Mezz’ora in Comitato ristretto: un tempo pure esagerato per il via libera all’equo compenso. Ma sarà così?

Insomma, ci siamo (bis… visto che non è la prima volta che esordisco così su questo tema): domani, secondo le convocazioni diramate ufficialmente sul sito del Senato, il “comitato ristretto n.2” della Commissione Lavoro esaminerà il disegno di legge sull’equo compenso per verificarne, secondo quanto dichiarato dal presidente Pasquale Giuliano nell’incontro a palazzo Madama il 31 luglio scorso, la compatibilità con la riforma del mercato del Lavoro approvata ad inizio estate.

Convocazione? Alle ore 15.00. Termine della seduta? Alle ore 15.30, quando ci sarà la “plenaria” dell’XI Commissione permanente.

Mezz’ora: un tempo breve o anche lungo, a seconda di come lo si vede.

Se l’obiettivo è tirarla per le lunghe, come temo, allora questa scansione temporale dimostra che è già pronta la scusa in caso di rinvio: non c’era tempo, occorreva approfondire di più.

Invece sappiamo bene (e lo ha detto chiaramente il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, proprio il 31 luglio scorso) che per chiudere la partita dell’equo compenso ci vogliono circa 15 minuti: il ddl non è incompatibile con la riforma Fornero, visto che essa esclude esplicitamente dal novero dell’applicabilità gli iscritti agli Ordini professionali e pure i co.co.co. (ossia la stragrande maggioranza dei precari, collaboratori e freelance nelle redazioni); poi con pochi aggiustamenti già indicati si possono salvare capra e cavoli ed arrivare al sospirato via libera (anche se ciò comporterebbe un nuovo passaggio alla Camera dei Deputati, dove però il testo ha ampi appoggi).

In questo caso i 30 minuti di domani sono un tempo più che congruo per l’esame del disegno di legge.

Vedremo che succederà. Temo nulla di buono però. Incrocio le dita e spero.

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