Una bella tradizione, una città affascinante, peccato per i servizi: una vecchia storia teatina

Come ogni 6 gennaio da 17 anni a questa parte, Chieti ha ospitato il “Presepe vivente”, una delle manifestazioni più belle e sentite della città, “inventata” ai tempi del sindaco Nicola Cucullo, che nel bene o nel male ha segnato la storia teatina (e che molti rivoterebbero ad occhi chiusi, a quanto posso intuire), e portata avanti da centinaia di volontari, di associazioni, di gruppi parrocchiali, con il contributo determinante dell’amministrazione comunale che mai ha fatto mancare, in tutte le salse (politiche) finora attraversate dalla città, il suo sostegno.

Chieti, del resto, come dimostra durante la Settimana Mozartiana di luglio o durante l’antichissima processione del Venerdì Santo (la prima della storia d’Italia e del mondo secondo molti, visto che i primi documenti che ne accennano sono del IX secolo) o anche nel più recente e affollatissimo “Chietinstrada Buskers Festival” di agosto, è una città che sembra fatta apposta per questo tipo di manifestazioni che esaltano la sua conformazione fatta di vicoli e scorci deliziosi, di angoli inattesi e di panorami a volte mozzafiato tra Majella e Gran Sasso, tra montagna e mare. Lo hanno confermato i turisti, provenienti da Lazio e Sicilia, con i quali ho avuto modo di parlare durante la mia visita di quest’anno al Presepe vivente, nel corso della quale ho potuto osservare l’ennesima dimostrazione di una cecità permanente da parte di coloro che poi sono i primi a lamentarsi di una città vuota, senza iniziative, senza attrattive.

Ne ho trattato in due pezzi su “Il Tempo”, il primo uscito stamattina, a commento della manifestazione, e il secondo in uscita domani, che sottolinea gli aspetti meno edificanti.

Il pezzo uscito oggi:

 

Che sarebbe stata un’edizione in tono minore lo si sapeva già da quando il budget a disposizione è stato dimezzato, ma nonostante tutto la magia del presepe vivente, portato avanti tenacemente dalle associazioni che da 17 anni lo realizzano con passione grazie al contributo del Comune, resiste ad ogni crisi ed anche al vento gelido che per tutto il percorso ha flagellato attori e spettatori. Ieri sera sono state migliaia le persone che hanno affollato vie e vicoli della città alta per ammirare i quadri viventi della tradizione, con qualche piacevole novità (la scena della nascita di Giovanni Battista) e una mancanza che si è sentita, quella del grande accampamento romano con tanto di cavalli e cavalieri in largo Rocchetti. Anche il percorso, per anni immutato, ha subito piccole ma significative variazioni imposte dal taglio di diverse scene: la deviazione in via Solaro, nella prima parte della rappresentazione, e il finale a Porta Pescara, raggiunta non più direttamente da via Toppi ma con un percorso che comprendeva via dei Crociferi e via frate Illuminato da Chieti. Particolarmente apprezzato il grande quadro di Porta Pescara dove donne e bambini, attorno alla grotta della Natività hanno realizzato e distribuito ferratelle, “rivotiche”, ceci abbrustoliti e vin brulè.

 

Questo invece il pezzo di domani:

 

Il freddo e il vento della serata dell’Epifania hanno tenuto lontane le folle oceaniche che nelle altre edizioni del Presepe Vivente avevano riempito la città, ma le migliaia di persone che sono ugualmente giunte sul Colle non hanno trovato certo un’accoglienza più calorosa: saracinesche abbassate e pochi servizi a disposizione (ad esclusione dei bar e delle pizzerie), che confermano la tendenza degli esercenti cittadini a non accompagnare adeguatamente le iniziative che si svolgono sul territorio. Luci spente in molti negozi che non hanno neppure creato l’atmosfera di una città in festa pronta ad accogliere turisti e visitatori, che hanno apprezzato la magia del presepe, che le associazioni e i gruppi hanno con impegno e dedizione preparato ed allestito, nonostante le ristrettezze economiche imposte dalla crisi, superando con la fantasia e la disponibilità una situazione difficile (basti pensare ai prodotti «poveri» della tradizione culinaria abruzzese che l’associazione Santa Barbara ha offerto a coloro che hanno raggiunto Porta Pescara, ultima tappa della rappresentazione sacra). Non appare perciò inspiegabile la coda di auto che sempre la sera dell’Epifania si snodava alle entrate del centro commerciale «Megalò», pieno all’inverosimile, anche per l’inizio dei saldi, che invece i commercianti del Colle hanno potuto (o voluto) offrire ai clienti solo in mattinata. La situazione ha solo giovato al traffico cittadino che non ha vissuto il congestionamento tipico delle giornate in cui il centro viene bloccato per le manifestazioni: le misure prese dall’amministrazione comunale (bus navetta da e per il Palatricalle e uno spiegamento eccezionale di Polizia Municipale) hanno contribuito a rendere fluido il flusso di automobili che hanno raggiunto il centro. Voltata la pagina di questa edizione, adesso la sfida sarà quella di riqualificare e rilanciare il presepe vivente e di ricreare quella sinergia tra tutte le componenti della città (amministrazione, associazioni culturali, esercenti) che può contribuire alla rinascita del Colle.

