Storie di censura all’abruzzese: una diffida di un intero Consiglio comunale!

Pensavo che con la “diffida preventiva”, raccontata qualche giorno fa sul mio blog, messa in atto da un avvocato (maldestro?) nei confronti di una testata on line abruzzese, avessimo toccato il punto di non ritorno del rapporto troppo spesso “malato” di diversi attori della vita pubblica regionale con i giornalisti. Mi sbagliavo.

Stavolta è stato un intero Consiglio comunale a firmare un’altra censura a dir poco assurda.

Il Consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta a diffidare i giornali ad associare il nome del paese a quello della discarica.

Suona più o meno così il dispositivo dell’ordine del giorno proposto da un consigliere del Partito Democratico di Bussi sul Tirino, una ridente località che è arrivata all’onore delle cronache per la triste storia della discarica interrata della Montedison, la più ampia d’Europa, che ha contaminato le falde acquifere da cui più di 400 mila abruzzesi bevevano tranquillamente l’acqua che arrivava nelle case.

Quindi, secondo quanto prevede il documento approvato dall’amministrazione comunale di Bussi, il sindaco ora dovrebbe inviare una diffida (preventiva, anche in questo caso) a tutte le testate giornalistiche, da quelle nazionali che hanno portato il caso alla ribalta italiana (ed anche europea) a quelle locali, che da tempo si occupano della vicenda.

Ci si chiede a questo punto come il povero cronista “diffidato” debba indicare nei propri pezzi la discarica: il “deposito inquinante lungo il fiume Tirino”? No, c’è il nome Tirino, che rimanda a Bussi sul Tirino! La “discarica dei veleni in provincia di Pescara”? Ma in quel caso il presidente della Provincia (ancorché dimissionario) potrebbe lui colpire il giornalista che confonde un intero territorio con una piccola porzione di esso! “I rifiuti stoccati a 42°12’50”.40 di Longitudine Nord e a 13°49’37”.56 di Latitudine Est?”

Oppure, perché no?, come ha proposto provocatoriamente Alessandro Biancardi, direttore di Prima Da Noi, che ha scritto un illuminante editoriale sul caso:  “la discarica di quel certo paese che non si può più nominare”.

Il carico da novanta ce lo ha messo il presidente della Regione, Gianni Chiodi, che intervenendo nel corso della seduta del Consiglio comunale di ieri ha dichiarato:

 Sulla vicenda della discarica di Bussi l’informazione ha fatto danni incredibili, a volte anche su fatti falsi. Io credo che si possa agire nei confronti di coloro che hanno fatto allarmismo.

Allora bene ha fatto il presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta, a replicare:

Anche gli amministratori della zona dovrebbero osservare una qualche cautela in più quando attribuiscono ai media la responsabilità dell’allarme generato attorno alla vicenda. Oggi, dicono, l’acqua è pulita e sono pronti a farsi fotografare con caraffe e bicchieri pieni per dimostrare che loro non hanno timore di bere l’acqua dei rubinetti. Se solo questi amministratori, di oggi e di ieri, fossero stati altrettanto accorti nel capire quello che stava avvenendo sui loro territori o avessero solamente dato ascolto a chi intuiva quello che stava accadendo, oggi potrebbero essere compresi dalla pubblica opinione. I giornalisti e i loro giornali hanno il dovere di raccontare tutto quello che sanno.
Non possono tacere: è un lusso che non si possono permettere

 

Anche il forum abruzzese dei movimenti per l’acqua ha preso una dura posizione di fronte all’incredibile colpevolizzazione della stampa, in cui si ricorda come è dal 1972 che alcuni amministratori pubblici, inascoltati, parlano del rischio della “discarica dei veleni”:

Bussi, primi denunciati il Ministero dell’Ambiente e l’allora Ministro Prestigiacomo?

Prossimo passo, un cucchiaio di tetracloruro di carbonio per i giornalisti?

