No all’eliminazione dei pubblicisti, sì al loro accesso all’esame professionale: le proposte di Enzo Iacopino anticipate sul Corriere della Sera

Albo unico, con i due elenchi (professionisti e pubblicisti) che si formeranno con un’opzione da esercitare dopo l’esame di Stato. E prevede anche una scelta di grande valore morale, che non consiste tanto nella doverosa tutela di quanti oggi sono iscritti nell’elenco pubblicisti, ma punta ad offrire alle migliaia tra di loro, che in questi anni hanno subito mortificazioni non solo economiche, la possibilità di accedere all’esame di Stato.

Parole, letterali, di Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, che questa mattina in un intervento a pagina 17 sul Corriere della Sera anticipa le linee-guida della proposta di riforma dell’accesso alla professione secondo le nuove normative previste dai decreti di Ferragosto e “Salva Italia”. 

Una proposta davvero ben fatta, le cui particolarità e la cui articolazione saranno demandate al Consiglio nazionale già convocato per il 18, 19 e 20 gennaio, che recepisce in pieno l’esigenza della professionalizzazione della categoria e tutela i pubblicisti “di lungo corso” e che svolgono ormai la professione come esclusiva o prevalente.

In poche parole, da quanto si evince dalla sintesi giornalistica di Iacopino, la scelta tra professionista e pubblicista non sarà fatta più “a monte”, ma “a valle” di un percorso unico di formazione, concluso con un esame di Stato unico, e sarà una scelta tra l’esclusività o meno della professione.

Non mi è difficile pronosticare che alla fine di un percorso così articolato saranno in pochi a scegliere di diventare pubblicisti.

Inoltre, e questo è il punto più importante, sarà data la possibilità (vedremo dopo il Consiglio nazionale a quali condizioni) a chi oggi non ha i requisiti per accedere al praticantato, di iscriversi nel registro dei praticanti e diventare de iure ciò che si è de facto da molti anni, cioè professionista.

Per ora, questo è lo stato dell’arte: una proposta a mio giudizio ottima, che salva capra e cavoli, ma che ora dovrà andare al vaglio del Governo, cui spetta giudicare, e del Parlamento, cui compete la modifica della legge istitutiva dell’Ordine dei Giornalisti che recepisca tali modifiche.

Speriamo bene. Per ora, l’Ordine ha fatto la sua parte e l’ha fatta egregiamente!

5 commenti

  • Mi sembra una buona soluzione che crea anche più possibilità di collaborazione fra di noi e di tutela…sono d’accordo

  • Isabella Novelli

    Sono d’accordo.Certo le collaborazioni giornalistiche continuative di un pubblicista per una qualsiasi testata dovrebbero essere denunciate come tali e non finire invece sotto i pagamenti e le forme più diverse, tranne quella giornalistica. Per quanto mi riguarda , dal 2007 in poi, spesso sono stata pagata in nero (per una testata mensile regolarmente in edicola sino a metà del 2008), o addirittura non pagata per lavori inerenti l’ ufficio stampa di spettacoli, mostre, o liquidata con
    una collaborazione occasionale che denunciava le mansioni più diverse (tutte meno la mia) per Associazioni Culturali , Teatrali e simili.Forse sarebbe ora di porre fine a tutte queste “anomalie” che passano spesso sotto silenzio.

  • Marialuisa

    Grazie per la segnalazione.. quindi, dalle dichiarazioni di Iacopino i pubblicisti e quelli che fanno la pratica continueranno a esistere, a svolgere il tirocinio e a fare un esame per accedere in via definitiva all’albo?

  • lisa

    ragazzi…ma io …alla fine credo che il problema a monte tale rimarrà..una volta che , magari andasse in porto questa proosta, ci fossero più professionisti e meno pubblicisti, cioè i posti di lavro cmq non ci sono…oggi ho saputo che hanno licenziato un sacco di collaboratori del Tempo,il problema è capire come sbloccar e l’editoria per poi impioegarli questi professionisti….

  • Demos

    secondo me invece, senza equo compenso, molti decideranno a valle di diventare pubblicisti…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *