Liberale, irriverente, ironico, sornione, per tutti “il” Farmacista: arrivederci a Lucio Zannolli

Curioso ricordare ad un giorno di distanza prima un partigiano fino alle midolla ed ora uno dei pochi liberali veri mai conosciuti nella mia vita: se n’è andato ieri sera, in maniera del tutto inattesa per me, che l’avevo visto e salutato l’ultima volta qualche giorno fa, incrociandolo con la mia automobile nella piazza della mia Miglianico, il dottor Lucio Zannolli, lo storico farmacista del mio paese.

Dire che era solo il farmacista del paese è dire poco: il “dottore”, come lo chiamavamo tutti (mai sono riuscito a chiamarlo “Lucio” come molti amici), era il mio vicino di casa, uno stimato professore di istituto tecnico prima e di scuola media poi (qui a Miglianico), strenuo difensore degli ideali liberali e tra i pochissimi iscritti al PLI ai tempi della Prima Repubblica, consigliere provinciale per lo stesso partito, presidente del circolo velico d’Abruzzo, impegnato nell’Ordine dei Farmacisti, ateo dichiarato anche se la sua compagnia migliore è sempre stata quella di don Vincenzo, il nostro amato parroco per 55 anni filati, incline alla polemica, coscienza critica delle amministrazioni comunali, lui stesso amministratore comunale come consigliere nel decennio in cui anche mio padre è stato prima consigliere e poi assessore (ed io, a soli 10 anni, iniziavo ad interessarmi di “politica”, quella della “buona amministrazione”), primo sostenitore del mio primo tentativo di scrivere un giornale per Miglianico: un foglio fotocopiato, a cui avevo dato la testata di “Avvenire” (perché don Vincenzo mi permetteva di portarmi a casa le vecchie copie avanzate del giornale dei vescovi ed io ci ritagliavo gli articoli più interessanti), che tra il 1987 e il 1990 (avevo tra i 12 e i 15 anni… quando poi si dice che il giornalimso è una malattia!) distribuivo a pochi “abbonati” vicini di casa e tra questi sempre in prima fila Lucio Zannolli.

Che poi lui era convintamente liberale, ma la sua famiglia aveva dato un tributo di sangue non indifferente alla Resistenza italiana: i suoi cugini Aldo e Carlo, ufficiali del Regio Esercito, furono fucilati nel 1943 dai tedeschi dopo l’8 settembre per essere passati nelle fila degli oppositori del nazifascismo in una esecuzione che precedette di poco la strage di Santa Cecilia di Francavilla, dove invece morì il fratello di mio nonno, Antonio Di Meo, anch’egli ufficiale del Regio Esercito che non volle seguire i nazisti.

Presenza costante del “paesaggio miglianichese”, senza di lui il mio paese sarà certamente diverso, orfano di una grande figura di “coscienza collettiva”.

Qui di seguito riporto il suo ricordo del mio padrino di cresima, Maurizio Adezio, che ne ha tracciato un ritratto particolarmente commosso sul sito “Viva Miglianico“:

 

Dio ha scelto per lui il giorno di San Francesco d’Assisi per aprirgli le porte dell’eternità.

Lucio Zannolli, Lucio, semplicemente Lucio come tutti lo abbiam sempre chiamato, ha iniziato il Suo viaggio più bello nel giorno del Santo Patrono d’Italia ma anche del Santo poverello. Il Buon Dio ha scelto per lui un giorno di così grande significato.

Ho sperato che potesse farcela ma avevo capito che non l’avrei più rivisto.

 

Ora Lucio, farmacista, professore, politico, tifoso, provocatore adorabile col suo personalissimo esser bastian-contrario, uomo buono e amico potrò solo raccontarlo. Non ora. Troppi sono i fatti, gli episodi, le vicende e gli aneddoti che meriterebbero egual posto in una serie di racconti. Nessuno forse da solo potrebbe raccontare a tutto tondo com’era lui, Lucio.

Oggi gli va reso l’omaggio che merita. Appunto nella carne viva della mia memoria quel che gli devo, che ognuno di questa Comunità gli deve. E’ stato certamente il nostro Farmacista, ma come ce ne son pochi, forse pochissimi al mondo. Competente, attento ma soprattutto generoso, e onesto. Quanti come me si son meravigliati nel sentirsi dire “non prenderla questa medicina, non val pena spender questi soldi”. Quanti hanno potuto prendere quel che occorreva senza dover arrossire per non poter pagare. Quanti, che non potevano muoversi, si son visti portare a casa le medicine nelle ore più impensate. Quanti hanno sperimentato la disponibilità nel consiglio, sempre paziente e sorridente, che preveniva, accompagnava e spesso sostituiva la semplice consegna del farmaco, incartato con quella cura particolare, uguale per tutti, ricchi e poveri. Qualche volta l’abbiamo visto anche col camice bianco. Ma non ci si trovava, non era lui con quella divisa che gli sembrava pesare perché era per lui un segno di distanza più che di distinzione professionale.

