“Il traghettatore”: un libro sorprendente di Annalisa Menin

“(…) Prendete in mano la vostra vita e fatene ciò che più ritenete giusto.
Osate. Spingete un po’ di più sull’acceleratore. Perché alla fine conteranno sempre e solo loro: le emozioni.
Nel caos quotidiano della vita. Dove a giorni va tutto bene, e altri va tutto male, ci perdiamo spesso in cose piccole e insignificanti. Quando invece dovremmo essere grandi, e pensare in grande.
Pensare a cambiare il mondo. A crescere ed evolvere. A diventare la migliore versione di noi stessi. È così che si diventa sempre più forti. E, al contempo, più deboli, più vulnerabili. Più veri.
Perché nella vita vince chi si mette in gioco. Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”.
Una lettura che proviene da un regalo, intrapresa per comprendere e terminata invece con un rinnovato impegno a non dismettere mai i sogni che inseguo, anche assurdi, anche impossibili, anche “caldamente sconsigliati”, perché essi, anche se poi non si realizzano, ci rendono migliori e ci fanno progredire. Come quando si corre: il bello non è la meta, ma è la sensazione che si prova mentre si corre.
Un libro gradevole, una storia scorrevole, in gran parte vera, un finale atteso ma che si dispiega lentamente e una chiusura folgorante: Annalisa Menin ha colto davvero tutti gli obiettivi che si era proposta e mi ha regalato un’inattesa lettura fatta di riflessioni e di intuizioni che ho diligentemente appuntato nel mio taccuino letterario. Una lettura del tutto consigliata, anche per chi è allergico alle storie dallo sfondo romantico.

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