Sventata la manovra dilatoria degli editori: alla Fieg tocca un solo posto nella commissione sull’equo compenso. Ora si riparta presto!

Tutto come previsto:il Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri chiamato in causa dalla Fieg, che voleva entrare nella comissione che stabilirà l’entità dell’equo compenso con nove rappresentanti, ha emesso il parere interpretativo sulla legge ed è, ovviamente, conforme alla lettera del provvedimento, che chiaramente indica come uno solo il posto per gli editori nell’organismo presieduto dal sottosegretario all’Editoria.

Lo ha anticipato via Facebook il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino.

Si è così smascherato ciò che era evidente sin dall’inizio: gli editori, magari per arrivare all’insediamento del nuovo Governo che tarda ancora a venire, alla prima riunione convocata dal sottosegretario Paolo Peluffo avevano preteso di sedersi in nove, giustificandosi con una motivazione a dir poco puerile, quella cioè che ognuno di essi rappresentava un segmento diverso dell’editoria. Una manovra dilatoria, che si è concretizzata con la richiesta di un parere formale che per fortuna non è stato demandato al Consiglio di Stato (come forse la Fieg avrebbe voluto), con le lungaggini che sicuramente avrebbe comportato, ma al Dipartimento apposito della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ora non ci sono più indugi: la commissione può e deve insediarsi e in 60 giorni deve finalmente quantificare cosa si intenda per equo compenso: un provvedimento atteso da molti, anche perché con un tale dato si potrà finalmente partire con rivendicazioni, trattative, calcoli e, probabilmente, anche dare impulso ai procedimenti disciplinari per la violazione della Carta di Firenze, visto che si avrà finalmente un parametro certo su cui misurare gli esposti che arriveranno sui tavoli dei Consigli di Disciplina.

Non si perda tempo: la politica ha i suoi riti, lasciamo ai gruppi parlamentari e al Presidente della Repubblica il compito di dipanare la intricata matassa del nuovo Esecutivo, intanto il Governo che è ancora in carica può e deve dare corso ad una legge dello Stato.

Cosa si inventeranno adesso gli editori? Le tattiche dilatorie messe in atto negli ultimi 18 mesi autorizzano a pensare che non si daranno facilmente per vinti.

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