Google Plus: è davvero l’anti-Facebook?

Dopo alcune settimane di tentativi andati a vuoto e diversi inviti ricevuti, sono riuscito anch’io ad entrare in quello che appare ancora un club esclusivo, quello degli utenti che stanno sperimentando Google Plus, il nuovo social network del motore di ricerca leader nel mondo.

Google Wave è stato un fallimento, Google Buzz praticamente ignorato, che ne sarà di Google Plus?

Ovviamente, essendo solo due giorni che lo utilizzo, non posso dare giudizi definitivi, ma qualche prima impressione già può essere indicativa. E non sono certo lusinghiere, confortato dal parere di qualche amico e dalle letture che faccio sul web in argomento.

Dopo aver ottenuto il via libera all’iscrizione, ho scaricato subito il widget per il mio smartphone Android, così da poter verificare le funzioni su mobile.

Allora, che dire? Da una prima impressione, Plus è molto simile a Facebook, nella sua impostazione generale, nelle funzionalità principali, nell’idea complessiva di Social Networking.

Il pannello di apertura è simile a questo che appare nei principali motori di ricerca, solo che attualmente non sono disponibili i due pulsanti gialli (per la videochiamata).

Il pannello che si presenta all’utente è molto simile a Facebook, con le classiche tre colonne, quella centrale grande con i post, quella di sinistra per la chat e gli utenti, quella di destra per i suggerimenti e le applicazioni (tra cui la videochat, che dovrebbe essere il punto di forza di Google Plus, ma non ancora la provo).

La differenza principale sta nell’organizzazione delle “amicizie” che vengono suddivise in “cerchie” (di default amici, famiglia, conoscenti, persone che seguo) che costituiscono il raggruppamento fondamentale nel quale andare a cercare i post e le persone.

Una comodità per chi, come me, utilizza tutti gli strumenti Google per lavoro, è che ci si trova tutti i propri contatti di Gmail e può interagire passando da uno strumento all’altro.

Altre caratteristiche in sintesi possono essere lette sul sito de La Repubblica che è stata tra i primi a provare Google Plus la settimana scorsa.

Più originale la versione per smartphone, con un punto di forza e un punto di debolezza. Il punto di forza sta nel collegamento immediato tra l’album fotografico del telefono e quello di Plus, così che ogni volta che si scatta una foto, immediatamente essa appare anche nell’album del social network (in attesa di autorizzazione per renderla pubblica): in questo modo sono riuscito ad utilizzare le foto senza collegare fisicamente lo smartphone al pc per scaricarle. Il punto di debolezza sta nella funzione “nearby”, che attraverso la geolocalizzazione mostra i post di persone che interagiscono nelle vicinanze (concetto molto largo, anche 30 km di diametro!), anche se non sono amici. Il che significa che anche altri vedono i miei post, anche se non ho dato loro l’autorizzazione necessaria.

Sulle falle della privacy di Plus, stamattina ho letto un articolo nel portale specializzato E-Gov Plus, che non pare molto benevolo sulla policy di Google.

Non c’è nulla, sinceramente, che invogli a lasciare Facebook per Plus, se non forse il fatto che in questa prima fase la poca diffusione permetterà di seguire con calma tutte le discussioni senza perdersi nel flusso indeterminato di Facebook con le tante applicazioni inutili o distraenti. Potrebbe essere un social network da usare “professionalmente”, ma per questo non c’è già Linked In?

In attesa di utilizzarlo maggiormente, per ora il mio giudizio è “senza infamia e senza lode”, quindi con un entusiasmo contenuto. Vediamo come si evolverà lo strumento. Ma pare che tra Google e i social network non ci sia proprio feeling.

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