore di arte e musica, con la previsione di saper suonare uno o più strumenti).

Miglioramento ed ampliamento dell’educazione motoria.

Introduzione del CLIL (insegnamento in lingua straniera di una materia curricolare) sin dalla V elementare.

Introduzione dei linguaggi di programmazione informatica nei programmi sin dalle elementari.

Introduzione dell’Economia come materia obbligatoria già dalle scuole medie.

Saranno creati organici funzionali per ampliare l’autonomia didattica delle scuole che permetteranno sia una integrazione “orizzontale” dei docenti (con reti di scuole che condividono l’organico funzionale) sia una integrazione “verticale” (con docenti che cureranno i passaggi tra i diversi ordini e gradi di scuole).

Il piano di modifica delle competenze, con il privilegiare arte e musica e il potenziare l’educazione motoria, è condivisibile nella misura in cui esso non lederà il già complesso equilibrio degli insegnamenti proposti in ogni ordine e grado: la traduzione pratica di una simile impostazione deve necessariamente essere un aumento delle ore settimanali di lezione, per evitare che il potenziamento di alcune discipline venga a depauperare l’importanza di altre. Si potrebbero potenziare le ore di compresenza, visto che musica ed arte possono essere proficuamente abbinate alle ore di italiano (lì dove è previsto l’insegnamento della letteratura, che vive e interagisce con tutte le forme d’arte ad essa coeve). L’esigenza di aumento delle ore di lezione si fa poi assolutamente necessaria se davvero si vuole dare corso all’introduzione dello studio obbligatorio di economia e di linguaggi informatici.

L’introduzione del CLIL appare quanto mai problematica per la necessità di dare agli insegnanti una adeguata formazione linguistica che possa permettere a tutti di affrontare lezioni in lingua straniera con una competenza che sia almeno di livello C-1, così da poter giovare effettivamente all’apprendimento della lingua straniera (e parallelamente della materia insegnata). Occorre dunque premettere alla generalizzazione di tale metodo un lavoro di formazione che non potrà, per forza di cose, essere breve.

L’idea della integrazione “orizzontale” e “verticale” dei docenti è teoricamente apprezzabile, ma il documento governativo non specifica in che modo essa si realizzerà.

Capitolo 5

Il capitolo è dedicato interamente al rapporto tra scuola e lavoro.

L’alternanza scuola-lavoro diventerà obbligatoria fin dal III anno degli istituti tecnici.

Il Governo incentiverà la creazione di imprese didattiche e botteghe-scuola.

Verrà introdotto l’apprendistato sperimentale al IV e V anno delle scuole superiori.

Ampliato il ricorso all’Erasmus anche per le superiori con il progetto Erasmus Plus.

Ogni scuola dovrà pensare a sinergie con le imprese del territorio.

Il capitolo è poco interessante per un istituto comprensivo come il nostro, ma contiene un principio che sarebbe bene sviluppare a livello locale, quello delle sinergie con il territorio. Ovviamente, una impresa può avere poco interesse a stringere rapporti con una scuola non direttamente funzionale alle sue esigenze, ma la scuola può giocare un ruolo importante come catalizzatore di sinergie con le amministrazioni civiche, le associazioni culturali del territorio, i portatori di interesse locali, per studiare progetti di approfondimento culturale, rivolti alla storia locale, alla microeconomia della realtà in cui si vive, alla cultura in genere.

Capitolo 6

Il capitolo è dedicato al reperimento e alla concessione delle risorse finanziarie per la scuola.

Tre sono le linee-guida del Governo per la concessione dei finanziamenti e il loro reperimento:

vincolare gli investimenti al miglioramento dei singoli istituti;

risorse certe per l’offerta formativa che non saranno più spostabili in altri capitoli di bilancio della scuola;

attrarre risorse private.

Il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof) sarà aumentato per le scuole che svilupperanno pratiche di potenziamento dell’offerta formativa. Di esso, il 10% sarà a disposizione del dirigente per l’attività gestionale e per innovazioni didattiche “rilevanti”; il 5% sarà affidato al “bilancio partecipato”, stabilito insieme a genitori e studenti in coerenza con il piano di miglioramento d’istituto.

Previsto l’intervento dei privati in favore della scuola, in tre modalità:

School Bonus (sgravi fiscali per chi investe nella scuola);

School Guarantee (bonus ed incentivi per imprese che implementano progetti con istituti tecnici e professionali);

Crowfunding (ricerca di fondi privati, anche tramite internet, per singoli progetti didattici);

Il Governo emetterà anche Social Impact Bonds, strumenti finanziari con i quali si finanzieranno i fondi per la scuola.

Il progetto di vincolare gli investimenti statali al miglioramento dei singoli istituti è condivisibile, purché, come già richiamato nelle osservazioni precedenti, sia chiaro quale sia il metodo di attribuzione dei meriti e dei crediti per ogni singola scuola.

Ugualmente condivisibile è l’inamovibilità dei fondi per il miglioramento dell’offerta formativa. Tuttavia, la percentuale indicata (10%) nel documento per le attività e le innovazioni didattiche rilevanti appare irrisoria.

Quanto al bilancio partecipato, a parte la trascurabile percentuale (5%) riservatagli, esso pone dei problemi di gestione non indifferenti, per la necessaria concertazione, non sempre facile e dal positivo esito, con genitori e studenti.

Per quanto riguarda l’intervento dei privati in favore della scuola, se a livello teorico non può che essere positivo, nei suoi esiti pratici potrebbe realizzare una discriminazione concreta tra scuole, dividendole tra istituti “appetibili” per gli investimenti privati ed istituti che non risulterebbero interessanti per l’intervento di capitali privati. In quest’ultima categoria potrebbero facilmente entrare tutte le scuole dell’obbligo. Positiva, almeno, la possibilità per i singoli istituti di accedere al crowfunding che potrebbe risolvere problemi di liquidità immediata legati a singoli progetti, magari da condividere con il territorio di riferimento.

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