La funzione di stimolo del giornalismo: il caso “dimenticato” Air One Technic

Più volte ho scritto e sostenuto che la funzione del giornalismo, specie quello di provincia, che si occupa di questioni molto legate al territorio, non si esaurisce nel puro “racconto” degli avvenimenti che si succedono giorno dopo giorno, ma anche nell’esercitare una funzione di stimolo nei confronti dei cittadini, delle forze sociali e produttive e soprattutto del mondo politico, senza ovviamente alcuno sconfinamento di campo, ma con un occhio alle questioni che spesso sfuggono perché ormai l’emergenza è superata o non c’è più pressione sociale. 

Uno di questi casi è rappresentato dalla vertenza Air One Technic (azienda dell’ex gruppo aereo di Carlo Toto, ora fusa con Alitalia nella Cai, specializzata nella manutenzione degli aeromobili e di stanza all’aeroporto d’Abruzzo), che è stata mandata in una “soffitta” mediatica e politica, dopo settimane di riflettori puntati, solo perché il sindacato apparentemente aveva raggiunto il suo obiettivo: estendere agli 80 lavoratori i benefici della “cassa integrazione lunga” sul modello Alitalia. Un beneficio che, in realtà, si dimostra a doppio taglio, come spiego nel mio articolo che uscirà domani mattina sulla pagina di Chieti de “Il Tempo”:

 

Antonello Antonelli

Un silenzio assordante, che ammanta la triste sorte di una delle eccellenze d’Abruzzo e che ha lasciato 80 dipendenti in una cassa integrazione «lunga», di ben sette anni, come quella concessa ai lavoratori del comparto Alitalia, ma inutile, in quanto l’età media degli ex lavoratori si aggira sui 35 anni: di Air One Technic, l’azienda che curava la manutenzione dei velivoli all’interno dell’aeroporto d’Abruzzo, chiusa dopo il trasferimento dell’intero ramo d’azienda a Napoli, conseguenza della nascita della Compagna Aerea Italiana (Cai), non si parla più, nonostante l’altissima specializzazione dei suoi addetti, il costo concorrenziale del lavoro (pare che l’Atitech, la società che ora svolge il lavoro a Capodichino, non sia tanto più conveniente) e il peso di un contratto di affitto degli hangar al «Liberi» non ancora scaduto. Solo il sen. Alfonso Mascitelli (Idv) ci ha provato, circa venti giorni fa, con una interrogazione parlamentare ed un incontro con i sindacati, a «movimentare» le acque, ma anche la sua iniziativa non ha trovato riscontri. «Siamo fortemente preoccupati – ci ha spiegato Marco Ranieri della Fiom-Cgil, che ha seguito fin dall’inizio la vicenda – dell’assoluto silenzio che avvolge questa vertenza: è possibile che nessun amministratore si renda conto che l’aver tolto il servizio di manutenzione dallo scalo abruzzese significa automaticamente il declassamento dell’aeroporto? Se non si interviene con decisione in questi casi, non so quando la politica si debba muovere a difesa del territorio». Eppure una soluzione c’era: una cordata di imprenditori, guidata dal presidente della Confindustria di Chieti, Paolo Primavera, aveva presentato un’offerta concreta per rilevare l’attività, con tanto di piano industriale. La risposta? Il silenzio, mentre gli hangar, ormai vuoti, dell’aeroporto «Liberi» sono ancora profumatamente pagati da Cai, che ha un contratto d’affitto fino a dicembre prossimo. «Noi una proposta seria l’avevamo presentata – ci conferma il presidente Primavera – corredandola con tanto di documenti formali e di grande precisione, ma di risposte ufficiali, nero su bianco, non ne abbiamo avuta alcuna: solo voci, vocine, vocette, pubblici interventi sulla stampa, per lo più da parte di esponenti politici, e nulla più. Da Cai, il silenzio». Un silenzio che può preludere solo alla perdita di un’altra occasione per l’intera regione.

 

Una storia tutta Italiana, in cui non mancano retroscena sussurrati (e purtroppo poco verificabili) di presunte combine politiche dietro a questo silenziatore imposto sulla vicenda. Quel che è fondamentale è il fatto di non far mai calare il sipario mediatico su una storia che appare cruciale per l’economia del territorio in cui vivo ed opero.

