Giornalista, precario a meno di 5 euro a pezzo e minacciato dalla mafia: oggi siamo tutti Giovanni Tizian

Un mestiere bello, avventuroso, ricco, di prestigio sociale: ecco l’immagine tipica del giornalismo presso i ragazzi sotto i vent’anni, che s’appassionano per le immagini edulcorate di tv e cinema di giornalisti d’antan forse mai esistiti, e presso la generalità della popolazione che non conosce da vicino la professione (un esempio lo abbiamo avuto a Firenze con le “interviste volanti” concernenti le nostre supposte retribuzioni).

Invece oggi tutti i giornalisti, o meglio la maggior parte di essi, quell’esercito di non garantiti che costituisce ormai il 70% dei ranghi dei colleghi, si specchiano in Giovanni Tizian: giovane collega di 29 anni, calabrese trapiantato a Modena dopo l’assassinio a colpi di lupara del padre, collaboratore della Nuova Gazzetta di Modena e di altre testate on-line, che da qualche giorno è costretto a girare sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia, di cui ha trattato in numerosi articoli.

Il tutto per, come è tristemente normale nelle storie di precari, meno di cinque euro netti ad articolo.

Si può leggere la sua storia sul sito Modena Today: oggi più che mai tutti noi giornalisti “non garantiti” siamo Giovanni Tizian. Non lasciamolo solo: la sua storia di passione per questo mestiere che tanto promette e poco dà, è quella di tutti noi, che, presi dal “sacro fuoco” del giornalismo, non ci fermiamo di fronte a nulla pur di raccontare la verità, pur di approfondire le situazioni, pur di portare a galla ciò che è celato.

Tutti possiamo essere Giovanni Tizian. Tutti lo siamo già. Per questo non va lasciato solo.

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