Equo compenso: incredibile mossa dilatoria degli editori. Cui prodest?

È da stamattina che i polpastrelli mi fremono, ma ho dovuto attendere la fine della giornata, piena di lavoro e di incontri, per poter sfogare la mia incredulità di fronte all’assurda sceneggiata messa a punto questa mattina dagli editori all’insediamento della commissione governativa sull’equo compenso giornalistico e raccontata in diretta Facebook dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino.

Si sono presentati in nove (nove!) e in tanti volevano entrare formalmente nella commissione, la cui consistenza numerica è chiara e cristallina, indicata dalla legge, approvata a dicembre, pubblicata a San Silvestro ed entrata in vigore il 18 gennaio. Forse gli editori non sanno più leggere in italiano?

Hanno avuto anche l’ardire di chiedere una interpretazione della legge (interpretare cosa? “La commissione di cui all’art. 2 è formata da sette membri” è forse una formulazione ambigua e non comprensibile?).

Per fortuna che il sottosegretario (uscente) all’Editoria, Paolo Peluffo (collega), ha chiesto al Dipartimento per gli Affari Giuridici della Presidenza del Consiglio dei Ministri di fornire il parere richiesto dalla Fieg (tempo stimato: 15 giorni) per evitare di giungere  innanzi al Consiglio di Stato (tempo stimato per la risposta: indeterminabile, comunque anche diversi mesi)!

Quindi giorni di dilazione ancora: incredibile! Senza vergogna! Dopo aver rallentato in ogni modo l’iter di approvazione, gli editori continuano a provarci e vorrebbero forse rendere così accidentato il cammino da far perdere ogni speranza a chi finora ha combattuto strenuamente. O forse a loro basta arrivare a far uscire da Palazzo Chigi questo Governo, che ormai si è legato a doppio filo con l’equo compenso, non foss’altro per l’essere stato destinatario di mille proteste, messaggi, pressioni. Con il nuovo Governo, che sarebbe comunque traballante, inevitabilmente la questione equo compenso passerebbe in secondo o terzo piano di fronte ai problemi di governabilità.

Oppure c’è un’altra ipotesi, che ha del ragionevole: la fa balenare nel suo blog il sempre pungente collega Stefano Tesi. E se la mossa degli editori fosse finalizzata ad una concessione finale, dopo lunghe ed estenuanti trattative, di un minimo davvero minimo che però viene fatto passare, proprio per la trafila dura affrontata, come una straordinaria elargizione, che ovviamente non sarebbe più ritoccata?

Non c’è che dire: il ragionamento può filare.

In attesa di vedere il finale di questa nuova sceneggiata della Fieg e di arrivare all’agognata definizione di “equità retributiva” (le cui conseguenze, alla fin fine non nefaste, saranno secondo me quelle da sempre indicate dallo stesso Tesi e più volte rilanciate sul mio blog), ci attendiamo molto anche dal lavoro di “incrocio dei dati” che, secondo il presidente Iacopino, la commissione farà per non perdere questi 15 giorni che si sono aggiunti con la richiesta di parere legale.

Ma non ci prenderanno per sfinimento gli editori… questo è poco ma sicuro!

Un commento

  • Haha, pungente…mi chiameranno calabrone! Ma che vuoi farci, è una comica ormai in cui tutti recitano a soggetto (illusi sull’effetto miracoloso dell’equo compenso compresi). La questione è di principio e pertanto, in termini pratico-politici, bazzecolare. E’ però importante in chiave tattica, nel prospettarsi del rinnovo del ccnl e dei verttici odg. Non posso dire che mi preparo al peggio perchè ero già preparato da prima, ma fossi un collega…

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