 

Sarei curioso di sapere cosa ne pensano Confcommercio, Confesercenti, Consorzi di Via e tutte quelle associazioni che alzano la voce per difendere il commercio in città e i piccoli negozianti di fronte alla deriva dei centri commerciali. Giusto pretendere una tutela per chi opera in un centro cittadino con grossi sacrifici, ma quando la città chiede qualcosa ai commercianti (e tra l’altro con un’alta probabilità di realizzare qualche buon affare, visto l’afflusso dei turisti combinato con l’effetto saldi) non è ugualmente giusto criticare gli esercenti?

Spero vivamente che il mio articolo di domani possa “urticare” un po’ e provocare qualche reazione: almeno significherebbe che non viviamo di soli comunicati e che i giornali locali hanno ancora un senso e possono ancora suscitare dibattito e riflessioni.

Chiudo con una citazione, molto bella e significativa, del collega teatino Paolo Di Sabatino, che questo pomeriggio ha postato su Facebook un commento amaramente pungente sulla città di Chieti, che sento anch’io di amare come se fosse “mia”: «La mia città è come una donna bellissima ma nessuno le ha mai detto abbastanza quanto è bella… per questo si è intristita».

 

Un commento

  • luciano pellegrini

    Caro Antonello ti ho inviato pochi minuti fa il mio articolo.
    Ho evidenziato alcune tue riflessioni, in primis i negozi chiusi e il menefreghismo dei commercianti a collaborare con l’amministrazione.
    Eppure senza sganciare un centesimo hanno fatto affari d’oro…
    Non è giusto!
    Ma è una battaglia che porto avanti da anni e per questo i commercianti del mio quartiere mi maledicono!
    Spero che l’amministrazione comunale e l’assessore Russo portino in cantiere la proposta, quella di creare un pool di associazioni per evitare che il gestore dell’associazione Teate Nostra possa creare problemi agli eventi che sino ad oggi solo lei gestisce.
    Diecimila euro= 20milioni assegnati dall’amministrazione per realizzare il Presepe, non sono pochi…, ma i 27mila euro dell’anno scorso penso sono stati eccessivi!
    La prima edizione di questo presepe costò UN MILIONE DI LIRE.
    Oggi costa 20milioni di vecchie lire.
    Possibile che gli amministratori, non hanno un sussulto e cercano di capire il motivo per cui il milione è arrivato ai 54milioni dell’anno scorso?
    La scena eliminata di Erode e dei Re Magi alla ex pescheria costava , solo lei, 5mila euro. Il motivo perchè si affittavano gli abiti dei militari, delle odalische e si pagava LA DANZA DEL VENTRE!
    Lo sai quante scuole di ballo esistono a Chieti?
    Ma anche l’associazione culturale Teate Nostra dovrebbe saperlo.
    Si potrebbero coinvolgere le ballerine, giovani e belle, e con pochi euro farebbero fare bella figura, penso anche meglio delle Pescaresi.
    Potrei continuare su queste analisi…ma in ogni modo mi resta difficile arrivare a giustificare i 20milioni.
    Cercherò di capire se la : Protezione Civile-La Misericordia-L’associazione dei Carabinieri in Congedo che sono istituzioni di volontari e devono offrire il loro servizio GRATUITAMENTE venivano ” ricompensati”!
    Anche tutte le associazioni che hanno partecipato non capisco perché devono avere soldi. Ammesso che hanno delle spese vive, giustamente devono essere contraccambiati, ma poi basta…si fa per la città!

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