Una “liquidazione” per chi non matura il diritto alla pensione INPGI-2: ottima norma introdotta nei giorni scorsi

Sebbene in tanti non ci pensino proprio (e secondo me questo è una delle motivazioni più evidenti dell’evasione dell’obbligo contributivo ed anche di iscrizione all’Inpgi), pur nella consapevolezza della lontananza temporale e della chimerica possibilità di ottenerne una, la pensione per i futuri giornalisti co.co.co., libero professionisti, collaboratori ed assimilati è un tema importante e sensibile.

Nell’ultima seduta del Consiglio di amministrazione del nostro istituto di previdenza, sono state varate nuove norme che favoriscono proprio i parasubordinati (co.co.co. e occasionali) e i liberi professionisti, molti dei quali non riuscirebbero con i compensi attuali a maturare il diritto alla pensione: per questo, si è giustamente pensato di non far perdere nel nulla i contributi obbligatori che comunque devono essere versati, ma di “restituirli”, ovviamente con la rivalutazione, come una sorta di “liquidazione”.

Un provvedimento equo e giusto, che rende ragione degli sforzi di chi comunque lavora nella trasparenza e si impegna anche a versare i contributi (che – ricordo – sono dovuti per legge).

Questo di certo è il provvedimento più importante approvato dal Consiglio di amministrazione Inpgi, ma ce ne sono stati altri che vanno nella direzione (finalmente!) di dare una mano concreta agli autonomi, che sono l’anello debole della categoria, dal punto di vista previdenziale almeno.

Per questo, riporto alla lettera le indicazioni del collega Massimo Marciano, che è stato eletto nel Consiglio di amministrazione dell’Inpgi proprio per la gestione separata:

 

L’innovazione sicuramente più importante e di maggiore impatto riguarda la possibilità di chiedere una indennità “una tantum”, pari al totale dei contributi versati per la pensione maggiorati degli interessi, qualora al raggiungimento dell’età pensionabile (dal 2013 è 66 anni di età per gli uomini e per le donne) si cessi l’attività giornalistica autonoma senza aver maturato il diritto a una pensione autonoma all’Inpgi 2.

Si tratta di una norma che favorirà coloro che hanno avuto nella propria vita lavorativa collaborazioni saltuarie o poco remunerate. Dal 2013, infatti, il diritto alla pensione di vecchiaia all’Inpgi 2, che prima si otteneva con soli cinque anni di anzianità, si consegue avendo maturato almeno 20 anni di contribuzione effettiva, ovvero non vent’anni di semplice iscrizione. Infatti, dal 2012 per tutti i giornalisti libero-professionisti, così come succede per i co.co.co., è riconosciuta per ogni anno solare un’anzianità contributiva di 12 mesi interi solo qualora il proprio reddito non sia inferiore a quello minimo imponibile fissato dalla legge per i lavoratori autonomi (attualmente si tratta di circa 15 mila euro). Con un reddito inferiore, viene attribuito un numero di mesi di anzianità contributiva proporzionalmente minore

In parole semplici, l’effetto combinato di queste due norme renderà da ora più facile, a coloro che hanno redditi bassi o collaborazioni saltuarie, ottenere l’indennità “una tantum”, ovvero una sorta di “liquidazione” in unica soluzione di un importo pari ai contributi versati ai fini pensionistici più gli interessi, quando arriveranno ai 66 anni, invece di ottenere pensioni di pochi spiccioli, come accaduto finora.

In alternativa all’indennità “una tantum”, è possibile chiedere una pensione supplementare, calcolata sulla base dei contributi versati all’Inpgi 2, qualora si ottenga un trattamento pensionistico da un altro Ente previdenziale.

Ma le novità non finiscono qui.

Da oggi sarà possibile per gli iscritti all’Inpgi 2 riscattare presso la Gestione separata il servizio militare o quello del praticantato riconosciuto dall’Ordine dei giornalisti, qualora tali periodi non siano coperti da alcuna contribuzione previdenziale.

Un provvedimento importante per i co.co.co. è anche l’introduzione di una norma che prevede la costituzione della rendita vitalizia, a domanda dell’interessato, nel caso sia intervenuta la prescrizione per i contributi che avrebbe dovuto versare il committente. Tale rendita vitalizia è pari alla pensione o alla quota di pensione che spetterebbe al giornalista in relazione ai contributi omessi. Una norma, insomma, che tutela i co.co.co. nel caso in cui il committente per cui hanno collaborato non abbia versato materialmente i contributi dovuti. Con la costituzione della rendita vitalizia, il collaboratore non perde nulla sulla sua futura pensione.

Un’altra novità importante riguarda le giornaliste libero-professioniste. Da oggi potranno ottenere una indennità di maternità non più esclusivamente rapportata al reddito percepito, ma otterranno in ogni caso un importo non inferiore all’80% del salario minimo stabilito dalla legge. Un notevole aiuto per le giornaliste che hanno rapporti professionali saltuari e a basso reddito.

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