Solo ordini del giorno nella seduta di Consiglio a Positano: per le novità bisogna ancora attendere!

Ci si aspettava dalla riunione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti riunito a Positano nel week-end appena trascorso qualche chiarimento sulle mille domande che ancora gravano sulle proposte di riforma dell’accesso alla professione ancora sul tappeto e che dovrebbero essere discusse con il Ministero della Giustizia (anche se di convocazioni formali non ancora se ne vede l’ombra). Invece, dalla tre-giorni rivierasca dei consiglieri nazionali, sono usciti principalmente ordini del giorno, alcuni dei quali non hanno mancato di suscitare polemiche.

Insomma, ancora nessuna certezza sull’ipotizzato “periodo-ponte” preconizzato qualche settimana fa dal presidente nazionale, Enzo Iacopino, in una intervista alla “Repubblica degli Stagisti”, come raccontavo anche io nel mio blog.

Tutto rimane sospeso e il tempo passa: se non ci sarà un accordo, il prossimo 13 agosto le norme sugli ordini professionali entreranno in vigore nella loro interezza, senza sconti, portando alla possibilità di esercitare la professione solo per coloro che avranno superato un esame di Stato, spazzando via tutte le ipotesi finora elaborate. Siamo in aprile, ci sono appena quattro mesi e mezzo di tempo che speriamo siano sufficienti per completare il percorso di confronto con il Ministero.

Nel frattempo, però, al sole di Positano, il Consiglio nazionale ha discusso ed approvato delle prese di posizione di solidarietà nei confronti dei colleghi che hanno scritto il libro “Il Casalese”, che si vedono oggetto di una richiesta risarcitoria milionaria da parte della famiglia Cosentino, di sostegno ai colleghi toscani che vedono la chiusura di numerose testate e sulle ipotesi di riforma del mercato del lavoro adottate dal Governo.

Posizioni doverose, come quella sui colleghi autori dell’inchiesta che è stata condensata su “Il Casalese”; posizioni che fanno sentire i colleghi meno soli, come quella sulla crisi della stampa toscana; posizioni legittime, come quella sulla riforma del mercato del lavoro.

Ma possibile, con l’urgenza normativa che incalza e con l’attesa che si è generata da tempo, che un’intera seduta di Consiglio nazionale venga monopolizzata da ordini del giorno? O comunque che licenzi solo questi provvedimenti, che fanno opinione, solidarietà, ma che non determinano alcunché di concreto?

Nel corso dell’annuale assemblea ordinaria dei giornalisti abruzzesi, celebrata venerdì scorso a L’Aquila (e come al solito disertata dal 99,5% dei colleghi, una triste consuetudine che non si riesce a modificare), lo stesso presidente Stefano Pallotta non ha potuto dare informazioni certe sull’attuazione della riforma, anche su temi importanti nel momento in cui si va a deliberare sul bilancio preventivo 2012: chi pagherà i “consigli di disciplina” che saranno creati dopo il 13 agosto per sostituirsi al Consiglio regionale per i procedimenti disciplinari? Come verranno eletti o nominati? Che fine faranno i procedimenti aperti o in fase di istruttoria?

Per non parlare poi delle tante domande sul “destino” dei pubblicisti.

Insomma, per avere risposte dobbiamo aspettare (se tutto va bene) la fine di aprile.

Non mi stupisco poi se si avverte un senso di disorientamento. Non mi stupisco di posizioni dure ma ragionate e condivisibili, come quelle espresse da Stefano Tesi sul suo blog, in merito all’ordine del giorno approvato sulla riforma del mercato del lavoro. Non mi stupisco del fatto che, finalmente in maniera aperta (lo ha fatto “Il Fatto Quotidiano”), si inizi a parlare di quei colleghi che scientemente scrivono gratis sulle testate, o per vanità o per vana speranza o per calcolo.

Sembra quasi che quel “treno” virtuoso innescato da Firenze stia rallentando. Forse è fisiologico. Forse è solo una tappa. Forse è necessità di pensare di più e ragionare con maggiore serenità. Vedremo. Sicuramente staremo vigili.

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