Stentiamo a credere all’approvazione da parte del Consiglio Comunale di Bussi del surreale ordine del giorno proposto da un consigliere comunale del PD, volto a diffidare gli organi di informazione. Speriamo che l’approvazione sia avvenuta esclusivamente a causa della confusione, creata anche da soggetti istituzionali, come il Presidente Chiodi, noto, peraltro, per aver dichiarato di non essere a conoscenza della vicenda (raccontata pure da Report nel 2012!). Un Presidente però che si ricordava di sollecitare il Ministero per ottenere la prosecuzione dell’incarico al Commissario Goio e non dimenticava di tenere nel cassetto un documento della Regione in cui si scrive nero su bianco che a Bussi c’è il 70% di frequenza di tumori in più rispetto alla media regionale (studio peraltro basato sui dati dei ricoveri negli ospedali incrociati con le residenze degli ammalati). Dato che gli stessi ricercatori sostenevano assolutamente da approfindire vista la presenza di siti inquinati.

Evidentemente chi ha avanzato tale ordine del giorno non pare aver neanche letto il Decreto che istituisce il Sito Nazionale di Bonifica, che si chiama, appunto, “Bussi sul Tirino” (lo si allega integralmente). Provvedimento approvato dall’allora Ministro Prestigiacomo nel 2008 a seguito del sequestro della megadiscarica Tremonti. Effettivamente l’ex Ministro può dirsi fortunata, magari il solerte e zelante consigliere avrebbe proposto di denunciare anche lei e il ministero.
Ricordiamo che il Decreto lo hanno approvato tutti, comune di Bussi compreso. Ricordiamo che noi cittadini avevamo chiesto addirittura di ampliare il sito fino a comprendere la Pescara e Chieti, considerata la presenza conclamata di mercurio nei sedimenti del Porto Canale alla foce del fiume.

Ovviamente la nostra solidarietà va ai giornalisti che in questi giorni stanno aiutando a far conoscere il disastro di un’intera valle all’Italia. Anche grazie a questo lavoro potremo avere le risorse necessarie per risanare il territorio creando lavoro e garantendo la salute dei cittadini. Tutto il territorio della Vapescara deve tornare ad essere come oggi appare la valle superiore del Tirino e il Parco nazionale del Gran Sasso.

Purtroppo qualcuno vuole continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto. Si vuole negare per caso quanto ha messo nero su bianco l’Istituto Superiore di Sanità? La prossima tappa sarà proporre un cucchiaio di tetracloruro di carbonio per chi parla?

In questi anni in tutti i siti nazionali di bonifica a nessuno è venuto in mente di criticare chi parla dei luoghi concreti dove sono avvenuti i disastri. Gela, Priolo, Brescia, Taranto: sono i luoghi fisici dove hanno avvelenato la Terra. Per questo combattiamo per ottenere i nomi delle persone e delle aziende che sono state responsabili dell’esposizione di centinaia di migliaia di persone a sostanze cancerogene. Il PD regionale e nazionale si affranchi da chi nell’ultimo decennio ha sottovalutato o addirittura contribuito a peggiorare tale situazione. La disinformazione (o la mancanza totale di trasparenza) è stata una delle aggravanti del disastro ambientale tuttora in corso, che la Procura di Pescara ha definito un cancro che sta rilasciando a valle attraverso le vene le sue metastasi.

Il nostro sogno è che gli amministratori seguano l’esempio dell’Assessore del Comune di Pescara Contratti che nel 1972 denunciò pubblicamente la situazione di inquinamento senza calcoli e infischiandosene dei poteri che allora erano veramente forti pur di tutelare la salute dei cittadini. Gli amministratori dovrebbero incitare i cittadini di Bussi e dell’intera Valpescara a parlare dei loro drammi affinchè abbiano giustizia.

Siamo nel 2014, con l’omertà si muore e basta!

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