Riforma dei pubblicisti: l’attesa “operosa” della riunione del Consiglio nazionale

Il fervore di fine dicembre, quando si è assistito ad una vera e propria rivolta alle prime avvisaglie delle conseguenze che avrebbe comportato il decreto “Salva Italia” per i pubblicisti, sta lasciando il posto ad una fisiologica “metabolizzazione” del dettato legislativo, con un abbassamento (salutare) dei toni, un desiderio più profondo di capire e confrontarsi (fioriscono incontri, dibattiti, discussioni nelle sedi deputate di Ordine e sindacato), insomma un’attesa “operosa” delle proposte che usciranno la settimana prossima dalla seduta del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, prevista dal 18 al 20 gennaio. 

Nel frattempo, si fa sempre più chiara e più accettata l’idea di cogliere quest’occasione (forzata dall’accelerazione dei Governi Berlusconi e Monti) per mettere mano finalmente ad un complessivo riordino della professione giornalistica, regolata da una legge di 49 anni fa, assolutamente inadeguata a gestire oggi una realtà multiforme come il giornalismo del XXI secolo: un efficace riassunto dei motivi e delle considerazioni che suggeriscono questo “scatto di reni” lo ha fornito il sempre puntuale collega Stefano Tesi nel suo blog, che mi sento di sottoscrivere punto per punto, frase per frase.

Chi segue il mio blog da tempo, sa bene come sia sottesa alla mia totale adesione alle norme contenute nei decreti di Ferragosto e “Salva Italia” (che indicano la professionalizzazione della categoria come prospettiva) la necessità di una riforma profonda del giornalismo, per arrivare alla quale ho anche accantonato la mia pregiudiziale sulla formazione esclusivamente universitaria: questa è davvero l’occasione che mancava, la situazione che (spero) costringerà la categoria a riflettere su sé stessa, sulla deriva degli ultimi anni, sulla progressiva ed inesorabile ingestibilità dell’Ordine così come è concepito adesso.

Per questo tutti guardiamo con ansia e speranza alla riunione del 18-20 gennaio: le resistenze ci saranno, quelle sono nel conto, ma ritengo che stavolta l’Ordine non si sottrarrà (anche perché non potrà sottrarsi, pena l’essere passivo spettatore della propria riforma) ad articolare una proposta che tenga conto di tutte le sensibilità e le attese, pur non tradendo lo spirito della norma introdotta dal Governo.

Da questo blog, come da quello dei tanti colleghi con i quali si sta stabilendo una comune discussione a distanza, seguirò con interesse l’andamento del dibattito, sperando nel “colpo d’ala” dell’intera categoria.

So bene che ogni riforma importante porta con sé una fetta di scontenti: occorrerà, a mio avviso, ridurli al minimo, non in senso quantitativo, quanto piuttosto pensare di intervenire principalmente su chi di questo mestiere vive e ha fatto la propria professione.

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