Lucio è stato professore brillante ma sempre vicino ai suoi studenti, come pochi tra quelli che ho conosciuto, soprattutto vicino ai giovani di Miglianico che lo ebbero come docente negli istituti superiori di Chieti, quando le distanze erano accresciute anche per l’essere ragazzi di paese.

Lucio è stato politico, uno dei più atipici, comunque singolarissimo nel panorama del tempo. E’ stato Consigliere Provinciale, eletto a sorpresa pur essendo candidato del suo PLI, quel partito liberale che a Miglianico aveva e, dopo di lui, ha avuto sempre poche unità di voti. È stato consigliere comunale della DC dall’85 al ’90, volutamente candidato come ultimo della lista, volutamente solo consigliere al servizio degli altri, senza chiedere incarichi o posizioni. Fu tra i primi a scommettere sulla stagione berlusconiana e su Forza Italia, forse è stato anche tra i primi a capire che era finita.

Tifoso, non solo e non tanto del Milan, era tifoso nella infinita discussione sportiva che ha fatto risuonare tante volte la nostra piazza e la sua farmacia. Come tale godeva e si divertiva un mondo a fare il bastian-contrario solo per tenere accesa la discussione. E non solo quella sportiva, perché in ogni discussione portava sempre come esempio di civiltà l’Inghilterra anche quando non serviva e gli piaceva sconcertare il crocchio degli ascoltatori rievocando pagine truci della storia, materia di cui era cultore appassionato.

Oltre questo è stato tanto altro, come lo sono i Cittadini capaci di impegno generoso. Lo è stato per la Cantina Sociale, per le attività associative di ogni genere che mai hanno ricevuto un suo no. Ha dato tempo, passione e competenza. Non ha mai chiesto nulla.

Pochi forse sanno che anche la nostra Comunità  parrocchiale deve qualcosa, forse più di qualcosa a Lucio. Non era per motivi di salute che don Vincenzo, di venerata memoria, si fermava in farmacia scendendo dalla chiesa dopo la Messa Vespertina. Certo, Lucio era l’amico prediletto e disponibile a partecipare al Gruppo di Animazione Parrocchiale o anche alle intense serate (spesso nottate) a casa di don Vincenzo a dibattere di attualità, impersonando volentieri il ruolo di ateo o di contraddittore. Ma Lucio è stato anche, se non il custode, il “consigliere finanziario” di don Vincenzo che voleva tenere da parte e voleva far fruttare i soldini destinati alla nuova Chiesa di San Rocco, quei denari che il nostro indimenticato Parroco non voleva vedere svalutati dall’inflazione che allora viaggiava a due cifre.

Ne ebbi la prova perché, su suggerimento di don Vincenzo, in quella veste aiutò anche noi giovani de “Il Guitto Ripugnato”. Nel 1980, raccogliemmo qualche denaro sia con le offerte ricavate da due sere di teatro in cripta sia con la vendita della carta da macero raccolta sempre in quella primavera. Andammo a chiedergli aiuto e gli consegnammo i soldini raccolti. Al momento del versamento all’AIRC (associazione italiana ricerca sul cancro) trovammo la modesta sommetta aumentata di qualche buon interesse. Ma nel gruzzoletto scoprimmo anche la Sua personale generosità, fatta ma non detta.

Ecco, Lucio era un uomo buono. Lo era anche quando s’infervorava. Ricordo che lo scegliemmo per simulare una faida interna al gruppo consiliare. La madre, Donna Aida, non sapeva che era una messa in scena ed era preoccupatissima. Discusse a gran voce con Lucio in farmacia. Poi mi prese da parte e mi disse: «Non lo farà (il traditore del sindaco, ndr.) Lucio è buono».

«Lucio è buono». Io lo sapevo già; da tempo lo avevo sperimentato, perché, anche quando ci insegnava a prender in giro i grandi, dimostrava che amava trattare e sapeva trattare con noi bambini. Chi è cattivo non lo sa fare.

E poi lo si vedeva nella quotidianità familiare, perché anche la farmacia era un po’ casa e bottega. Lo si è visto fino all’ultimo, nella gioiosa esperienza di nipoti e pronipoti.

Voglio considerarmi suo amico. Mi ha donato tempo e attenzioni non generiche. Mi ha contestato e rimproverato come sanno fare le persone che ti vogliono bene. La mia personale gratitudine non può che essere affidata alla preghiera che lo accompagnerà nella vita eterna.

Ma una persona non conta. Lucio è stato amico della nostra Comunità. Come sempre accade, ci accorgeremo di questo ora che non c’è più. Ma spero che, una volta tanto, questa Comunità sappia onorare chi, come lui, lo merita davvero; lo merita non per un fatto eccezionale ma per tutti i giorni, i tanti giorni della sua amicizia. Proporrò di intitolargli una delle aule della Scuola Media, la sede dove ha concluso la sua esperienza di docente. Spero di avere il tempo e il consenso per riuscirci.

Oggi sono tra quelli che lo onorano con lacrime non trattenute; lacrime sincere, ma senza la triste disperazione che ne offenderebbe la memoria e il posto che avrà nella vita eterna: il giusto applauso per un uomo buono.

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