Da 15 a 25 euro a pezzo? Sì, ma per solo massimo nove articoli: la proposta (provocazione?) della Fieg

Da diverso tempo ho dichiarato la mia crescente disaffezione verso il lento procedere del lavoro della commissione governativa chiamata a quantificare l’equo compenso, che dopo un anno e tre mesi dalla sua approvazione è rimasto ancora lettera morta: se faccio uno strappo alla regola è perché pare sia pervenuta una proposta concreta degli editori che per chiamarla tale ci vuole il coraggio. Piuttosto è una provocazione che da una parte tende a mascherare il vero obiettivo della Fieg, ossia far arrivare alla sua naturale scadenza la commissione (non rinnovabile) senza aver deciso un granché, dall’altra rivela l’assoluta incapacità di comprendere le condizioni reali di migliaia di precari dell’informazione che di fatto permettono a tutte le testate giornalistiche di continuare a “coprire” le notizie quotidianamente.

L’annuncio è stato dato qualche giorno fa sulla pagina Facebook del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino:

 

EQUO COMPENSO O FURTO DI SOGNI. Non so che cosa ne pensiate voi. È quello che propone la Fieg: 15 euro per le cronache locali, 25 per quelle nazionali. Non brindate. Neanche voi che guadagnate, adesso, 3 euro ad articolo. Già perché la proposta farebbe riferimento a un tetto di 9 pezzi al mese. Tradotto, significa da 1.620 a 2.700 euro l’anno. Tasse comprese, ovviamente. Nulla so delle spese.
È questa l’idea che la Fieg avrebbe maturato dell’equo compenso. Un anno di lavoro. Un anno.
La proposta è stata discussa ieri dalla giunta Fnsi, nell’ambito della trattativa per il rinnovo contrattuale. L’Odg non ne sapeva nulla. Tenuto all’oscuro per non disturbare. Che cosa ne pensa la Fnsi?
Non lo so. Se volete, chiedeteglielo voi. IO HO BISOGNO DI ANDARE A RIMETTERE.

 

Ora, beninteso, mi chiamo fuori dalla polemica Fnsi-Ordine (sebbene se ne potrebbero dire di tanti colori), ma soltanto ipotizzare una cosa del genere all’interno di un convegno che si svolge nella “casa” del sindacato unitario dei giornalisti senza che quest’ultimo la ridicolizzi, mi sembra alquanto assurdo. Gli editori dunque sarebbero pronti a pagare prezzi leggermente più alti (ma certamente non equi) ai collaboratori solo a patto che non superino i dieci articoli mensili? E gli altri pezzi per completare le edizioni giornaliere delle testate come li trovano? Come li riempiono i giornali? Chiedendo a quegli stessi collaboratori di scrivere gratis?

Sarà formalizzata questa proposta? Vedremo. Soprattutto aspettiamo che la commissione torni a riunirsi: ha già visto tre Governi e quattro sottosegretari che non sono riusciti a chiudere un lavoro che la legge aveva fissato in 90 giorni. Di giorni ne sono passati 455, ma nulla si vede all’orizzonte.

Come volevasi dimostrare.

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