Antonello Antonelli

Un silenzio assordante, che ammanta la triste sorte di una delle eccellenze d’Abruzzo e che ha lasciato 80 dipendenti in una cassa integrazione «lunga», di ben sette anni, come quella concessa ai lavoratori del comparto Alitalia, ma inutile, in quanto l’età media degli ex lavoratori si aggira sui 35 anni: di Air One Technic, l’azienda che curava la manutenzione dei velivoli all’interno dell’aeroporto d’Abruzzo, chiusa dopo il trasferimento dell’intero ramo d’azienda a Napoli, conseguenza della nascita della Compagna Aerea Italiana (Cai), non si parla più, nonostante l’altissima specializzazione dei suoi addetti, il costo concorrenziale del lavoro (pare che l’Atitech, la società che ora svolge il lavoro a Capodichino, non sia tanto più conveniente) e il peso di un contratto di affitto degli hangar al «Liberi» non ancora scaduto. Solo il sen. Alfonso Mascitelli (Idv) ci ha provato, circa venti giorni fa, con una interrogazione parlamentare ed un incontro con i sindacati, a «movimentare» le acque, ma anche la sua iniziativa non ha trovato riscontri. «Siamo fortemente preoccupati – ci ha spiegato Marco Ranieri della Fiom-Cgil, che ha seguito fin dall’inizio la vicenda – dell’assoluto silenzio che avvolge questa vertenza: è possibile che nessun amministratore si renda conto che l’aver tolto il servizio di manutenzione dallo scalo abruzzese significa automaticamente il declassamento dell’aeroporto? Se non si interviene con decisione in questi casi, non so quando la politica si debba muovere a difesa del territorio». Eppure una soluzione c’era: una cordata di imprenditori, guidata dal presidente della Confindustria di Chieti, Paolo Primavera, aveva presentato un’offerta concreta per rilevare l’attività, con tanto di piano industriale. La risposta? Il silenzio, mentre gli hangar, ormai vuoti, dell’aeroporto «Liberi» sono ancora profumatamente pagati da Cai, che ha un contratto d’affitto fino a dicembre prossimo. «Noi una proposta seria l’avevamo presentata – ci conferma il presidente Primavera – corredandola con tanto di documenti formali e di grande precisione, ma di risposte ufficiali, nero su bianco, non ne abbiamo avuta alcuna: solo voci, vocine, vocette, pubblici interventi sulla stampa, per lo più da parte di esponenti politici, e nulla più. Da Cai, il silenzio». Un silenzio che può preludere solo alla perdita di un’altra occasione per l’intera regione.Antonello Antonelli

Un silenzio assordante, che ammanta la triste sorte di una delle eccellenze d’Abruzzo e che ha lasciato 80 dipendenti in una cassa integrazione «lunga», di ben sette anni, come quella concessa ai lavoratori del comparto Alitalia, ma inutile, in quanto l’età media degli ex lavoratori si aggira sui 35 anni: di Air One Technic, l’azienda che curava la manutenzione dei velivoli all’interno dell’aeroporto d’Abruzzo, chiusa dopo il trasferimento dell’intero ramo d’azienda a Napoli, conseguenza della nascita della Compagna Aerea Italiana (Cai), non si parla più, nonostante l’altissima specializzazione dei suoi addetti, il costo concorrenziale del lavoro (pare che l’Atitech, la società che ora svolge il lavoro a Capodichino, non sia tanto più conveniente) e il peso di un contratto di affitto degli hangar al «Liberi» non ancora scaduto. Solo il sen. Alfonso Mascitelli (Idv) ci ha provato, circa venti giorni fa, con una interrogazione parlamentare ed un incontro con i sindacati, a «movimentare» le acque, ma anche la sua iniziativa non ha trovato riscontri. «Siamo fortemente preoccupati – ci ha spiegato Marco Ranieri della Fiom-Cgil, che ha seguito fin dall’inizio la vicenda – dell’assoluto silenzio che avvolge questa vertenza: è possibile che nessun amministratore si renda conto che l’aver tolto il servizio di manutenzione dallo scalo abruzzese significa automaticamente il declassamento dell’aeroporto? Se non si interviene con decisione in questi casi, non so quando la politica si debba muovere a difesa del territorio». Eppure una soluzione c’era: una cordata di imprenditori, guidata dal presidente della Confindustria di Chieti, Paolo Primavera, aveva presentato un’offerta concreta per rilevare l’attività, con tanto di piano industriale. La risposta? Il silenzio, mentre gli hangar, ormai vuoti, dell’aeroporto «Liberi» sono ancora profumatamente pagati da Cai, che ha un contratto d’affitto fino a dicembre prossimo. «Noi una proposta seria l’avevamo presentata – ci conferma il presidente Primavera – corredandola con tanto di documenti formali e di grande precisione, ma di risposte ufficiali, nero su bianco, non ne abbiamo avuta alcuna: solo voci, vocine, vocette, pubblici interventi sulla stampa, per lo più da parte di esponenti politici, e nulla più. Da Cai, il silenzio». Un silenzio che può preludere solo alla perdita di un’altra occasione per l’intera regione.

2 commenti

  • natalia

    non solo si è trattato di combine politiche ,visto a chi è stata affidata la manutenzione con costi superiori a quelli di pescara ,ma sono convinta che vi siano delle disposizioni che arrivano dall’alto affinchè la stampa ed i politici si occupino il meno possibile della questione. grazie al sig, CHIODI per come governa la sua regione, ce ne ricorderemo alle prossime elezioni. VERGOGNA.

  • natalia

    non solo si é trattato di combine politiche ,visto a chi é stata affidata la manutenzione con costi superiori a quelli di pescara,ma sono convinta che in tutta questa vicenda vi siano delle disposizioni che arrivano dall’alto affinché la stampa ed i politici (tutti)si occupino il meno possibile del caso. Grazie al SIGNOR CHIODI per come governa la sua regione,non gli frega niente dell’Abruzzo e degli abruzzesi, non gli frega niente di quei giovani ,specializzati con i soldi pubblici ,rimasti senza lavoro.non gli frega nulla dell’aereoporto che ha perso un centro d’eccellenza.

Rispondi a natalia Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *